VI Domenica dopo Pentecoste

Es 3,1-15; Sal 67; 1Cor 2,1-7; Mt 11,27-30

La lettera di Paolo e il Vangelo di oggi hanno in comune un tema forte e bello della vita cristiana che dico così: il pensare secondo Dio e il pensare secondo il mondo.

Il Vangelo dice che ci sono persone stanche (e dovremmo domandarci perché sono stanche) e oppresse. Non è la stanchezza fisica, ma la stanchezza dai pensatori del tempo, dai luoghi comuni, dalla religione degli scribi, da quello che “ci fanno credere”.

Già questo sarebbe interessante: il pensiero del mondo, in fondo genera stanchezza. E’ il dato più evidente che abbiamo sotto gli occhi tutti. Siamo pieni di gente benestante eppure sempre insoddisfatta, ragazzi con tutto ma scontenti. Mille amici, mille contatti, mille possibilità eppure soli.
Non voglio richiamarlo più di tanto, ma mi sembra che questa stanchezza esista davvero e sia come se uno non trovasse mai una cosa all’altezza del suo desiderio vero.

Gesù dice: guardate a me che sono mite e umile di cuore. Cosa vuol dire mite e umile di cuore? dobbiamo immaginarci Gesù sempre sorridente che non si arrabbia mai che non soffre mai, un po’ come fosse su un altro pianeta? Non penso sia questo “mite e umile di cuore”.
Lo dico invece con un esempio. All’oratorio estivo tutti i ragazzi iniziavano la giornata con la preghiera dell’Angelus. In questa preghiera si ripetono le parola di Maria che dice “sia fatto di me secondo il tuo volere”. Poi cosa succedeva? Succedeva che si iniziava la giornata e con 30 gradi non sempre era facile. Ma nessuno cambia i 30 gradi e nessuno può far sparire i bimbi che ci sono e ti guardano chiedendoti qualcosa. La realtà esiste ed è lì che mi aspetta! Allora ho due possibilità: o cambio la realtà o cambio io. L’uomo mite è per me chi sa mettere in discussione sé per non uccidere la realtà o gli altri, per continue a guardarla in modo “non violento”. “Sia fatto di me secondo la tua parola”, “di me” e non “fai gli altri secondo la mia parola”. Quanto è vera questa cosa in un matrimonio… e quanto è bello trovare uno che quando parla abbiamo idea che ci abbia ascoltato davvero. Dico sempre ai figli: i genitori non li cambi e spesso non sono perfetti. Per questo “tu” devi cambiare il modo di vedere i tuoi genitori.

Ecco, anche Paolo dice lo stesso. Dice non c’è altra cosa che convinca nella vita appieno (che non lasci stanchi) se non Cristo e Cristo Crocifisso. Non c’è altra mitezza se non quella di “dare la vita per gli altri” o “amare così tanto i propri amici da dare la vita per loro” e non quella di uccidere i propri nemici.
Mi sono accorto di questo: è una strada tutta da insegnare. Diceva un genitore a suo figlio: “difenditi e se ti insultano rispondi…!”. Prima la chiami legittima difesa poi diventa un principio di affermazione di sé (“fai carriera…”) ma io mi chiedo – e vi chiedo – resta ancora qualcosa del Vangelo? Uno che insegna questo ai figli può dire come Paolo, non ho altro da dire se non Cristo Crocifisso?