VII Domenica dopo Pentecoste

Letture

LETTURA Gs 4, 1-9 Lettura del libro di Giosuè In quei giorni. Quando tutta la gente ebbe finito di attraversare il Giordano, il Signore disse a Giosuè: «Sceglietevi tra il popolo dodici uomini, un uomo per ciascuna tribù, e comandate loro di prendere dodici pietre da qui, in mezzo al Giordano, dal luogo dove stanno immobili i piedi dei sacerdoti, di trasportarle e di deporle dove questa notte pernotterete». Giosuè convocò i dodici uomini che aveva designato tra gli Israeliti, un uomo per ciascuna tribù, e disse loro: «Passate davanti all’arca del Signore, vostro Dio, in mezzo al Giordano, e caricatevi sulle spalle ciascuno una pietra, secondo il numero delle tribù degli Israeliti, perché siano un segno in mezzo a voi. Quando un domani i vostri figli vi chiederanno che cosa significhino per voi queste pietre, risponderete loro: “Le acque del Giordano si divisero dinanzi all’arca dell’alleanza del Signore. Quando essa attraversò il Giordano, le acque del Giordano si divisero. Queste pietre dovranno essere un memoriale per gli Israeliti, per sempre”». Gli Israeliti fecero quanto aveva comandato Giosuè, presero dodici pietre in mezzo al Giordano, come aveva detto il Signore a Giosuè, secondo il numero delle tribù degli Israeliti, le trasportarono verso il luogo di pernottamento e le deposero là. Giosuè poi eresse dodici pietre in mezzo al Giordano, nel luogo dove poggiavano i piedi dei sacerdoti che portavano l’arca dell’alleanza: esse si trovano là fino ad oggi. SALMO Sal 77 (78) La tua legge, Signore, è luce ai nostri occhi. Ciò che abbiamo udito e conosciuto e i nostri padri ci hanno raccontato non lo terremo nascosto ai nostri figli, raccontando alla generazione futura le azioni gloriose e potenti del Signore e le meraviglie che egli ha compiuto. R Ha stabilito un insegnamento in Giacobbe, ha posto una legge in Israele, che ha comandato ai nostri padri di far conoscere ai loro figli, perché la conosca la generazione futura, i figli che nasceranno. R Essi poi si alzeranno a raccontarlo ai loro figli, perché ripongano in Dio la loro fiducia e non dimentichino le opere di Dio, ma custodiscano i suoi comandi. R Fece partire come pecore il suo popolo e li condusse come greggi nel deserto. Scacciò davanti a loro le genti e sulla loro eredità gettò la sorte, facendo abitare nelle loro tende le tribù di Israele. R EPISTOLA Rm 3, 29-31 Lettera di san Paolo apostolo ai Romani Fratelli, forse Dio è Dio soltanto dei Giudei? Non lo è anche delle genti? Certo, anche delle genti! Poiché unico è il Dio che giustificherà i circoncisi in virtù della fede e gli incirconcisi per mezzo della fede. Togliamo dunque ogni valore alla Legge mediante la fede? Nient’affatto, anzi confermiamo la Legge. VANGELO Lc 13, 22-30 ✠ Lettura del Vangelo secondo Luca In quel tempo. Il Signore Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».

Il Vangelo di oggi può apparire particolarmente duro e merita qualche osservazione, non per intiepidirlo ma per approfondirne il senso e il significato. Faccio tre osservazioni.

