IV domenica di quaresima

Es 17,1-11; Sal 35; 1Ts 5,1-11; Gv 9,1-38b

Il racconto del vangelo di oggi mi sembra una stupenda descrizione di cosa sia una ideologia. Penso all’atteggiamento dei Giudei che proprio non riescono a vedere ciò che appare evidente perché premettono la loro decisione a ciò che è realmente accaduto. Ogni ideologia funziona così: premette una idea o una convinzione al manifestarsi di una realtà. Come se il proprio pensiero –sempre così fortemente legato alla propria identità– fosse più importante della realtà. Interessante notare che ogni ideologia è sempre una strategia di difesa: i Giudei devono difendere la loro religione, i genitori del cieco devono difendere la loro posizione ecc. L’unico che nulla ha da difendere sembra proprio essere il cieco che non sa nulla del Messia (“chi è costui perché io creda in lui”), ma proprio questo gli permette di vedere realmente. Non a caso il brano si conclude con una frase sulla capacità di vedere, Gesù rivolto ai farisei dice: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimane».

Nel passato abbiamo vissuto forti ideologie che hanno prodotto grandi scontri. Si combatteva in nome del pensiero e chi ha vissuto il ’68 lo sa. Oggi, sembra che tutto ciò che sia finito e che le ideologie forti siano scomparse. Tuttavia, io credo che questa pagina sia attuale ancora oggi, perché se sono scomparse le ideologie forti sono apparsi le piccolo ideologie. Se è vero quanto detto, è difficile non avere nulla da difendere e far prevalere la realtà sul pensiero. Lo si vede bene a scuola o nei dibattiti televisivi: tutto parte dal presupposto che devi convincere chi non la pensa come te, appunto, si dice “dibattito” con un riferimento alla lotta.

Intravedo oggi due ideologie presente. C’è una ideologia contro la chiesa che inizia a essere particolarmente faziosa. Io potrei raccontare fino a domani decine di storie di ragazzi in qualche modo “salvati” dall’oratorio, da una comunità. Educati grazie al loro camino di fede a una dedizione verso la società, verso gli altri… tutto ciò ha, sopratutto dalle nostre parti, una evidenza che è come quella del cieco nato (basterebbe raccontare della caritas qui da noi…). Eppure, tutto ciò non ha alcuna evidenza o è visto da alcuni nel sospetto di un secondo fine, nella trama immaginaria e irreale di una Chiesa matrigna che -non si sa dove- ci guadagnerebbe sopra per alti fini…
Dobbiamo essere accorti perché questa ideologia oggi rischia di dividerci e l’unico rimedio resta una “genuina” onestà che nulla ha da difendere ma che cerca la realtà, come quella del cieco nato.

C’è una seconda ideologia che intravedo. La difesa estrema di una certa forma religiosa cattolica, che da millenni si è imposta, senza vedere che il Signore opera anche al di fuori della nostra cerchia e addirittura della nostra religione. Se stiamo attaccati al Signore sappiamo intravedere la fonte e l’origine di ogni miracolo, ma senza sospetti e sapendoci anche stupire perché opera dove non non immaginavamo.
Difendere l’appartenenza ecclesiale come unico luogo dell’agire di Dio è anch’essa una forma ideologica. Se penso ai nostri ragazzi vorrei saper vedere questo: che il Signore opera sempre anche tra di loro (anche in quelli ormai lontani da ogni sacramento) e si distingue il suo agire perché non chiede davvero nulla (il “cieco” non sa nulla di religione). Eppure nella vita di quelle persone compara la certezza che qualcuno o qualcosa è venuto per te a salvarti. E noi sappiamo che questo si chiama Vangelo.