III Domenica dopo il Martirio

Letture

LETTURA Is 11, 10-16 Lettura del profeta Isaia In quel tempo. Isaia parlò, dicendo: «In quel giorno avverrà che la radice di Iesse sarà un vessillo per i popoli. Le nazioni la cercheranno con ansia. La sua dimora sarà gloriosa. In quel giorno avverrà che il Signore stenderà di nuovo la sua mano per riscattare il resto del suo popolo, superstite dall’Assiria e dall’Egitto, da Patros, dall’Etiopia e dall’Elam, da Sinar e da Camat e dalle isole del mare. Egli alzerà un vessillo tra le nazioni e raccoglierà gli espulsi d’Israele; radunerà i dispersi di Giuda dai quattro angoli della terra. Cesserà la gelosia di Èfraim e gli avversari di Giuda saranno sterminati; Èfraim non invidierà più Giuda e Giuda non sarà più ostile a Èfraim. Voleranno verso occidente contro i Filistei, insieme deprederanno i figli dell’oriente, stenderanno le mani su Edom e su Moab e i figli di Ammon saranno loro sudditi. Il Signore prosciugherà il golfo del mare d’Egitto e stenderà la mano contro il Fiume. Con la potenza del suo soffio lo dividerà in sette bracci, così che si possa attraversare con i sandali. Si formerà una strada per il resto del suo popolo che sarà superstite dall’Assiria, come ce ne fu una per Israele quando uscì dalla terra d’Egitto». SALMO Sal 131 (132) Grandi cose ha fatto il Signore per noi. Il Signore ha giurato a Davide, promessa da cui non torna indietro: «Il frutto delle tue viscere io metterò sul tuo trono!». R Sì, il Signore ha scelto Sion, l’ha voluta per sua residenza: «Questo sarà il luogo del mio riposo per sempre: qui risiederò, perché l’ho voluto. R Là farò germogliare una potenza per Davide, preparerò una lampada per il mio consacrato. Rivestirò di vergogna i suoi nemici, mentre su di lui fiorirà la sua corona».R EPISTOLA 1Tm 1, 12-17 Prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo Carissimo, rendo grazie a colui che mi ha reso forte, Cristo Gesù Signore nostro, perché mi ha giudicato degno di fiducia mettendo al suo servizio me, che prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia, perché agivo per ignoranza, lontano dalla fede, e così la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù. Questa parola è degna di fede e di essere accolta da tutti: Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, il primo dei quali sono io. Ma appunto per questo ho ottenuto misericordia, perché Cristo Gesù ha voluto in me, per primo, dimostrare tutta quanta la sua magnanimità, e io fossi di esempio a quelli che avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna. Al Re dei secoli, incorruttibile, invisibile e unico Dio, onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen. VANGELO Lc 9, 18-22 ✠ Lettura del Vangelo secondo Luca In quel tempo. Il Signore Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia; altri uno degli antichi profeti che è risorto». Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».

Un possibile commento a questo vangelo può iniziare cercando di mostrare quanto non sia scontato porsi la domanda: “chi dite che io sia?”. Per quando Gesù sia sempre sulla bocca di noi preti e per quanto possiamo chiamarci cristiani, non è affatto detto che nasca un interesse personale a voler rispondere a questa domanda.

Inizierei con il dire che è una strana domanda. Ci sono solo due contesti, nella nostra quotidianità dove noi stessi porremmo una domanda simile: quando per esempio siamo davanti a qualcuno che non ci considera o che crediamo abbia sbagliato opinione su di noi; allora possiamo dire, magari con tono talvolta di superiorità: “ma con chi crede di parlare questa persona”. Cioè quando veniamo approcciati da qualcuno che non ci tratta come vorremmo o che non ci dà il ruolo che ci aspettiamo… allora magari diciamo: “ma chi pensa che io sia?” o “non ha capito nulla di me”. Ovvero, dove è stato mancato un riconoscimento: non mi parli o non mi guardi come mi aspetto, allora ti chiedo cosa pensi della mia identità.  
L’altro grande ambito della vita dove noi porremmo agli altri una domanda simile è nella vita affettiva, ovvero quando dobbiamo domandarci della serietà o meno di una relazione affettiva. Per esempio, quando un ragazzo chiede a una ragazza di uscire una sera o la invita a casa, può essere che a un certo punto la ragazza chieda: “va bene, ma dimmi chi sono io per te”.

