IV domenica di Quaresima

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Mi ha sempre colpito un particolare di questo vangelo: il senso pratico del cieco nato. Sembra non abbia studiato teologia, sappia poco della fede e alla domanda “Credi nel Figlio dell’uomo” risponde bonariamente “E chi è?”. Tuttavia sa vedere quello che gli è successo, e ciò che accade è sufficiente alla sua fede. Come dire: esiste un senso universale del bene che non ha bisogno di interpretazioni, si capisce da solo e da solo basta alla fede. Oggi pensiamo che tutto sia interpretabile, tutto sia complesso, tutto abbia molteplici letture… ma abbiamo poi l’impressione di non arrivare a nulla di solido e di stabile. Invece, c’è un bene che è universalmente comprensibile.

Faccio un esempio. Questa settimana sono andato in gita con alcune classi di scuola e ho pranzato con un gruppo di docenti accompagnatori. I miei colleghi di scuola non sono mediamente persone di Chiesa o credenti. Così, uno di questi mi dice: “tu lo sai don come la penso sulla fede ecc., tuttavia non posso non riconoscere che mio figlio è stato salvato dall’oratorio. Sai, l’annata delle sue classi era in oratorio fatta da ragazzi in gamba e il prete ha saputo tenerli assieme, così mio figlio è cresciuto in oratorio. E –aggiunge– la cosa bella che vedo anche ora che è grande è che nonostante tutto con quegli amici si sente ancora e mi stupisce come si aiutino davvero a vicenda”. Ecco, quando un figlio ti viene “salvato” c’è un bene universale e non importa di quale partito sei.

Ciò che tuttavia in questa pagina ci viene ricordato è che questo bene può anche essere ostacolato, può non essere riconosciuto nella sua origine (come una grazia o un miracolo), può essere oltraggiato e non creduto. A fare questo è solo l’ideologia. Dove ci sarebbe da dire “è grazia!” si inizia a sospettare altro. L’ideologia è ciò che non permette di vedere la realtà nella sua semplicità. Accade quando uno “ha già deciso”, “sa già come vanno le cose” e non vede più la sua vita. Fa impressione quante volte i farisei vogliano farsi ripetere la storia. Oggi assistiamo ancora a scontri ideologici anzitutto dentro di noi quando emerge la considerazione un po’ cinica che “tanto già sappiamo” come vanno le cose.

Cosa possiamo fare? Tanti miracoli non siamo più in grado di ripeterli. Guarire un cieco nato è qualcosa che non sono in grado di fare. Però c’è ancora un miracolo che non ci è stato tolto. Quello che indica San Paolo nella seconda lettura, quello che ricorda quel padre mio collega di scuola: vivere in comunità. Vivere amicizie che siano più vere e autentiche di quelle tra colleghi o compagni di classe o amici del bar. Amicizie che rimangano nel tempo; ciò che ha fatto dire a quel padre “mi stupisce come ancora si aiutino a vicenda”. Ecco, quando questo accade è il miracolo più grande che possa succedere, un bene universale che solo chi è ideologicamente schierato può non vedere o non apprezzare.