Ogni domanda è rivelatrice del nostro contesto e di ciò che abbiamo nel cuore. La domanda con la quale si apre questo Vangelo rivela sia ciò che ha a cuore questo giudeo sia il mondo nel quale Gesù opera. È importante sapere che al tempo c’erano due scuole rabbiniche molto famose, due correnti che polarizzavano l’interpretazione della Torah, la prima seguiva un maestro di nome Hillel e la secondo un maestro di nome Shammai. Il primo era molto severo nell’interpretazione della legge e noi lo avremmo definito un “conservatore”, per lui erano pochi gli ebrei che riuscivano a salarsi data la rigidità dell’interpretazione dei precetti. Il secondo invece lo avremmo definito un “liberale” perché aveva un’interpretazione meno rigida e più aperta, per lui quelli che si sarebbero salvati erano molti perché Dio non era un cavilloso osservatore di ogni particolare dettame. La domanda rivolta a Gesù rivela quindi anche l’intenzione di conoscere un’apparenza: sostieni la lettura di Shammai o di Hillel? Gesù sembra smarcarsi da questa appartenenza: da una parte appare vicino a Hillel (sono pochi quelli che riescono ad entrare nella porta) dall’altra vicino a Shammai (sono molti perché vengono da Oriente e Occidente e non saranno solo Ebrei)…
Ma la domanda rivela non solo il contesto nel quale si agisce ma anche ciò che si ha nel cuore. Da questo punto di vista possiamo notare un contrasto tra ciò che chiede questo giudeo e ciò che hanno chiesto molti altri malati: il primo chiede “quanti sono quelli che si salvano”, gli altri chiedono: “salvami Signore!” oppure “salva il mio figlioletto, o il mio servo o quel lebbroso…”. Dalla prospettiva di Gesù cambia tutto: un conto è fare domande astratta, domande che non hanno a cuore nessuno, come i nostri discorsi sulla società, sulla politica, sui migranti… come molte delle nostre preghiere che non hanno un nome e cognome alla base ma sono cose astratte e generiche (la Chiesa, i governanti, il mondo…). Queste domande, se notate possono essere infinite e generano sempre polemica. Quasi mai sono ascoltate da Gesù che invece sposta l’attenzione: “non chiedermi quanti si salvano, ma pensa a salvarti! pensa a cercare la salvezza tua e di quelli ai quali vuoi bene!”. Anche noi quando preghiamo così, quando nella nostra preghiera c’è una domanda che non è una questione astratta ma un nome e cognome reale, allora cambia tutto.

La risposta di Gesù rivela un possibile inganno. Si può passare convinti di conoscerlo e invece abbraccia il nostro inferno. Non credo che Gesù parli solo dell’al di là, credo che l’inferno che descrive (pianto e stridore di denti) possa riguardare anche la conseguenza di una strada che si imbocca, magari dopo anni ci si accorge che la propria vita era fondata su valori sbagliati e ci si ritrova da soli, in un deserto. Nulla ha dato frutto e tutto si è rivelato sterile: anche questo è un inferno. Interessante che il centro di questo inferno sia soltanto una cosa: il praticare l’ingiustizia. Non c’è altro che sia male in sé, è male e frutto di inganno solo ciò che ti fa praticare una ingiustizia. Non è male la ricchezza o il successo personale, ma è male quando il seguire questa strada implica una vita ingiusta. Questo significa che dobbiamo chiederci: questo bene che cerco per me, questa mia felicità, questa mia realizzazione… a quale prezzo posso ottenerla? Fino a dove e rinunciando a cosa di buono posso continuare su questa strada? Posso vivere del lavoro ma a quale prezzo o ingiustizia magari nei confronti dei figli o della moglie che non mi vedono mai? Posso sgridare il figlio perché non mi piace la ragazza con la quale si è messo, ma a quel prezzo? A quale ingiustizia che infondo commetto nella vita di un’altro? L’insegnamento di Gesù non ha oggetti che sono male in sé (il potere, i soldi, il sesso…), ma che sono male quando il loro prezzo o la loro ricerca nasconde una ingiustizia.

Queste parole dure di Gesù sono dette quando tutto va bene. Ed è giusto così. Quanto tutto va bene, quando noi stiamo bene è giusto che qualcuno ci ammonisca ricordandoci che essere cristiani significa anche andare controcorrente, significa un certo impegno nel mondo e non è un fatto di etichette o qualcosa a costo zero (“vi perseguiteranno e mentendo diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia”). Tuttavia tutto questo quando le cose vanno bene. Quando la vita si fa dura, quando entriamo in crisi, quando arriva l’ora del Getzemani, voi non sentirete più da parte di Gesù questi discorsi. Nel momento più duro Gesù si fa avanti e dice a Pietro “non ti preoccupare se mi tradirai” e a Giuda “ciò che devi fare fallo subito”. Nel momento duro, Gesù si fa avanti e dice prendete me, e non ricorda affatto ai suoi che devono immolarsi. Nel momento duro, Gesù dirà persino ai suoi aguzzini “Padre perdona loro”. Ecco la bellezza del Vangelo: quando tutto va bene ti ricorda il tuo compito con severità, ma quando sei in crisi è disposto a dimenticarsi tutto per farsi vicino a te e pagare al tuo posto. Proprio questo legame, questa ambiguità che conosce bene ogni educatore o genitore, fa una delle bellezze del Vangelo.