X Domenica dopo Pentecoste

Letture

LETTURA 1Re 8, 15-30 Lettura del primo libro dei Re In quei giorni. Salomone disse: «Benedetto il Signore, Dio d’Israele, che ha adempiuto con le sue mani quanto con la bocca ha detto a Davide, mio padre: “Da quando ho fatto uscire Israele, mio popolo, dall’Egitto, io non ho scelto una città fra tutte le tribù d’Israele per costruire una casa, perché vi dimorasse il mio nome, ma ho scelto Davide perché governi il mio popolo Israele”. Davide, mio padre, aveva deciso di costruire una casa al nome del Signore, Dio d’Israele, ma il Signore disse a Davide, mio padre: “Poiché hai deciso di costruire una casa al mio nome, hai fatto bene a deciderlo; solo che non costruirai tu la casa, ma tuo figlio, che uscirà dai tuoi fianchi, lui costruirà una casa al mio nome”. Il Signore ha attuato la parola che aveva pronunciato: sono succeduto infatti a Davide, mio padre, e siedo sul trono d’Israele, come aveva preannunciato il Signore, e ho costruito la casa al nome del Signore, Dio d’Israele. Vi ho fissato un posto per l’arca, dove c’è l’alleanza che il Signore aveva concluso con i nostri padri quando li fece uscire dalla terra d’Egitto». Poi Salomone si pose davanti all’altare del Signore, di fronte a tutta l’assemblea d’Israele e, stese le mani verso il cielo, disse: «Signore, Dio d’Israele, non c’è un Dio come te, né lassù nei cieli né quaggiù sulla terra! Tu mantieni l’alleanza e la fedeltà verso i tuoi servi che camminano davanti a te con tutto il loro cuore. Tu hai mantenuto nei riguardi del tuo servo Davide, mio padre, quanto gli avevi promesso; quanto avevi detto con la bocca l’hai adempiuto con la tua mano, come appare oggi. Ora, Signore, Dio d’Israele, mantieni nei riguardi del tuo servo Davide, mio padre, quanto gli hai promesso dicendo: “Non ti mancherà mai un discendente che stia davanti a me e sieda sul trono d’Israele, purché i tuoi figli veglino sulla loro condotta, camminando davanti a me come hai camminato tu davanti a me”. Ora, Signore, Dio d’Israele, si adempia la tua parola, che hai rivolto al tuo servo Davide, mio padre! Ma è proprio vero che Dio abita sulla terra? Ecco, i cieli e i cieli dei cieli non possono contenerti, tanto meno questa casa che io ho costruito! Volgiti alla preghiera del tuo servo e alla sua supplica, Signore, mio Dio, per ascoltare il grido e la preghiera che il tuo servo oggi innalza davanti a te! Siano aperti i tuoi occhi notte e giorno verso questa casa, verso il luogo di cui hai detto: “Lì porrò il mio nome!”. Ascolta la preghiera che il tuo servo innalza in questo luogo. Ascolta la supplica del tuo servo e del tuo popolo Israele, quando pregheranno in questo luogo. Ascoltali nel luogo della tua dimora, in cielo; ascolta e perdona!». SALMO Sal 47 (48) Adoriamo Dio nella sua santa dimora. Grande è il Signore e degno di ogni lode nella città del nostro Dio. La tua santa montagna, altura stupenda, è la gioia di tutta la terra. Il monte Sion, vera dimora divina, è la capitale del grande re. R Come avevamo udito, così abbiamo visto nella città del Signore degli eserciti, nella città del nostro Dio; Dio l’ha fondata per sempre. O Dio, meditiamo il tuo amore dentro il tuo tempio. R Come il tuo nome, o Dio, così la tua lode si estende sino all’estremità della terra. Questo è Dio, il nostro Dio in eterno e per sempre. R EPISTOLA 1Cor 3, 10-17 Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi Fratelli, secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come un saggio architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento a come costruisce. Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo. E se, sopra questo fondamento, si costruisce con oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia, l’opera di ciascuno sarà ben visibile: infatti quel giorno la farà conoscere, perché con il fuoco si manifesterà, e il fuoco proverà la qualità dell’opera di ciascuno. Se l’opera, che uno costruì sul fondamento, resisterà, costui ne riceverà una ricompensa. Ma se l’opera di qualcuno finirà bruciata, quello sarà punito; tuttavia egli si salverà, però quasi passando attraverso il fuoco. Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi. VANGELO Mc 12, 41-44 ✠ Lettura del Vangelo secondo Marco In quel tempo. Seduto di fronte al tesoro, il Signore Gesù osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

Ci sono molti aspetti storici di queste letture che sarebbe interessante approfondire. Mi limito solamente ad accennarli. La prima lettura richiama la “costruzione e dedicazione” del tempio di Gerusalemme per mano di Salomone. Come mai a un certo punto della storia, da un paese che aveva molti tempi e santuari, si passa alla centralità di un unico Tempio? Quando e perché ciò avviene e perché proprio per il tempio di Gerusalemme e non per altri (p.e. Arad)? Sono domande storicamente complesse dentro le quali non mi addentro perché ci porterebbero lontano.

