IV domenica di Avvento

Is 40,1-11; Sal 71; Eb 10,5-9a; Mt 21, 1-9

Penso che questa lettura possa sembrare poco natalizia e più pasquale. Tutti noi ricordiamo infatti che da questo momento inizia la passione del Signore e che da qui a poco quella folla riconoscente sarà pronta a urlare “Barabba”. E’ l’ambiguità di questo riconoscimento e forse anche del nostro. Penso che nella storia di Cristo si dipanino tutti i momenti che si dispiegano anche nella nostra vita. La vita spirituale non è tutta uguale, tutta riconoscimento festoso, tutta un “benedetto colui che viene!”. La vita spirituale ha in sé tante contraddizioni: crescite e decrescite, momenti di presenza vicina del Signore come momenti di reale paura. Continuamente lo riconosciamo e lo tradiamo perché il Signore è incarnato nella storia e nell’umano. Forse per questo merita leggere questa pagina così pasquale: per sfatare la retorica della nascita di Gesù con qualcosa di più vero e drammatico. Ovvero, che anche questo Natale potrebbe contenere festa e tristezza al tempo stesso.

Tuttavia, siamo ora invitati a pensare al Signore che viene. Quando è venuto? Quando l’abbiamo riconosciuto presente? Dalla mia esperienza mi accorgo che per quanto ci diamo da fare non decidiamo noi i momenti della sua vicinanza. Nemmeno possiamo “portare il Signore agli altri”, al più possiamo cercare di portare il puledro o l’asina. Anche nella mia vita è andata così: quando lui si fa presente cade il dubbio che ci possiamo essere sbagliati. Ricordo quando da ragazzo si tornava con il cuore gonfio: c’è una pienezza della vita che si rivela in alcuni incontri che riconosciamo accadere per noi e senza che noi ce lo meritiamo. Così quanto ci si innamora o ci nasce un figlio. E’ la stessa pienezza che vorremmo durasse all’infinito, è il risvegliarsi in noi di una fiducia verso la bellezza della vita. Perché la folla lo acclama? Perché aveva risvegliato in essa la fiducia nella loro umanità, la fiducia dei figli che vengono guariti. “Benedetto!” sgorga dal cuore: benedetto quel momento nel quale “quel volto amato” mi ha visitato. “Benedetto” è il nome del Signore che irrompe nella vita. Quanto lo hai potuto riconoscere presente, risvegliando in te quella fiducia e quella non-solitudine, quando? — lo sai soltanto tu.

Custodire l’ingresso di Dio nella nostra vita, ricordarci di quando lo abbiamo incontrato e non rassegnarci al vivere nello scorrere dei giorni ripetitivi e scontati senza che nulla ci dica più niente, ma tornare a desiderarlo venire è anche questo “preparare il Natale”.