Introduzione alla veglia per le vocazioni a Erba

Vocazione è una chiamata. Prima di essere una scelta, prima di poterne cercare il perché e magari spiegarlo agli amici, prima di desiderarlo o rifiutarlo, la vocazione cristiana è sentita come una chiamata. Allora, prima di andarla a cercare e ancor prima di poter pregare per essa, la vocazione è una Parola che cerca. Una parola che chiede, domanda, provoca. Magari ad un certo punto della nostra vita oppure per anni, da piccoli o da adulti – tutto questo non importa, perché ciò che importa è che questa Parola che viene a noi non sia la nostra: non sia prodotta da noi, non sia il nostro pensiero, o frutto della nostra logica. Nessuno potrà dire in assoluto cosa e dove sia questa Parola: può essere una storia, un fatto, un volto, un uomo, un racconto, il Vangelo stesso. Ma ciò che ci permetterà di misurane la sua qualità è che non è nostra. Se fosse nostra, allora potremmo sbagliarci e ci sentiremmo insicuri. Se è la Parola, questa diventa un fatto solido, un appiglio incrollabile. E nessuno potrà mai sostituire questa Parola: nessuno potrà mai inventare o spiegare partendo solo da sé le sue decisioni. O essa c’è e chiama o essa non c’è ed ogni altra scelta sarà destinata a morire.

La veglia di questa sera vuole aiutarti a meditare il mistero di questa Parola che chiama. E’ pensata come una risonanza alla parabola di Gesù del seme lanciato in un campo. Noi ogni giorno ci incontriamo con dei piccoli semi. In qualsiasi stagione o terreno ci troviamo, sotto qualunque tetto del mondo abitiamo, qualunque sia il frutto, il mistero della vocazione è mistero di questo incontro.