V Domenica dopo il Martirio

Letture

LETTURA Dt 6, 4-12 Lettura del libro del Deuteronomio In quei giorni. Mosè disse: «Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore. Li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando ti troverai in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come un segno, ti saranno come un pendaglio tra gli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte. Quando il Signore, tuo Dio, ti avrà fatto entrare nella terra che ai tuoi padri Abramo, Isacco e Giacobbe aveva giurato di darti, con città grandi e belle che tu non hai edificato, case piene di ogni bene che tu non hai riempito, cisterne scavate ma non da te, vigne e oliveti che tu non hai piantato, quando avrai mangiato e ti sarai saziato, guàrdati dal dimenticare il Signore, che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile». SALMO Sal 17 (18) Amo il Signore e ascolto la sua parola. Ti amo, Signore, mia forza, Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore, mio Dio, mia rupe, in cui mi rifugio; mio scudo, mia potente salvezza e mio baluardo. R Signore, tu dai luce alla mia lampada; il mio Dio rischiara le mie tenebre. Con te mi getterò nella mischia, con il mio Dio scavalcherò le mura. R Per questo, Signore, ti loderò tra le genti e canterò inni al tuo nome. Egli concede al suo re grandi vittorie, si mostra fedele al suo consacrato, a Davide e alla sua discendenza per sempre. R EPISTOLA Gal 5, 1-14 Lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati Fratelli, Cristo ci ha liberati per la libertà! State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù. Ecco, io, Paolo, vi dico: se vi fate circoncidere, Cristo non vi gioverà a nulla. E dichiaro ancora una volta a chiunque si fa circoncidere che egli è obbligato ad osservare tutta quanta la Legge. Non avete più nulla a che fare con Cristo voi che cercate la giustificazione nella Legge; siete decaduti dalla grazia. Quanto a noi, per lo Spirito, in forza della fede, attendiamo fermamente la giustizia sperata. Perché in Cristo Gesù non è la circoncisione che vale o la non circoncisione, ma la fede che si rende operosa per mezzo della carità. Correvate così bene! Chi vi ha tagliato la strada, voi che non obbedite più alla verità? Questa persuasione non viene sicuramente da colui che vi chiama! Un po’ di lievito fa fermentare tutta la pasta. Io sono fiducioso per voi, nel Signore, che non penserete diversamente; ma chi vi turba subirà la condanna, chiunque egli sia. Quanto a me, fratelli, se predico ancora la circoncisione, perché sono tuttora perseguitato? Infatti, sarebbe annullato lo scandalo della croce. Farebbero meglio a farsi mutilare quelli che vi gettano nello scompiglio! Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Che questa libertà non divenga però un pretesto per la carne; mediante l’amore siate invece a servizio gli uni degli altri. Tutta la Legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: «Amerai il tuo prossimo come te stesso».

Le letture di oggi contengono il tema del comandamento. Il Deuteronomio dice: “ascolta Israele” e poi cita il primo comandamento del decalogo: “il Signore è uno”. La lettera ai Galati di Paolo ricorda che con Cristo non bisogna più seguire tutti i 613 precetti giudaici, ma siamo stati liberati da tutti questi comandi (sugli alimenti, sulla circoncisione, sulla purità…) perché Cristo ne ha svelato il senso e a noi basta seguire lui. Contro una corrente giudaizzante che voleva far circoncidere i nuovi proseliti, Paolo dice: Cristo ci ha liberato dalla legge dei precetti, è lui che ci salva e non la legge.
Anche il Vangelo parla dello stesso tema con una domanda tipica del giudaismo di allora che era solito interpretare l’insegnamento della Torah. Tutta la Torah, l’insegnamento, è riassumibile nei due comandamenti che Gesù trae dal Deuteronomio (cambiando solo “forza” con “mente”) e dal Levitico (ama il prossimo tuo come te stesso). La grandezza della risposta di Gesù è di unire questi due comandi come due facce di uno stesso foglio di carta. Faccio tre osservazioni.

