V domenica di Avvento

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Vorrei fermarmi su due righe del Vangelo che abbiamo letto:
«Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo»

Giovanni sta scrivendo il prologo del suo vangelo. Dopo aver pensato alla figura del Battista torna a pensare alla sua esperienza e all’esperienza della sua comunità. Pensa a tutto quello che hanno vissuto in quegli anni con Gesù e anche dopo. Cosa dire di quella lunga vita comunitaria? Dice: “Noi tutti” –ovvero, noi tutti che abbiamo partecipato dell’esperienza– alla fine, tra le infinite cose che si potrebbero raccontare, io dico: “abbiamo ricevuto una grazia”. Già questo mi sembra significativo. La vita cristiana accade non quando ci lamentiamo degli altri, del mondo o della vita, ma quando guardandoci indietro si riconosce una bellezza inaspettata e ricevuta: “grazie di questo insegnamento, di questo cammino, di queste amicizie, di questa strada alternativa…” perché questo insegnamento e presenza di Cristo sono cose che non si comperano, sono cose che non ci si dà da soli, ma appunto “abbiamo ricevuto”.

Ma c’è una particolarità. Giovanni non dice soltanto abbiamo ricevuto una grazia, ma “grazia su grazia” o anche “grazia per grazia“. Cosa intende dire Giovanni? Che esisteva già una grazia precedente che preciserà dopo essere stata “la Legge di Mosè”. Cristo ha perfezionato, si è aggiunto, ha dato pienezza, a qualcosa già esistente. Ci vengono in mete tanti discorsi di Gesù: “avete inteso che fu detto agli antichi… ma io vi dico”, oppure: “Maestro qual’è il compimento della Legge?…”

Per un Ebreo erano i 613 precetti della Torah, erano le tavole dell’Alleanza sinaitica, erano la loro predilezione a popolo eletto… Del resto è così: senza una Legge, l’uomo vive in assoluta anarchia. Riconoscere la bontà di una legge è già una grazia nella vita. Riconoscere ciò che è giusto grazie al fatto che viviamo in una società che ha delle leggi, che condanna l’omicida e il ladro (talvolta!), è già anche per noi oggi una grazia.
Però c’è qualcosa di ben più grande della Legge, talvolta del moralismo, e questa è l’esperienza Cristiana.

Vorrei fare un esempio. Credo che oggi esista una legge non scritta ben presente in ciascuno. Non è la legge di Mosè (del resto non siamo ebrei), ma è la legge del mercato. È una legge severa che come la Legge di Mosè ti espelleva dalla sinagoga, similmente la legge del mercato ti licenzia se non stai alle sue rigole. La legge del mercato è sempre quella oggi di una competizione: devi produrre più in fretta degli altri (se no vado da un alto), devo produrre a un prezzo più basso degli altri, devo essere più competitivo degli altri. Devo sempre dare qualcosa di meglio o qualcosa che gli altri non hanno.
Una legge dura, alla quale non ci possiamo sottrarre del tutto, i giovani non si possono sottrarre del tutto. Oggi è questa la regola del gioco (la competitività) e sei sempre come un po’ in gara con gli altri.

Ecco, Giovanni dice: esiste una legge per la vita che è migliore di quella di Mosè, e –aggiungo io– di gran lunga migliore di quella del mercato -che sarà bene confinare a un solo campo della vita. La sperimenti quando ti accorgi che anche se non sei il migliore c’è chi ti vuole bene ugualmente, quando capisci che c’è chi ti è amico anche se non ci guadagna nulla, quando non ti senti in colpa per non essere il numero uno. Quando qualcuno ti cerca e ti valorizza non fintanto che produci o gli fai comodo… C’è una grazia, per cui qualcuno ti stima per quello che sei e non per le qualità che oggi hai e domani non avrai più.

Anche questa cosa non la si scopre da soli. Nel mondo vale l’altra legge: il mercato. Però è una grazia avere un contesto, o delle amicizie, dove hai scoperto un’altra logica. Una logica che non scarta le persone. Una logica che capisci essere l’unica all’altezza della tua vita, all’altezza dei tuoi desideri, della sfida del tempo e persino dalla morte (!) Ecco: la grazia e la verità -non vengono per le logiche produttive e un po’ disumane di questo mondo- vengono ancora oggi per mezzo di quell’esperienza gratuita, di quell’insegnamento, che diciamo “incontro con Cristo”.