VI domenica di Pasqua

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Il tema delle letture di oggi è quello della testimonianza. Nel Vangelo Gesù chiede ai suoi il coraggio di essere testimoni, nella prima lettura Paolo racconta come si è convertito e nell’epistola ancora Paolo dice: “vi ho trasmesso tutto quello che ho ricevuto”. Il papa Paolo VI diceva che il nostro tempo non ha bisogno di maestri, ma di testimoni. E’ una bella frase ma mi sono sempre chiesto cosa significa. Cosa vuol dire per me”testimoniare”?

Un primo aspetto: mi pare che testimoniare oggi significhi essere capaci di “rendere ragione”. E’ quello che fa Paolo nel suo lungo discorso: rende ragione del perché si è convertito. Faccio un esempio molto banale: ero a cena tra amici e ho detto questa frase “capita di ubriacarsi, non è grave, ma non andrebbe fatto”. Davo per scontato una cosa semplicissima, ovvero che “ubriacarsi non è un bene”. Eppure, un ragazzo chiede “e perché?”. Già, mi sono detto, “perché?”. Non è facile dire il perché, ritrovare il senso delle nostre scelte. Anche quelle più banali. Come quando i ragazzi adolescenti chiedono ai genitori “perché bisogna andare a Messa?”. Mi accorgo che rispondere, “rendere ragione della propria fede”, non è affatto scontato. Io penso che dobbiamo ritrovare un modo, anzitutto per noi stessi, di rendere ragione, di riscoprire il senso di ciò che facciamo.

La difficoltà nel rendere ragione però sta nel fatto che si fa fatica a trovare una “ragionevolezza” sicura. Tutto appare complicato, insicuro, cangiante. E’ difficile dire di una cosa: questa è una mia sicurezza. Però poi la vita adulta diventa difficile senza sicurezze e uno facilmente inizia a seguire solamente sé stesso, i suoi umori e le sue voglie. Se si diventa sé stessi il metro di tutte le cose ci si fa del male. S. Paolo direbbe: se imparate a leggere la vostra storia, imparate la strada verso ciò che diventerà in voi una certezza. In altri termini: imparare a raccontare ciò che Dio fa ogni giorno per voi. La risposta al relativismo non è l’integralismo ideologico, ma la storia.

Secondo aspetto: Gesù chiede di rendere ragione di una speranza. Per questo dice: quando ero con voi non vi ho detto queste cose, perché ancora era con voi (non ne avevate bisogno). Penso che diventando adulti corriamo il grande pericolo di farci schiacciare dalla routine o dal cinismo e di perdere ogni tensione della vita. La vita deve mantenere una tensione. Come dice S. Paolo: “perché mi accusate? perché ho creduto nella speranza che da sempre anima Israele?” Continuare a mantenere vivo un ideale, una tensione, combattendo l’appiattimento, felici di ogni incontro che si compie nella vita… forse è la giovinezza interiore, forse è anche il modo con cui lo Spirito ci rende testimoni.