Quello però che è storicamente assicurato è che il Tempio di Gerusalemme, nel quale si ambienta anche la pagina di Vangelo, era molto ricco. Nel 1813 è stata trovata una stele, al piano superiore del Colosso, che conferma la grande ricchezza che doveva contenere: quando Tito lo saccheggia e porta a Roma il bottino è in grado di far costruire un intero anfiteatro nella capitale. Anche Gesù si era espresso molto chiaramente: pochi versetti prima aveva affermato la sua corruzione e come dilapidasse i poveri e le vedove. In altre parole, Gesù aveva detto chiaramente di non dare “soldi al tempio”, ma di dare “ai poveri”. Probabilmente è anche questo scontro economico a costargli la vita. Ora si è posto di fronte (ma il senso è anche “contro”) al “gazofilacio” (tradotto malamente con “tesoro” del tempio). Era una sorta di cassa per i soldi, costruita con una (o più) trombe metalliche che raccoglievano le monete che si gettavano. Le monete, tanto più erano grandi quanto più facevano rumore in questo cono metallico, attirando l’attenzione. Per questo Gesù in un altro passo dice: “quando fate l’elemosina non suonate la tromba davanti a voi”, ovvero: non fate come al tempio dove quando si gettano le monetine nel gazofilacio si attira l’attenzione di tutti per il suono.

Il racconto di oggi però non è solo polemico sul tesoro del tempio ma sopratutto crea un paradosso che fa riflettere sul nostro modo di giudicare. Il paradosso (la vedova ha dato di più dell’uomo ricco) si risolve passando da una valutazione quantitativa a una qualitativa ed esistenziale: da gettare molto o poco a gettare il superfluo o il necessario. Mi colpisce che tutti possiamo capire questa differenza: 100 euro rubati possono essere uguali a 100 euro guadagnati faticosamente, ma possono essere anche totalmente diversi. Hanno lo stesso potere di acquisto, ma la vita di chi li usa (se li ha rubati o guadagnati) sarà radicalmente diversa. Non sono le cose in sé a fare la differenza ma il tipo di rapporto che abbiamo con esse. Gesù conosce questa differenza e vuole farla notare ai discepoli, perché è una differenza vitale. Noi uomini siamo attrezzati non solo per vedere delle quantità, per per cogliere ciò che ci sta oltre e che sembra apparentemente invisibile.

La seconda osservazione che cogliamo è la domanda che ne deriva: a Dio possiamo dare il “superfluo”, gli scarti di tempo e delle energie, oppure “il tutto”. Il “tutto” della nostra vita per cosa è? Qualcuno vive il “tutto” per il lavoro: vive per lavorare e poi va in crisi. Per qualcun altro, il tutto per il quale vive sono i figli. Quello che mi accorgo è che per restare cristiani oggi non è possibile lasciare a Dio solo una parte o gli avanzi: non si può più fare i cristiani che lasciano ritagli di tempo a Dio perché si finirà presto per allontanarsene. O a Dio si dà tutto o il cristianesimo muore, diventa una abitudine che pian piano si perde. Io vedo oggi molte persone che tornano a farsi questa domanda: cosa posso fare peressere cristiano nella mia vita non come se questo fosse un appendice o una semplice tradizione da rispettare? Come posso “dargli tutto quello che occorre per vivere”?

Ci sono persone che lo fanno nei modi più diversi: avendo grande fiducia (oggi “insensata”) nella propria famiglia e mettendo al mondo dei figli contro ogni forma naturale di “auto-soddisfazione”. Ci sono persone che lo fanno dando una dedizione unica a chi amano, c’è chi lo fa facendo bene quello che deve fare… ci sono altri che vivono il proprio lavoro come una missione cristiana, c’è poi ancora chi entra in seminario… In ogni caso, ciò che è evidente è che per tutte queste persone (anche se non lo dicono) Cristo è al centro, è tutto e sostiene tutta la vita. Non è “il superfluo”. Talvolta non sono persone appariscenti e quindi c’è il rischio di non notarle, come in questo vangelo. Per questo Gesù chiama i discepoli, perché almeno loro colgano la differenza. Sicuramente ne abbiamo incontrate tante anche noi.