La prima la traggo dal Deuteronomio. Nel tentativo di far “ricordare” e far “ascoltare” il Deuteronomio dice anche un metodo con il quale si insegna una legge e una morale. Una morale non si insegna promettendo un premio (se fai il bravo allora vai in paradiso), ma al contrario non esiste comandamento se prima non c’è stata rivelazione. Prima si dà testimonianza, prima il Signore ti ha liberato dalla schiavitù, prima ho visto mio padre sacrificarsi per il più debole… prima la rivelazione… poi il comando: quindi ti dico: “il Signore è uno e non farti idoli”. Prima la rivelazione e poi una morale. Ogni volta che il rapporto si rovesce la morale diventa moralismo e perde ogni evidenza, diventa un dovere fine a sé stesso.
Dall’altro canto però il Dt ricorda anche che non esiste nessun automatismo tra la rivelazione, la testimonianza, l’esempio dei genitori… e l’apprezzamento di un comando. Si può ricevere una testimonianza ma poi dimenticarsene, allontanarsi dagli esempi buoni che si sono ricevuti. Si può essere salvati dal Signore, si può abitare in città ricche e belle non costruite da noi, ma poi dimenticarsi di aver ricevuto tanta ricchezza. Allora il bene, la legge morale, torna a perdere la sua forza e noi non ci sentiamo più responsabili davanti a nessuno. Ciò che è anzitutto da ascoltare e da ricordare non è però anzitutto la legge, ma la testimonianza che abbiamo ricevuto. Per esempio: ciò che dobbiamo ricordare ora è quello che abbiamo vissuto qualche mese fa perché ci accorgiamo di come facilmente tutto ritorni come prima, come facilmente si dimentichi quello che si è vissuto e assieme anche la responsabilità per quello che ora ci è chiesto.

C’è una seconda questione legata a questa pagina che per me è una grande difficoltà. Dt dice: “ricorda” e “ascolta”. Io credo che facciamo una grande fatica ad ascoltare perché troppe persone sono interessate al nostro ascolto, troppe persone ci urlano nelle orecchie e negli occhi. Quando sento questo invito ad ascoltare, questo “shemà Israel” (ascolta Israele)… mi chiedo se tra tutti gli stimoli, le notizie, le pubblicità, e la quantità di gente che mi chiede ascolto… io abbia tempo ed energie anche per Dio. Nella nostra società, il nostro ascolto è tra le merci più preziose che esistano. Si è disposti a pagare cifre altissime pur di avere visibilità e ascolto. Per esempio, oggi noi a scuola abbiamo un problema con questo: l’attenzione e la capacità di ascolto dei ragazzi è decisamente ridotta, ma non perché siano cattivi, perché sono immersi in un mondo che offre stimoli impensabili ed è come se ci fosse una gara fuori di loro tra persone che dicono: ascolta me, guarda qui, fai questo gioco qui, no anzi fai quest’altro… Non ho una risposta a questo, ma dico che talvolta siamo così frastornati che il rischio di non riuscire più ad ascoltare nulla seriamente, neanche noi stessi, è un rischio reale.

La terza osservazione sul Vangelo. La contestazione che io sento oggi è molto semplice: non è necessario amare Dio per amare il prossimo. Allora io prendo questo comandamento di Gesù, ma cancello la prima parte. Questa contestazione non è solo una contestazione a livello teorico: per aiutare gli altri non ho bisogno di andare a Messa; ma è anche una contestazione pratica: ci sono molti non credenti che per il prossimo si danno da fare molto di più di voi cristiani. Davanti a una obiezione così sembra proprio che non sappiamo rispondere ed è talvolta una contestazione che mi ricorda il clima delle polemiche che subiva Gesù: interrogato per essere messo alla prova! Anche perché, dal mio punto di vista, dobbiamo essere Dio per saper valutare la qualità dell’amore degli altri, per poter giudicare gli altri al punto da poter dire: “tu sei capace di amare e tu invece sbagli”. Detto questo però forse anche per chi si fa questa domanda, vale quanto diceva il Deuteronomio: prima la rivelazione e poi il comando. Quando Gesù chiede al cieco nato che aveva guarito: “tu credi nel Messia?” il cieco gli risponde “e chi è perché io creda in lui?”. “Chi sei per me perché io ti possa amare con tutta l’anima e la mente?” Forse solo nel momento in cui iniziamo a percepire questa domanda, quando percepiamo di non possedere il mistero di noi stessi, che sarà poi possibile capire la forza e la bellezza di amare Dio nella vita.