IV Domenica dopo Pentecoste

Letture

LETTURA Gen 6, 1-22 Lettura del libro della Genesi In quei giorni. [Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro delle figlie, i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli a loro scelta. Allora il Signore disse: «Il mio spirito non resterà sempre nell’uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni». C’erano sulla terra i giganti a quei tempi – e anche dopo –, quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell’antichità, uomini famosi. ] Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni intimo intento del loro cuore non era altro che male, sempre. E il Signore si pentì di aver fatto l’uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo. Il Signore disse: «Cancellerò dalla faccia della terra l’uomo che ho creato e, con l’uomo, anche il bestiame e i rettili e gli uccelli del cielo, perché sono pentito di averli fatti». Ma Noè trovò grazia agli occhi del Signore. Questa è la discendenza di Noè. Noè era uomo giusto e integro tra i suoi contemporanei e camminava con Dio. Noè generò tre figli: Sem, Cam e Iafet. Ma la terra era corrotta davanti a Dio e piena di violenza. Dio guardò la terra ed ecco, essa era corrotta, perché ogni uomo aveva pervertito la sua condotta sulla terra. Allora Dio disse a Noè: «È venuta per me la fine di ogni uomo, perché la terra, per causa loro, è piena di violenza; ecco, io li distruggerò insieme con la terra. Fatti un’arca di legno di cipresso; dividerai l’arca in scompartimenti e la spalmerai di bitume dentro e fuori. Ecco come devi farla: l’arca avrà trecento cubiti di lunghezza, cinquanta di larghezza e trenta di altezza. Farai nell’arca un tetto e, a un cubito più sopra, la terminerai; da un lato metterai la porta dell’arca. La farai a piani: inferiore, medio e superiore. Ecco, io sto per mandare il diluvio, cioè le acque, sulla terra, per distruggere sotto il cielo ogni carne in cui c’è soffio di vita; quanto è sulla terra perirà. Ma con te io stabilisco la mia alleanza. Entrerai nell’arca tu e con te i tuoi figli, tua moglie e le mogli dei tuoi figli. Di quanto vive, di ogni carne, introdurrai nell’arca due di ogni specie, per conservarli in vita con te: siano maschio e femmina. Degli uccelli, secondo la loro specie, del bestiame, secondo la propria specie, e di tutti i rettili del suolo, secondo la loro specie, due di ognuna verranno con te, per essere conservati in vita. Quanto a te, prenditi ogni sorta di cibo da mangiare e fanne provvista: sarà di nutrimento per te e per loro». Noè eseguì ogni cosa come Dio gli aveva comandato: così fece. SALMO Sal 13 (14) L’alleanza di Dio è con la stirpe del giusto. Lo stolto pensa: «Dio non c’è». Sono corrotti, fanno cose abominevoli: non c’è chi agisca bene. Il Signore dal cielo si china sui figli dell’uomo per vedere se c’è un uomo saggio, uno che cerchi Dio. R Sono tutti traviati, tutti corrotti; non c’è chi agisca bene, neppure uno. Non impareranno dunque tutti i malfattori, che divorano il mio popolo come il pane e non invocano il Signore? R Ecco, hanno tremato di spavento, perché Dio è con la stirpe del giusto. Voi volete umiliare le speranze del povero, ma il Signore è il suo rifugio. R EPISTOLA Gal 5, 16-25 Lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati Fratelli, vi dico: camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne. La carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste. Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge. Del resto sono ben note le opere della carne: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere. Riguardo a queste cose vi preavviso, come già ho detto: chi le compie non erediterà il regno di Dio. Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c’è Legge. Quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri. Perciò se viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito. VANGELO Lc 17, 26-30. 33 ✠ Lettura del Vangelo secondo Luca In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai discepoli: «Come avvenne nei giorni di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo: mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece morire tutti. Come avvenne anche nei giorni di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; ma, nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece morire tutti. Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà. Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva».

Il Vangelo di oggi credo sia più comprensibile richiamando il suo contesto.
Anzitutto, Gesù è in cammino verso Gerusalemme. È un viaggio anche simbolico nel Vangelo di Luca: i discepoli vanno con Gesù vanno verso una meta, non girano a vuoto o senza senso, ma arriveranno al momento della scelta di Gesù di donare la vita e tutto punta lì.

