IX domenica dopo Pentecoste

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Alcuni detti di Gesù o si ignorano totalmente oppure non possono non colpire. In tutto il Vangelo, forse queste frasi sono tra le più forti. Si può solo ignorarle del tutto o prenderle sul serio. Si dice che è possibile guadagnare il mondo intero eppure perdere la vita. Come se la vita si potesse davvero sciupare, rovinare, perdere… e magari proprio nell’intenzione di renderla piena e viva. Drammatica possibilità! Come se si potesse essere fatalmente ingannati. Ma come è possibile perdersi? Cos’è questo perdersi?

Non penso si tratti di fare o non fare i peccati. Penso invece a qualcosa più simile alla poesia di Pablo Neruda dal titolo “Lentamente muore” che ad ogni verso inizia dicendo “lentamente muore”: “Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine… Lentamente muore chi evita una passione, chi vuole solo nero su bianco e i puntini sulle i… ecc. E si conclude dicendo: Evitiamo la morte a piccole dosi / ricordando sempre che essere vivo / richiede uno sforzo di gran lunga maggiore / del semplice fatto di respirare!

Tragica possibilità dell’esistenza: essere vivi eppure in parte morti. Come dice anche il poeta Walt Whitman: “andai nei boschi per vivere con saggezza, per succhiare il midollo della vita e per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto”. Perdersi ha a che fare con questa distrazione. Come mi diceva un padre di famiglia ormai anziano: ho passato la vita a lavorare e ora che sono vecchio mi sono reso conto che non mi sono mai accorto del figlio e della moglie che avevo. Come dire “mi ero perso”. Perdersi è una distrazione rispetto al desiderio di vita autentico ed è una risposta alla vita che ci manca. Lo scriveva Kafka nel Castello, dice: «Non sono solo perché ho ricevuto una lettera d’amore, eppure sono solo perché non ho risposto con amore». Forse perdersi è distrarsi rispetto a questo compito fondamentale.

Mi chiedo: chi aveva in mente Gesù tra quelli che pur guadagnando il mondo intero si erano persi? A quali persone avrà pensato dicendo questa frase? Forse avrà pensato ad Marta che si riempiva la vita di preoccupazioni e di impegni, lamentando sempre del troppo da fare… distratta dalle infinite occupazioni. Forse avrà pensato al giovane ricco, che era stato guardato e amato da Gesù in modo speciale, ma non ha avuto il coraggio del salto che lo avrebbe reso libero dalla schiavitù delle sue ricchezze. Forse avrà pensato ai tanti farisei che avevano reso la religione questione di norme e precetti da rispettare, perdendo il cuore della vita autentica. Forse avrà pensato allo stesso Pietro, pronto sempre a fare l’eroe, eppure ancora così legato al suo maestro da volerlo sempre con lui… ancora lontano dal capire che “non c’è amore più grande di dare la vita”.

Forse da soli ciascuno sarà sempre inadeguato alla vita: coltiverà le sue distrazioni mortifere e si accorgerà che tante volte si è perso, distratto da ciò che non era davvero importante. Eppure, il Signore risveglia sempre la nostalgia e non lascia nessuno mai definitivamente perso. Almeno fintanto che questa parola risonano dentro di noi, non saremo mai persi del tutto; fintanto che queste parole ci prendono o magari ci bruciano un poco, avremo sempre la compagnia di chi verrà a cercarci nelle nostre fughe e nelle nostre distrazioni. Sarà come avere ritrovato il Signore, ogni volta da capo.