IV domenica di Quaresima

Es 34,27-35,1; Sal 35; 2Cor 3,7-18; Gv 9,1-38b

Non posso non commentare questo vangelo alla luce di quanto abbiamo vissuto ieri. Mi sono accorto che sempre abbiamo bisogno di qualcuno che “ci apra un po’ gli occhi“. E’ quello che Francesco riesce a testimoniare con grande semplicità ed è qualcosa che si deve risvegliare in noi piuttosto che solamente capire: se siamo ripiegati su noi stessi e sui nostri problemi diventano tristi e chiusi, se impariamo a vedere la realtà e gli altri allora si incontra il Signore. Francesco è capace di smascherare gli inganni che il nostro tempo vuole far passare per qualità umane o per fatti normali: il principio assoluto del guadagno o dell’eccellenza, l’assenza del tempo, la distruzione della famiglia, le povertà nascoste… così noi ritorniamo a vedere le cose vere, le cose che davvero contano. E lo fa così come accade nel vangelo dove si guarisce dalla cecità più che per un buon discorso per l’agire concreto di un uomo (Gesù), per la sua vicinanza, per un suo comando.

La seconda osservazione riguarda la semplicità del cieco nato. E’ un uomo pratico che non sembra conoscere molto la religione, non sa le regole del sabato né chi sia il “figlio dell’uomo”… tuttavia sa cosa funziona e cosa no, sa cosa gli è accaduto. Senza troppa filosofia si accontenta dei fatti. Il lungo dialogo con i farisei mostra come una ideologia, un troppo ragionare, possa far dimenticare la realtà dei fatti. I ragionamenti farisaici possono essere così ostinati e forti da far travisare tutta la realtà… pur di sostenere il nostro punto di vista. Così conosco persone che si rovinano la vita con ragionamenti e continuano a pensare e pensare (sul futuro o sul passato, sui “se” e sui “ma”) senza vedere la realtà della loro vita…
Così è stato per me questo milione di persone accorse al parco di Monza. Si possono fare mille ipotesi sul perché e sul come, si può riflettere sul pontificato del papa… ma qui c’è una evidenza che non può essere taciuta. Lungo la fiumana di gente che dalla stazione andava al parco ho incontrato molti ragazzi (alcuni mie studenti di scuola che non ne vogliono sapere di religione) e, sarà stato anche per una effimera curiosità, però erano presi da una domanda buona: vedere chi era quella persona stanca e vecchia, ma forse non solo… Già, perché un milione di persone è accorsa festosa al parco? Per una persona?

Mi viene in mente quanto racconta il Manzoni nei “Promessi sposi”. L’innominato non è un uomo religioso o avvezzo alla teologia. E’ un uomo pratico, dell’agire e del domino. Tuttavia, viene messo in crisi dall’incontro strano con una donnetta indifesa (Lucia). Passa la notte preso da quelle domande che non si possono cancellare del tutto dal cuore dell’uomo, sul senso e sulla giustizia del proprio agire. Tormentato tutta la notte si alza e, alle prime luci dell’alba, vede fuori dal suo castello una fiumana di gente allegra e festosa che accorre. Perché accorre? Mosso dalla curiosità di tanta folla si informa e scopre che accorre per il cardinal Borromeo che era quel giorno in visita pastorale. Così viene attraversato dalla domanda sul perché la gente vada da lui tanto numerosa (cosa avrà quest’uomo di tanto speciale?) e poi dal dubbio che in quel luogo possa trovare qualcosa per sé, qualche risposta alle sue domande…

A volte bisogna fidarsi di questa curiosità che la realtà stessa ci sollecita: un cieco nato guarito in modo strano o un milione di persone al parco. E, senza inquinare la realtà dei fatti dai sofismi farisaici, sperare di trovare anche per sé qualcuno che sappia tirarci fuori dalle piccole o grandi angosce della vita, mostrandoci la via.