V Domenica dopo il martirio

Letture

LETTURA Dt 6, 1-9
Lettura del libro del Deuteronomio

In quei giorni. Mosè disse: «Questi sono i comandi, le leggi e le norme che il Signore, vostro Dio, ha ordinato di insegnarvi, perché li mettiate in pratica nella terra in cui state per entrare per prenderne possesso; perché tu tema il Signore, tuo Dio, osservando per tutti i giorni della tua vita, tu, il tuo figlio e il figlio del tuo figlio, tutte le sue leggi e tutti i suoi comandi che io ti do e così si prolunghino i tuoi giorni. Ascolta, o Israele, e bada di metterli in pratica, perché tu sia felice e diventiate molto numerosi nella terra dove scorrono latte e miele, come il Signore, Dio dei tuoi padri, ti ha detto. Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore. Li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando ti troverai in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come un segno, ti saranno come un pendaglio tra gli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte».

SALMO Sal 118 (119)

Beato chi cammina nella legge del Signore.

Beato chi è integro nella sua via
e cammina nella legge del Signore.
Beato chi custodisce i suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore. R

Non commette certo ingiustizie
e cammina nelle sue vie.
Tu hai promulgato i tuoi precetti
perché siano osservati interamente.
Siano stabili le mie vie
nel custodire i tuoi decreti. R

Non dovrò allora vergognarmi,
se avrò considerato tutti i tuoi comandi.
Ti loderò con cuore sincero,
quando avrò appreso i tuoi giusti giudizi.
Voglio osservare i tuoi decreti:
non abbandonarmi mai. R

EPISTOLA Rm 13, 8-14a
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani

Fratelli, non siate debitori di nulla a nessuno, se non dell’amore vicendevole; perché chi ama l’altro ha adempiuto la Legge. Infatti: «Non commetterai adulterio, non ucciderai, non ruberai, non desidererai», e qualsiasi altro comandamento, si ricapitola in questa parola: «Amerai il tuo prossimo come te stesso». La carità non fa alcun male al prossimo: pienezza della Legge infatti è la carità. E questo voi farete, consapevoli del momento: è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché adesso la nostra salvezza è più vicina di quando diventammo credenti. La notte è avanzata, il giorno è vicino. Perciò gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a orge e ubriachezze, non fra lussurie e impurità, non in litigi e gelosie. Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo.

VANGELO Lc 10, 25-37
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo. Un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova il Signore Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai». Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».

Credo che siamo tutti d’accordo nell’affermare che la carità sia la cosa più importante. Come saremmo tutto d’accordo nel credere che il Sammaritano abbia fatto una cosa giusta e bella. Allora dove sta il problema? Perché questa figura è così lontana dalla nostra vita? Forse non ci sono più uomini che vengono derubati per strada o forse non li vediamo? Cosa ci allontana da compiere ciò che opera il Sammaritano? In altre parole: perché il levita e il sacerdote non si impietosiscono e il Sammaritano sì?

Qualche anno fa, alcuni ricercatori hanno fatto un esperimento sociale usando questa pagina di Vangelo. Sono andati in un seminario negli Stati Uniti e hanno diviso in due gruppi i futuri preti: a un gruppo è stato dato il compito di predicare questa parabola in una Chiesa non lontano e a un certo orario, al secondo gruppo invece di parlare di altro sempre nella stessa Chiesa. Durante il tragitto per recarsi alla funzione, i seminaristi incontravano una persona (in realtà un attore) che fingeva di avere un incidente o di stare male. Ciò che è emerso chiaramente era che sia chi doveva predicare questo Vangelo sia chi aveva altro da dire, teneva lo stesso comportamento: non era ciò che -pure con fervore- doveva dire che permetteva a loro di fermarsi o meno. Cosa faceva allora la differenza tra chi si fermava e chi no? Una cosa molto semplice: il tempo. Se i seminaristi aveva tempo perché erano usciti in anticipo rispetto alla celebrazione, allora si fermavano tutti. Se invece avevano poco tempo e sarebbero arrivati in ritardo, quasi nessuno di loro si fermava.

Cosa significa questo? Che quando siamo molto impegnati in qualcosa che reputiamo molto importante, quando siamo solo concentrati sui nostri impegni, rischiamo di non vedere nessun altro. In altre parole, possiamo pensare che il levita e il sacerdote non si siano formati, come talvolta capita a noi, non perché sono cattivi, ma perché sono “troppo impegnati”. Noi talvolta non vediamo chi ha bisogno, non perché siamo cattivi, ma perché siamo “stressati”. Conosco ragazzi che lavorano 10 o 12 ore al giorno, come si potrebbe chiedergli altro? Come potrebbero accorgersi di chi (magari molto vicino a loro) non sta bene?

La grande obbiezione da fare al Sammaritano oggi sarebbe: non tanto come hai fatto a essere così generoso, ma come hai fatto a usare due giorni del tuo tempo per questa persona? Non avevi da lavorare o i figli o le tante cose che ci riempiono (anche quelle inutili)? Noi dobbiamo lottare perché le nostre priorità non si cancellino, perché possiamo fermarci a vedere come stanno gli altri e magari anche quelli che sono davvero già così prossimi a noi, come i figli o il marito e la moglie. Alcuni matrimonio saltano perché lo stress impedisce di vedere l’altro. Dobbiamo stare in una compagnia di persone che ci aiuti a compiere questa nostra lotta quotidiana perché il tempo per gli altri non sia un lusso e perché sappiamo ogni tanto mandare all’aria tutto (come avrà dovuto fare questo Sammaritano) per qualcuno che amiamo. Poi, un poco leviti e sacerdoti che tirano dritto senza guardare lo saremo sempre, ma il Signore lo sa e saprà volerci bene ugualmente.