Lo scandalo del male

Giobbe e Gesù: la fine della teodicea

Per esempio, il libro di Giobbe è nato così: circolava una piccola parabola su di un certo personaggio che viveva in una certa condi­zione che poi si è trovato nella disgrazia e nella tragedia e dopo ave­r molto patito finalmente è stato restituito alla salute e alla felicità. L’autore del libro biblico ha tagliato, si direbbe violentemente, in due questo racconto come se fosse una mela; le due parti le ha messe all’inizio e alla fine di quello che adesso è il libro Sacro che porta il nome di Giobbe, e tra le due metà ha inserito un fulminante poema a proposito dell’interpretazione del tragico di fronte alla questione del­la presenza di Dio. Dove è Dio? Chi è Dio? Cosa fa Dio? Che cosa dice Dio di fronte al tragico dell’uomo? E questo poema incandescente che si dipana per pagine e pagine è come una colata di lava.

 

Bisogna operare un discernimento. 3/4 del dolore e del grido per essere compresi basta tornare a Gen 2,3 l’uomo sotto l’albero della conoscenza del bene e del male. Se andiamo a vedere, sono dei lamenti del tutto ipocriti perché alla base c’è l’uomo e non Dio. Lo scandalo del male prima di interrogare Dio interroga noi. Diceva un saggio: prima di rilanciare il mistero del dolore su altri, tu rilancialo su di te. Problema non è solo che “c’è”, che “c’è” la catastrofe e il terremoto, ma che l’uomo “fa” il male: lo vuole, lo cerca… Ricordo un amico che faceva il medico sulla croce rossa e soccorreva gli incidenti stradali al sabato sera: una mamma che piangeva il figlio morto in macchina e chiedeva perché? Ma erano in 8 in macchina e tutti strafatti… perché? Perché non “perché” è morto ma perché l’uomo è “stupido”? Perché l’uomo cerca il male, lo sa, lo fa, lo opera? Questa è una prima considerazione: non si può non fare un discernimento del male. Tutto il male fa ugualmente male eppure… ). Non è “to poneron” (il male) ma “ho poneros” (il cattivo). Si può dire lo scandalo del male solo dopo aver operato questo discernimento. C’è una enigmaticità del male (il perché) che però si intreccia con cose che non sono enigmatiche e vanno distinte. Tutto è male non allo stesso modo: colpa, biasimo, peccato, morte, dolore… ci sono esperienze diverse. Una prima distinzione potrebbe essere tra male morale (colpevole) e male subito (Ricoeur): definibile come contraddizione a una attesa, al principio del piacere.
Nessuno ha detto una parola più alta di Gesù che dice nelle beatitudini: non opporti al male se fai il bene non puoi fare male al male: il male non può che alla fine volere il male di sé. Il male radicale, se è radicale, se è il grande male, per legge intrinseca deve agnentarsi. Se non trova resistenza se trova di fronte a sé… si rivolegerà contro sé stesso. Il malvagio si vuole male. Questo è il vero mistero. Tutte le teorie della non-violenza alla fine si basano su questa stessa frase di Gesù.