V Domenica di Pasqua

Letture

LETTURA At 10, 1-5. 24. 34-36. 44-48a Lettura degli Atti degli Apostoli In quei giorni. Vi era a Cesarèa un uomo di nome Cornelio, centurione della coorte detta Italica. Era religioso e timorato di Dio con tutta la sua famiglia; faceva molte elemosine al popolo e pregava sempre Dio. Un giorno, verso le tre del pomeriggio, vide chiaramente in visione un angelo di Dio venirgli incontro e chiamarlo: «Cornelio!». Egli lo guardò e preso da timore disse: «Che c’è, Signore?». Gli rispose: «Le tue preghiere e le tue elemosine sono salite dinanzi a Dio ed egli si è ricordato di te. Ora manda degli uomini a Giaffa e fa’ venire un certo Simone, detto Pietro». Il giorno dopo Pietro con alcuni fratelli arrivò a Cesarèa. Cornelio stava ad aspettarli con i parenti e gli amici intimi che aveva invitato. Pietro prese la parola e disse: «In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenza di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga. Questa è la Parola che egli ha inviato ai figli d’Israele, annunciando la pace per mezzo di Gesù Cristo: questi è il Signore di tutti». Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo discese sopra tutti coloro che ascoltavano la Parola. E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si stupirono che anche sui pagani si fosse effuso il dono dello Spirito Santo; li sentivano infatti parlare in altre lingue e glorificare Dio. Allora Pietro disse: «Chi può impedire che siano battezzati nell’acqua questi che hanno ricevuto, come noi, lo Spirito Santo?». E ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo. SALMO Sal 65 (66) Grandi sono le opere del Signore. Acclamate Dio, voi tutti della terra, cantate la gloria del suo nome, dategli gloria con la lode. Dite a Dio: «Terribili sono le tue opere! R A te si prostri tutta la terra, a te canti inni, canti al tuo nome». Venite e vedete le opere di Dio, terribile nel suo agire sugli uomini. R Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio, e narrerò quanto per me ha fatto. Sia benedetto Dio, che non ha respinto la mia preghiera, non mi ha negato la sua misericordia. R EPISTOLA Fil 2, 12-16 Lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi Miei cari, voi che siete stati sempre obbedienti, non solo quando ero presente ma molto più ora che sono lontano, dedicatevi alla vostra salvezza con rispetto e timore. È Dio infatti che suscita in voi il volere e l’operare secondo il suo disegno d’amore. Fate tutto senza mormorare e senza esitare, per essere irreprensibili e puri, figli di Dio innocenti in mezzo a una generazione malvagia e perversa. In mezzo a loro voi risplendete come astri nel mondo, tenendo salda la parola di vita. Così nel giorno di Cristo io potrò vantarmi di non aver corso invano, né invano aver faticato. VANGELO Gv 14, 21-24 Lettura del Vangelo secondo Giovanni In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai discepoli: «Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui». Gli disse Giuda, non l’Iscariota: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?». Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato».

La pagina del Vangelo di oggi è tratta dal lungo discorso di Gesù ai discepoli durante l’ultima cena. È un discorso che dura ben cinque capitoli e, su un totale di ventun capitoli, possiamo dire che è il discorso più importante, come un lungo testamento nel quale Gesù assicura che la sua comunità non sarà lasciata da sola.

Poco prima aveva detto: “se mi amate, osserverete i miei comandamenti e io pregherò il Padre che vi darà lo Spirito”. È interessante che ora ripete questa affermazione ma invertendo i termini: “chi osserva i miei comandamenti, questi è colui che mi ama”.
Mentre nella prima formulazione l’amore per Gesù sembrava la condizione per compierne i comandamenti; ora egli avvisa i discepoli che l’attività a favore dell’essere umano (il comandamento dell’amore) è l’unica cosa che esprima concretamente l’amore per Lui. Allo stesso modo dirà ancora: “da questo vi riconosceranno come miei discepoli (coloro che mi amano) se vi amerete l’un l’altro come io ho amato voi”.
L’amore per Gesù non è dunque amore per un nome, ripetizione di un nome, ma fascino per il suo modo di vivere, condivisione dei suoi valori e della sua parola. Non c’è amore per Gesù che non si traduca in un “voglio vivere come lui”, “voglio avere il suo modo di vivere”: il suo rapporto con Dio nella preghiera, il suo modo di stringere amicizie, di vivere l’affetto, di stare vicino a chi soffre, di pregare per chi è ammalato, di condannare il potere ingiusto, di smascherare la falsa sicurezza della ricchezza, l’inuguaglianza ecc.

Ma rispetto a questo fascino, a questa attrattiva, a questa affezione per Lui e per tutti quanti lo hanno seguito nella vita… il Vangelo di oggi aggiunge due cose.

1) Essa non va sprecata e per quanto risulti difficile o talvolta ci appaia impossibile, Gesù ci assicura un aiuto, un aiuto interiore, la vicinanza del suo Spirito che è ciò che già in partenza fa sentire questo fascino. Non si tratta allora di essere “bravi” come Gesù, di impegnarci di più… si tratta invece di dare credito e fiducia dentro di noi a quella attrattiva che è suscitata dallo Spirito. E allo stesso modo, non si tratta di essere attratti da qualche dote che gli altri hanno, di una loro bellezza o intelligenza, ma si tratta di cogliere che loro hanno lo Spirito, che sono figli di Dio, che possiedono anche loro una traccia del Dio vivente (come Pietro si accorge dello spirito in Cornelio).
Per quanto le alternative alla vita di Gesù siano talvolta ben più pubblicizzate e presenti, esse sono sterili e infeconde; destinate a lasciarci a mani vuote. Così quando ci affezioniamo agli altri non perché “segni di Dio” ma perché ci sono congeniali in qualche aspetto… alla lunga, tutto questo delude. Una vita bella e feconda non ce la fabbrichiamo da soli e non viene dagli uomini. Solo lo Spirito dà la vita e dunque è in grado di rendere una vita bella, feconda, sazia di giorni…

2) Dio non è conoscibile come una nozione, come un’entità esterna a me. Con Gesù, noi possiamo conoscere Dio, essere certi della sua esistenza e della sua presenza, in un modo totalmente nuovo: facendoci come lui e amando gli altri perché contengono una traccia di Lui (lo Spirito). Solo trasformando noi stessi, solo vivendo come Gesù, noi scopriamo chi è Dio. Solo amando negli altri –anche nei nemici—quel segno di Dio.
Non sappiamo delle cose su di Lui -come talvolta si dice quasi descrivendo una persona “Dio è buono, Dio è così o cosà…”, come fossero nozioni da sapere. No! Noi conosciamo Dio da noi stessi, dall’interno di noi, attraverso ciò che non muore della nostra esperienza di uomini capaci di amare come Gesù ci ha insegnato.
In altre parole, se nella vita impariamo a vivere come Gesù (lo amiamo) e impariamo a legarci agli altri non perché congeniali a noi stessi ma perché “figli”, impariamo anche cosa significa vivere in pienezza e ugualmente cosa significa amare.
Di anno in anno possiamo così accorgerci sempre meglio di cosa sia la vita vera, di cosa sia eterno e cosa sia “verità”, imparando –attraverso la nostra stessa vita e lo Spirito che è già i noi—a conoscere Dio.