X domenica dopo Pentecoste

Link alle letture.

Mi sembra che le letture abbiano in comune l’invito a tenere separati nella vita il bene dal male, come dice Paolo, la luce e le tenebre, Cristo e Beliar, oppure, per dirla con il Vangelo, il mercanti e il tempio.

E’ vero che noi riconosciamo più facilmente l’incoerenza negli altri che in noi stessi. Oggi, si rimproverano più facilmente le incoerenze degli uomini di Chiesa, sono sulle pagine dei giornali quasi ogni giorno– ed è anche un bene. Ma forse il gesto di scacciare i mercanti del tempio deve valere anzitutto per noi, vederlo valere per gli altri può essere molto facile. Come dice C.S. Lewis nel bellissimo libro “Lettere di Berlicche”: il Satana cerca sempre di farti notare le incoerenze dei cristiani ovvero che  “quella donna con quel cappellino assurdo che viene a Messa è in realtà una fanatica giocatrice di bridge, che quel signore con le scarpe scricchiolanti è in realtà un avaro e uno strozzino…”, ma –osserva Lewis– insieme a questi pensieri deve anche tenerti lontano da questa domanda: “Se io, essendo ciò che sono, posso in qualche senso ritenermi cristiano, per quale motivo i vizi diversi di quella gente che sta lì in quel banco dovrebbero essere una prova che la loro religione non è che ipocrisia e convenzione?

In altre parole penso che questo Vangelo debba essere fatto valere più per noi stessi che per giustificare il nostro pettegolezzo. In effetti, penso sia facile, a un certo punto della vita, certamente in buona fede e presi dalle tante cose della vita e dalle tante preoccupazioni, non accorgersi più del tempio del Signore (per quello che è) o non accorgersi del peso delle nostre azioni, del valore morale di alcune parole o di alcune scelte. Faccio alcuni esempi.

Non penso che i venditori di colombe o i cambiamonete fossero davvero cattive persone: facevano quello che si era sempre fatto, facevano infondo anche quello che la gente voleva, quello che gli chiedevano. In altri termini: facevano poco di male e magari tornavano a casa loro non con la coscienza sporca, ma dicendo “non ho mica ammazzato nessuno”. Eppure, forse senza volerlo, anche il loro aiuto contribuiva a fare del Sacro qualcosa che compri e vendi, rovinando la cosa più preziosa che abbiamo, ovvero il rapporto con il nostro destino, con Dio. Ma sono convinto che lo facessero perché “si faceva così”. Penso ci sia un punto nella vita dove ci si accorge che si diventa cinici e si segue l’onda, senza che ci importi davvero: per alcuni si sceglie che non c’è nulla di male a tradire ogni tanto la moglie o il marito (è un istinto– si dice), oppure a prendere in giro una ragazza; per altri non c’è nulla di male magari a non pagare le tasse, o magari a parlare male degli stranieri o a lamentarci sempre dei figli e dei giovani… ma tutto avviene infondo solo un po’ perché “si fa così”, nella “routine” o perché “tutti fanno così” o “pensano così” o perché “oggi è così”.

Forse tutti abbiamo bisogno di qualche bancarella del tempio (non siamo perfetti) e forse la cosa peggiore non è neanche questa. La cosa peggiore, però è smettere di vederle, esserci totalmente abituatati, come quei migliaia di ebrei che andavano al tempio e non vedevano neanche più l’orrore, per sé stessi e per gli altri. Non sono infatti convinto che il Signore abbia fatto questo gesto per “punire” i mercanti, penso l’abbia fatto molto di più per ricordare alla gente che se ne era totalmente assuefatta, a cosa in realtà l’uomo è chiamato, per cosa è stato fatto.

Per esempio, può accadere che da ragazzi venissimo in Chiesa davvero con il desiderio di incontrare il Signore, di conoscerlo, di “cercare il suo volto”, di trovare il “senso del nostro vivere”. E può accadere che tutto questo sia trasformato pian piano in qualcosa che non è più questo, ma una sorta di abitudine privata di ogni slancio e desiderio. Oppure, la moglie, che magari da ragazzi era il desiderio di voler bene in modo unico, può diventare con il tempo solo un peso, la conseguenza di una scelta passata… oppure, gli amici possono diventare solo uno sfogo e l’appartenenza all’oratorio magari solo il fatto di gestire un potere, di avere un ruolo e un compito… Insomma, ci si abitua alle situazioni ed è come se non si vedesse più! Si è come “abdicato a pensare”.

Tornare al desiderio di essere onesti con sé stessi, di voler vedere davvero (magari confrontandosi con un prete). Magari, tornare a cercare il tempio del Signore solo perché è tempio del Signore e davvero non per altro. Non importa se il tempio non occuperà tutta la vita, l’importante è che resti tale. Dico, ad esempio, decidere una volta di venire qui in Chiesa non perché è domenica, non perché si deve, non perché mi porta la moglie, non perché ho da chiedere qualcosa, non perché mi spingono gli amici… ma solo per il Signore, per una volta solo per il desiderio di Lui.

Penso che l’estate sia un tempo propizio anche per questo.