Immacolata concezione della Beata Vergine Maria

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Più di duemila anni fa, una donna è nata diversa da tutte le altre: senza il peccato originale. Qualche settimana fa, in Cina sono nate due gemelle anch’esse diverse da tutte le altre: geneticamente modificate e immuni al virus dell’HIV. Vorrei confrontare queste due notizie date all’umanità, una antica e l’altra moderna. L’ultima sembra molto più interessante della prima: i figli (forse tutti) potrebbero nascere senza poter prendere alcune malattie. Moriranno ugualmente –si intende– ma l’uomo è arrivato a poter mettere le mani sulla sua natura, sui codici delle cellule e a sentirsi come Dio. Non sappiamo cosa ne uscirà del tutto (un uomo migliore o qualche mostro?) tuttavia appare come un prodigio.

Eppure, viene da farsi una domanda: possiamo davvero cambiare la nostra natura come fossimo Dio? Fino a che punto possiamo cambiare la vita? A me oggi, questa festa mariana, ricorda che non possiamo modificare tutto, anche se mettiamo le mani sul DNA! C’è qualcosa di essenziale che non sta in mano nostra e neanche nelle mani degli scienziati cinesi. Che cosa? Penso: il sospetto che la vita abbia un destino amaro, che gli altri siano contro di noi, che la Natura sia matrigna (perché ci fa nascere per morire), che Dio ci sia nemico o che nulla abbia senso. C’è un uomo che forse non sia immune dalla peggiore malattia al mondo: la paura degli altri e la paura del non-senso della vita? Ci potrà mai essere un uomo vero e libero che non abbia avuto anche solo il sospetto che ciò che dona vada soltanto sprecato? Dice il Serpente ad Adamo: “forse non ti ha proibito questo frutto perché non vuole che diventi come lui?”, come dire: ti insegno il sospetto che la vita sia un po’ una fregatura. Potremo essere modificati geneticamente quanto vogliamo, ma potremo anche essere immuni al nostro cinismo, mantenere per sempre uno sguardo innocente sulla vita?

Però una donna è stata sottratta a questo sospetto: Maria. Lei per grazia di Dio –e non per volere di qualche scienziato che vuole farsi come Dio– è nata senza questo sospetto originario. E subito ci viene la domanda: perché solo lei? Perché non anche noi? Perché tutta questa “purezza”, “immacolatezza”, “bianchezza” –parole “ambigue” che usa questa liturgia come fosse stata una vita tutta facile– perché solamente a lei? Perché questo privilegio? Ma non appena ce lo chiediamo, ecco che di nuovo riemerge il sospetto, la nostra non fede. Il sospetto che tutto ciò sia stato contro di noi. Ma davvero vorremmo fare cambio? Pensate a che vita ha avuto questa donna: siamo duemila anni fa, senza antibiotici, con un marito che voleva “congedarti”, con un figlio nato senza un rapporto e che poi diceva di andare a morire… E vi immaginate una mamma dopo tutte quelle fatiche a metterlo al mondo… vedere suo figlio morire così? Ci pensate? Chi avrebbe sopportato questo senza maledire Dio e senza maledire il figlio stesso che si era scelto questa strada? Come avrebbe potuto accettare e crescere questo figlio sospettando di Dio e del suo progetto su di sé?

Davvero un “privilegio”? Un “privilegio” per noi! Per noi che ora possiamo guardare a Gesù imparando da lui a toglierci quel dubbio tremendo sulla vita e su di Lui! Il dubbio che nelle cose più vere della vita ci siamo solamente ingannati! Che importa se nasciamo immuni dai virus, manipolati nei geni fino a quanto vogliamo, se poi odiamo la vita; se poi malediciamo noi stessi o gli altri?