Questo contesto, il viaggio verso quella meta, è importante per capire il brando di oggi. Ci sono momenti della vita dove si lavora, si fatica, si vive la quotidiana battaglia delle vicende (come ai tempi di Noè o Lot), ma non si sa dove si sta andando, non si sa il perché, non si sa dove ci porta tutti questo. Invece, Gesù sta su un cammino che ha una pretesa: c’è una destinazione, c’è un perché, c’è un arrivo… e questo è quello che preghiamo ogni giorno nel Padre Nostro: “venga il tuo Regno”. Il Regno, la presenza di Dio tra noi, la sua signoria (questo il significato della parola Regno) è lo scopo ultimo del nostro camminare e affannarci.

Ieri sera un amico mi raccontava questo fatto: lavora presso un fondo di investimento e il suo capo ha appena ricevuto un’auto da più di duecento mila euro, qualcosa che ci farebbe strabiliare tutti. Il mio amico gli chiede: “ti è piaciuto?” e la risposta è del capo è stata “abbastanza”. Forse non riesco a rendere l’idea ma quello che si è chiesto questo mio amico in quella situazione è se tutto il suo lavorare, tutto il lavorare del suo capo, hanno come scopo alla fine qualcosa che non soddisfa neanche il nostro desiderio. Detto in altri termini, si chiedeva questo mio amico: lavorerò un domani fino alle dieci di sera per qualcosa che è come una bella automobile che dopo che l’hai comprata già non ti soddisfa più oppure per che cosa? C’è un “Regno” per il quale il mio lavoro ha senso?

Su questo cammino di Gesù, i Giudei fanno a Gesù due domande: “quando” e “dove” questo “Regno” si realizzerà? Quando e come avrò la certezza che la mia fatica ha un senso buono e giusto e che quella Signoria non è una pia illusione? Sono due domande intrecciate tra loro, tant’è vero che Gesù alla domanda sul quando risponde dicendo il dove e alla domanda sul dove risponde indicando il quando.

In estrema sintesi posso dire che Gesù risponde in due modi: Quando verrà il Regno? Non viene in qualche luogo (dicendo è qui o è là), perché il Regno è dentro di voi (in voi, o in mezzo a voi); Gesù risponde dove. Dove verrà il Regno? Qui, Gesù risponde quando: il Regno verrà nella quotidianità di Noè o di Lot, quotidianità fatta dell’intreccio tra giusti (Noè, Lot, Gesù) e malvagi, uniti come la zizzania e il grano buono, ma in modo imprevedibile. Senza voltarsi indietro, senza pensare di stare per perderci, in realtà, dentro l’esperienza della sofferenza dell’innocente, di Gesù condannato dal Sinedrio, ci sarà il germe della resurrezione.  

Dove: dentro di voi. Quando: in modo imprevisto e imprevedibile (rovesciando vincitori e vinti).

Due brevi commenti su queste due affermazioni.
1) Non c’è nessuna fuga o nessuna circostanza esterna che davvero ci salvi o ci schiacci. La questione è in noi stessi. Spesso pensiamo che a salvarci saranno le vacanze, sanno tempi o luoghi migliori e più belli, sarà un futuro un’Italia o una politica più oneste… sono utopie. Alla fine, in qualunque luogo ci ritroviamo ci ritroviamo sempre con noi stessi e il modo con il quale impariamo a voler bene sarà sempre la vera questione del Regno. Possono esserci luoghi e momenti più rilassanti e felici, ma alla lunga la vera questione è imparare a cambiare quello che siamo dentro di noi. In altere parole: non è a Ibiza o alle Mauritius la nostra felicità, è nella quotidianità dalla quale non possiamo scappare.

2) Nel tempo dove vorremmo rendere tutto prevedibile, il Regno accade sempre dove non ce lo aspettiamo, stupendo anche noi stessi. Noi che viviamo di continue previsioni: previsione del tempo, previsioni sui virus, sui mercati, sul Pil, sulle preferenze politiche… per noi dove tutto è un prevedere, dobbiamo ricordarci che il Regno sta ben oltre ciò che crediamo di poter calcolare. Anche e soprattutto, ogni volta che –come Noè o Lot– sembra avere vinto il male o l’ingiustizia. Dove il debole sembra essere schiacciato definitivamente dal più forte, chi ci pare perdere la propria vita amando, se attendiamo un poco ci stupiremo, contro ogni calcolo e prevedibilità della vita.