“Chi sono io per te?” è una domanda che nasce quando si vuole mettere a fuoco una aspettativa, una pretesa, un ruolo che si deve riconoscere all’altro. Non semplicemente dunque una mera “conoscenza”, possiamo anche conoscere molte cose dell’altro, ma non esserci decisi in nulla. Il moroso può anche conoscere molto della sua ragazza ma non essersi ancora deciso in nulla. Quando le dirà invece: “per me tu sei la mia ragazza” per esempio, ecco che esprime non solo una conoscenza ma anche una decisione. Detto in altri termini: dietro questa domanda di Gesù credo se ne nasconda un’altra: non solo cosa ho capito io di Gesù (cosa so dal Vangelo) ma anche che “rapporto devo avere con lui”, “che pretesa ha questo uomo con me e con la mia vita”.
Credo che il punto sia questo: l’insegnamento di Cristo e la sua persona hanno una pretesa enorme: quella di parlare di Dio, chiamarlo Padre, dirci cosa significa amare e voler bene, cosa rimarrà come autentico e cosa sparirà come un rimorso…
La domanda suona allora: “ma tu ci credi sì o no”. È come l’out-out che quelle morose pongono ai loro ragazzi: se vuoi che andiamo avanti devi dirmi chi sono per te. In questo senso è una domanda che vuole spazzare via ogni indifferenza, vuole far prendere una decisione più che assicurarsi una chissà quale conoscenza: se il ragazzo non vuole rispondere, la ragazza smette di uscire con lui (di solito). Non cogliere la pretesa di questa domanda è già rispondere negativamente.

Una seconda osservazione è che di fronte a una domanda così, ho la sensazione non saremo mai in grado di rispondere appieno e definitivamente, ma il fatto di sentirla come domanda urgente per noi, di capire che essa mette in moto qualcosa, ovvero chiede delle scelte, tutto ciò resta la cosa importante. Infondo, anche chi dice alla propria ragazza: “tu sei la mia ragazza o sei mia moglie” non può dire di aver capito tutto o di conoscere tutto, al contrario c’è e ci sarà sempre qualcosa che sfugge dell’altro, qualcosa che non sapremo mai del tutto.
Così con Gesù: non saremo mai in grado di dare una risposta esaustiva e molte sono le cose che non riusciamo ad afferrare del tutto. Non solo perché i vangeli sono in realtà molto scarni e talvolta anche indecifrabili; in altre parole, essi non sono come un bel romanzo moderno con tanto di introspezione psicologica del personaggio. Assomigliano a una raccolta di detti o di fatti molto stringati, spesso senza un vero contesto, talvolta non così chiari. Non solo per questo: molto di più perché sappiamo che è il Cristo della fede che ci interessa davvero. È quel Gesù vivo che incontro negli altri, che è contenuto nello sguardo di chi mi ama o di chi sono capace di amare.
C’è e credo ci sarà sempre, in altre parole, uno scarto tra ciò che noi diremo di aver capito e ciò che è la realtà, ciò che Gesù dirà di sé. Nel vangelo è anche lo scarto tra la risposta di Pietro che dice “tu sei il Messia” e il titolo di “Figlio dell’uomo” che dice Gesù di sé. Tra queste due definizioni, che possono restare nebulose entrambe, c’è però una crisi. Pietro va in crisi quando non capisce perché Gesù deve venire ucciso… non è così il Messia.

Anche tutta la storia di noi credenti può essere riassunta in un continuo avvicinamento ed allontanamento, senza mai poter raggiungere pienamente la meta. Ma la domanda non era “hai capito totalmente chi sono?” ma “chi sono per te” e aggiungerei “oggi”. Prendi posizione, domani sicuramente ci sarà poi qualche altro dubbio, qualche altra delusione all’orizzonte, ma di nuovo ti si riproporrà la stessa domanda e sarai spinto a prendere posizione ancora. E ancora ancora. Non si finisce mai.
Per chi ha incontrato Gesù davvero sa che non è facile svicolare da questa domanda, forse la vita stessa è il tentativo di rispondere e talvolta anche tentare di dimenticare la presuntuosa domanda che ci fa Gesù: “tu chi dici che io sia?”.