Trasfigurazione del Signore

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La prima osservazione che faccio riguarda la parola “alleanza”. Essa fa da sfondo alla pagina di Matteo, Gesù è sul monte, luogo dove Mosè aveva rinnovato l’alleanza del suo popolo. E’ una parola che spesso usiamo nella liturgia: “la nuova alleanza” dice il Sacerdote nella Messa. Forse la diamo per scontata, forse non ci dice molto perché resta intrisa di un senso giuridico che non capiamo. C’è un aspetto invece straordinario e rivoluzionario nell’immagine di un Dio che chiede una alleanza. Per me è questo: Dio offre e non impone. Nell’alleanza ci sono due parti e tutte e due le parti sono sovrane. Questa è una cosa incredibile a pensarci. Si può salire sul monte e stare con Gesù in intimità con Lui, ma si può anche passare la vita sotto il monte senza mai salirci. Si può stare lontani da Dio, si può passare molto tempo senza mai sentire la voglia di dire come Piero “è bello per noi stare qui”. Ma o si dice “è bello per noi stare qui”, o il nostro cuore recupera questa dimensione e sceglie responsabilmente… oppure nessuno ci forza, nulla accade nella vita. Non c’è maledizione. Qualcuno ci attende, ma non può nulla.
Questo significa per me che non c’è trasfigurazione, non c’è consolazione in Dio, non ci sono miracoli, se uno decide di stargli lontano, se uno rimane comodo a casa sua. Lui non si impone, si propone sempre soltanto… come un vento leggero, direbbe Elia. Diceva C. S. Lewis: “un essere umano deve diventare reale prima che possa aspettarsi di ricevere un qualche messaggio da Dio; cioè, si deve parlare con la propria voce (non una di quelle voci prese in prestito), si deve esprimere i propri desideri reali (non ciò che si immagina di desiderare), senza nessuna maschera, nessun velo o personaggio.” Se non ci si decide per Dio, se non si è mossi verso questo desiderio personale di un rapporto con Lui, non ci sono “cose che vanno male”, “scaramanzie da temere” e neanche Dio forzerà la nostra libertà.

La seconda osservazione. Quello che i discepoli ascoltano o capiscono in quella intimità non è qualcosa di eccezionale, non è qualcosa realmente che ha a che fare con un evento prodigioso. Quello che alla fine Dio dice è semplicemente: “ascoltatelo”, “ascoltate Gesù”. Qui sta tutta la trasfigurazione: tu vuoi ascoltare Gesù? Vuoi metterti nell’ottica che le sue parole, il suo insegnamento, le sue parabole, le sue dispute, i suoi valori, entrino pian piano dentro di te? Tu vuoi leggerlo il vangelo, ogni giorno, per i fatti tuoi magari?
Difficile ascoltare perché ascoltare significa sospendere i nostri giudizi, quello che già pensiamo di sapere, uscire dalle nostre terre fatte di abitudini e routine, aspettarci qualcosa di nuovo. Diceva un Santo: “io ascolto per rinascere come persona, perché qualcuno ha da dirci una parola ogni giorno e ci cerca“. Eternamente distratti, facciamo di tutto per non metterci ad ascoltare ciò che accade nella realtà attorno a noi. Difficile davvero! Bisogna uscire dai nostri “io penso”, dai pettegolezzi, dalle nostre razionalità, dalle nostre false speranze, anche religiose, dai nostri precetti che assolti paiono metterci al sicuro, per giungere invece alla terra dell’ascolto che significa “come Dio vuole”. Già, la volontà e il volere del Padre.