Immacolata Concezione

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Noi crediamo ci sia stato un tale slancio e una tale fiducia nella vita di Maria, come noi non saremmo stati capaci. L’assenza del suo peccato è visibile non tanto perché conosciamo ogni sua singola azione, ma perché guardiamo a come ha risposto alla sua vocazione. Ci basta questo anche se poi della sua vita sappiamo pochissimo. Noi ogni tanto non capiamo la nostra vocazione, ma altre volte siamo bravi a far finta di non capire. Siamo furbi nel non dire un vero sì o un vero no a ciò che Dio e la coscienza ci suggerisce: diciamo tanti “mezzi sì”. Maria non dice: “questa volta mi rendo disponibile e poi vedrò”, oppure “per adesso mi fido e poi staremo a vedere”. Sono le forme dei nostri “mezzi sì”: “non oggi, penso forse domani se posso”, oppure “domani sarò migliore, domani pregherò, farò del bene, domani”. Come diceva Giorgio Gaber in una sua canzone: “la rivoluzione? oggi no, domani forse, ma dopodomani sicuramente”. Anche il Signore se la prende con quelli che dicono dei “mezzi sì” o dei “sì mancanti”. Ricordate quel tale che gli si avvicina e dice: “Signore ti seguirò ovunque tu andrai… però oggi lasciami andare a sistemare le cose di famiglia”… Ricordate la risposta del Signore?

Così spesso siamo noi: non cattivi, non svogliati o in cattiva fede, ma ancora pieni di sospetto nei confronti di Dio, presi in troppe cose che stanno sempre prima, con solo “metà” fiducia nel Signore. E’ impossibile per noi avere la fiducia dei bambini, però siamo convinti che Maria abbia agito diversamente, come noi non saremmo stati capaci. Per questo pensiamo sia stata anch’essa un’opera della Misericordia di Dio e non solo il merito di una donna. Per questo diciamo che la misericordia di Dio ha preservato qualcuno dalla contaminazione umana che insegna il sospetto e la sfiducia che ci portano ai nostri “mezzi sì”.

Questo “disegno di Salvezza” da parte di Dio, questa “predestinazione” di cui parla Paolo –che non è un “privilegio” riservato a qualcuno perché si tratta di una vita dura che gli è stata riservata, carica di non meno prove della nostra– veniva insegnata con una parola semplice. C’era una parola della tradizione che insegnava a guardare nella quotidianità, come nella storia, questo progetto di Dio per noi, era la parola “provvidenza”. Provvidenza era la consapevolezza che in qualche modo, a noi misterioso, Dio agisce con cura tra le vicende degli uomini e non li abbandona. Così è accaduto per Maria e così accade per noi. Noi invece, alla parola “provvidenza” abbiamo sostituito la parola “destino”. Ma il destino è qualcosa di ambiguo, può essere il bene o il male e così il futuro e il prossimo si macchiano di un grigio sospetto. Invece, nella provvidenza si confida ma anche della provvidenza si ha bisogno. Forse non la si insegna per questo: perché non si insegna a chiedere e a confidare nella bontà degli altri. Gli altri li vediamo sempre un po’ come approfittatori, con secondi fini e tra noi aumenta la paura. Così, i rapporti umani, i rapporti con il vicinato o con i colleghi o con gli sconosciuti, diventano carichi di sospetto diffidente. Anche il nostro futuro diventa ombroso, incerto, in balia del caso o della sfortuna.

La provvidenza non è il fatalismo, ma la costatazione che già tante volte siamo stati aiutati e salvati gratuitamente. Questo disegno di Dio è già stato presente e vero nella nostra storia. “La Provvidenza mi ha aiutato finora; m’aiuterà anche per l’avvenire” dice Renzo nei Promessi Sposi, insegnando così a guardare la storia e a ricordarci di ciò che abbiamo già affrontato. Ma l’immagine più bella di questa Provvidenza che non abbandona gli uomini è per me nel capitolo XVII di quel quel romanzo, quando Renzo, uscito dall’osteria dove si è fermato per rifocillarsi, vede una famiglia che chiede l’elemosina, così malmessa che neanche riesce a parlare, ma solo tende la mano. Allora, scrive Manzoni:

“La c’è la Provvidenza!” disse Renzo; e, cacciata subito la mano in tasca, la votò di quei pochi soldi: li mise nella mano che si trovò più vicina, e riprese la sua strada. La refezione e l’opera buona (giacché siam composti di anima e di corpo) avevan riconfortati e rallegrati tutti i suoi pensieri. Certo, dall’essersi così spogliato degli ultimi danari, gli era venuto più confidenza per l’avvenire, che non gliene avrebbe dato il ritrovarne dieci volte tanti. Perché, se a sostenere in quel giorno que’ poverini che mancavano sulla strada, la provvidenza aveva tenuti in serbo gli ultimi quattrini di un estraneo, fuggitivo, incerto anche lui del come vivrebbechi poteva credere che volesse poi lasciare in secco colui del quale s’era servita a ciò, e a cui aveva dato un sentimento così vivo di sé stessa, così efficace, così risoluto?”