Lo scandalo del male

A cosa fa pensare?

  1. che percepiamo il male come idea di una ingiustizia. questa idea della ingiustizia rende testimonianza alla positività della vita. (scendendo di corsa le scale, una vecchietta dice che bello correre!). Il sì della vita non è ovvio: questo ti dice il dolore. Il male è ingiusto. E’ una questione etica che nasce a un certo punto dello sviluppo (voi fate molti confronti e sentite forte il senso dell’ingiustizia che subite– spesso mescolata a vendetta). E’ la questione di quando visito un campo di concentramento.
    Il cinismo è ciò che distrugge questa positività della vita, con il rischio di distruggere anche il senso dell’ingiustizia (il mondo diventa diviso in fortunati e sfortunati, in “caste” dove non esiste riscatto come in india). Questione di fiducia o di “speranza”? La “speranza” è qualcosa di inutile davvero?
    Giustizia e ingiustizia è classico tema biblico. Luogo privilegiato di Dio.
    Perdere questa positività sulla vita è la cosa peggiore si possa fare (cristianamente si chiama vizio della disperazione): Pietropoli Charmet (cosa farà da grande) pp.
  2. ingiustizia che si manifesta nel dolore è sempre in relazione al dolore dell’altro: quello che percepiamo come massimamente ingiusto è il dolore dell’amato. Non c’è mamma che non dica: perché a lui e non a me. Contro la concezione ingenua del bar che ognuno pensi ai fatti suoi e al proprio egoismo. Scandalo per eccellenza è la sofferenza dell’altro e in particolare dell’innocente. Quello che è massimamente ingiusto è il male dell’altro.
  3. è nell’ordine dell’inevitabile. C’è dell’inevitabile ed è quindi una anticipazione della morte. Noi siamo in una cultura che tende a dimenticare questo. Un figlio a tutti i costi, invece il figlio è “l’inevitabile” oppure con un altro termine c’è dell’ “incostruibile”. Uomo così capace di costruire se non fa memoria del suo non-costruire (inevitabile) il suo costruire diventa un distruggere. Un costruire che distrugge è molto presente nella scienza e tecnologia di oggi. Faticoso arrivare a accettare le cure paliative perché uomo ha riconosciuto che di fronte a queste esperienza tumultuose e che non controlli (esperienza è sempre propria ma mai una proprietà, non è mai qualcosa che controlla e domina l’esperienza