Santa famiglia di Gesù

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Il tema della famiglia è oggi tra i più attuali e dibattuti. La stessa parola suona forse abusata. Pare certo che la cultura odierna abbia cambiato profondamente il senso di questa parola. Paradossalmente però, di fronte a una sua evidente crisi (almeno nel senso tradizionale), il valore della famiglia è tra i più riconosciuti e valorizzati dai giovani, almeno italiani. Le contestazioni o i litigi appaiono giusto limitati ai picchi dell’adolescenza e mai quanto in questi tempi l’importanza della famiglia è considerata centrale nella vita dei ragazzi. Quasi siano loro, per una volta, a richiamarci all’importanza di questa forma di legame.

In ogni caso, non voglio inoltrarmi dentro questo tema delicato, spesso luogo di sofferenze o incomprensioni. Mi limito a dire due cose che traggo dal Vangelo. Prima di prendere a modello la sacra famiglia, quasi fosse uno schema perfetto da ripetere –cosa che vedo alquanto difficile– due questioni mi sembrano centrali nella vicenda. Forse parlare di più di queste due questioni e di meno della forma tradizionale della famiglia potrebbe aiutarci.

La prima questione riguarda la capacità di credere e ascoltare un proprio desiderio autentico. In questo racconto Gesù è così attaccato al proprio desiderio di stare con il Padre da non farsi nessun problema a disobbedire a un comando o una consuetudine di buona educazione del suo tempo. Gesù non ha detto: questo mio desiderio di restare al Tempio  è buono, però devo “piegare la testa” alle circostanze, però tanto va così… però tanto sappiamo… Gesù ha avuto il coraggio dei propri desideri (quelli buoni e autentici). Penso che questo sia un punto importantissimo oggi: non diventare cinici, freddi, pensando già che tanto non ce la faremo, che tanto la “famiglia” è una utopia. Cosa desideriamo davvero? Desideriamo essere amati a scadenza? Siamo già così rassegnati da non credere si possa amare davvero? Per ritrovare la forza dei nostri desideri più autentici, consiglio di rileggere ogni tanto il libro del Piccolo Principe di Antoine De Saint-Exupery. Non è un libro per bambini, ma un libro perché i grandi non perdano la fiducia nei loro desideri più profondi e che tante volte la vita ha sepolto nel loro diventare grandi. Perché come accade in questo episodio di Vangelo, può accadere che molti grandi non ci capiscano più, che i costumi sociali ormai “seppelliscano” chi credere ancora in un amore vero…

La seconda questione riguarda la conversione che ognuno di noi deve compiere, sempre, nel nostro “voler bene” o “amarsi?!”. C’è però una cosa da dire: il tempo passa! E il problema fondamentale dell’umanità da duemila anni è rimasto lo stesso. Solo che ora è diventato più urgente, molto più urgente! E quando ci sentiamo ripetere che il problema è di amarci l’un l’altro (anche i nemici!), sappiamo che ormai non c’è rimasto molto più tempo. Ci dobbiamo affrettare. Al tramonto della vita su cosa saremo giudicati? Perché davvero non c’è emozione più grande che accorgersi che la nostra felicità dipende totalmente da un’altra persona… e che non bastiamo a noi stessi! E tutte le cose, ma anche quelle inanimate –come le montagne, i mari, le strade…– tutte queste cose che di per sé sono vuote e indifferenti, improvvisamente si caricano di significato umano e ci affascinano e ci commuovono. Perché? Perché diventano un segno e contengono un presentimento d’amore.
Ma insieme, proprio perché il tempo passa, ogni settimana, ogni domenica, ogni sera… si fa più urgente anche tutto il nostro fraintendimento, la nostra pochezza, la confusione che facciamo tra l’amore e il nostro possesso, l’appagamento, la gelosia, l’invidia… eppure esso resiste e ricomincia! Perché forse mai saremo capaci di essere totalmente limpidi, ma pure siamo sempre desiderosi di ritrovarne la sorgente. Se come Maria e Giuseppe restiamo “stupiti” e non capiamo bene tutto del mistero di questa cosa, pure Cristo è molto più di quello che possiamo capire noi… e forse anche per questo resiste nella storia.