Santa Famiglia

Letture

LETTURA Is 45, 14-17 Lettura del profeta Isaia Così dice il Signore: «Le ricchezze d’Egitto e le merci dell’Etiopia e i Sebei dall’alta statura passeranno a te, saranno tuoi; ti seguiranno in catene, si prostreranno davanti a te, ti diranno supplicanti: “Solo in te è Dio; non ce n’è altri, non esistono altri dèi”». Veramente tu sei un Dio nascosto, Dio d’Israele, salvatore. Saranno confusi e svergognati quanti s’infuriano contro di lui; se ne andranno con vergogna quelli che fabbricano idoli. Israele sarà salvato dal Signore con salvezza eterna. Non sarete confusi né svergognati nei secoli, per sempre. SALMO Sal 83 (84) Beato chi abita la tua casa, Signore. L’anima mia anela e desidera gli atri del Signore. Il mio cuore e la mia carne esultano nel Dio vivente. R Anche il passero trova una casa e la rondine il nido dove porre i suoi piccoli, presso i tuoi altari, Signore degli eserciti, mio re e mio Dio. R Beato chi abita nella tua casa: senza fine canta le tue lodi. Beato l’uomo che trova in te il suo rifugio e ha le tue vie nel suo cuore. R EPISTOLA Eb 2, 11-17 Lettera agli Ebrei Fratelli, colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa origine; per questo non si vergogna di chiamarli fratelli, dicendo: «Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli, in mezzo all’assemblea canterò le tue lodi»; e ancora: «Io metterò la mia fiducia in lui»; e inoltre: «Eccomi, io e i figli che Dio mi ha dato». Poiché dunque i figli hanno in comune il sangue e la carne, anche Cristo allo stesso modo ne è divenuto partecipe, per ridurre all’impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che, per timore della morte, erano soggetti a schiavitù per tutta la vita. Egli infatti non si prende cura degli angeli, ma della stirpe di Abramo si prende cura. Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e degno di fede nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo. VANGELO Lc 2, 41-52 ✠ Lettura del Vangelo secondo Luca In quel tempo. I genitori del Signore Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro. Scese dunque con loro e venne a Nàzare e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

Il Vangelo di oggi è così denso di significati che molti si sono posti la domanda se sia stato mai un evento davvero accaduto, ovvero si Luca stia raccontando un fatto storico, oppure se non si tratti di un racconto il cui scopo è di spiegare o anticipare alcuni temi che poi svilupperà il vangelo (tecnicamente un midrash). Tralasciando la questione sulla storicità, è importante notare il forte parallelismo di questo racconto con la Pasqua di Gesù. La dinamica della morte di Gesù, della sua ricerca e del suo ritrovamento nell’incontro con il Risorto, è come anticipata in questo episodio, quasi che noi lettori possiamo iniziare a vedere quello che sarà poi il cuore fondamentale del vangelo.

Ma forse, ancora più in profondità, quella dinamica di morte e risurrezione, perdita e ritrovamento, diventa qualcosa di più universale, qualcosa che ha a che fare con noi in ogni tempo, come se la presenza di Cristo fosse ben visibile anche oggi ogni volta che si realizza il suo comandamento.

Osserviamo dunque quante somiglianze ci fanno capire che si parla della Pasqua di Gesù, a partire dalla cornice di tempo e luogo: Gesù va a Gerusalemme con i genitori per la Pasqua.
C’è poi al centro una incomprensione: Maria non capisce perché Gesù gli ha fatto ciò. Così sarà del morire di Cristo: anche i discepoli di Emmaus non avevano capito perché era accaduto, perché il loro maestro si era lasciato morire. La perdita di Gesù dodicenne è segno della sua futura morte e della perdita del Gesù storico che faranno i discepoli. Il terzo giorno viene ritrovato come il terzo giorno dopo la sua morte viene visto risorto. Ma c’è un particolare in più, Gesù risponde: “non sapete che devo “stare” (e non occuparmi come dice questa traduzione) presso il Padre mio”. Che significa anche: “mi avete cercato angosciati ovunque inutilmente”. Possiamo notare un altro particolare: Maria, la madre di Gesù, non sarà al sepolcro a cercare Gesù.
Infine, c’è la domanda di Gesù, che è la prima parola che Gesù pronuncia nel vangelo di Luca: “perché mi cercavate?”. È una parola molto simile a quella che pronunceranno due uomini in bianche vesti al sepolcro, alla fine dello stesso Vangelo: “perché cercate tra i morti colui che è vivo?”.

Quante cose in questo semplice racconto nascondo altro. Credo stia qui la ricchezza di uno sguardo diverso anche su ciò che ci accadere. Perdere un figlio, perdersi o non sapere dove o come ritrovarlo, sono fatti quasi fondamentale in ogni famiglia. Che forse questa dinamica che quando viviamo ci appare solamente dolorosa, non nasconda qualcos’altro, non sia forse un modo anch’esso per imparare ad amare?

Un ultimo particolare credo sia affascinante e lo vorrei sottolineare. La Madre non capisce il gesto ma “custodisce l’episodio” nel cuore. Credo che questo marchi una differenza tra l’amare e il capire, tra il custodire e il comprendere. Amare non è capire tutto dell’altro, comprendere e controllare ogni cosa (perché comprendere è anche un po’ un poter controllare). Amare è più simile al custodire anche dove non si comprende.