III Domenica di Quaresima

Es 32,78-13b; Sal 105; 1Ts 2,20-3,8; Gv 8,31-59

“Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi”.

1) Non mi sembrano parole attuali. Libertà mi pare essere un potere e, nell’immaginario dei ragazzi (gli adulti ormai sono più saggi) un potere di acquisto. Uno è liberò quando “può”, meglio quando può acquistare. Acquistare non solo cose, ma anche “diritti”, “esperienze”.
Torno da una settimana bianca con dei ragazzi delle medie. Mi ha colpito un episodio: rimproverato un ragazzo che ha fatto lo stupido tutta la notte, gli dico: “tu domani non scii”. E la riposta è stata: “ma io sono libero di fare quello che voglio, sono libero di andare a sciare, perché ho pagato”. Perché ho pagato, ho un potere che mi rende libero. Le parole di Gesù mi sembrano più attuali che mai, “dite di essere liberi ma siete schiavi”. Dovete “diventare liberi?”.

2) Dove sta il peccato di cui siamo schiavi? Perché non può avere ragione il mio ragazzo che dice “sono libero, cioè posso perché ho pagato”? Perché non dovrebbe avere ragione lui?

Perché lui stesso sa benissimo che quando dice così è schiavo del portafoglio della mamma, è schiavo della sua condizione sociale o della “fortuna” di dove è nato e più radicalmente è schiavo del suo “volere” più o meno capriccioso. Così molti dicono: cosa hai da insegnarci tu e il Vangelo? Noi stiamo bene, abbiamo famiglia, abbiamo casa, abbiamo amici. Cosa c’entra una verità in cui credere?

Su questo fronte non ci si intenderà mai e il Vengelo lo racconta in questa pagina. Perché fino a quando non si da voce a una consapevolezza che sta già dentro di noi, noi non possiamo renderci conto di quanto dice Gesù sulla libertà.
Se un uomo non percepisce già, che i padroni sotto i quali mette la sua via, sono padroni che ti rendono schiavo, non ci sarà mai modo di intendersi.

3) Certamente questa coscienza si fonda sulla percezione del nostro limite. Se uno non percepisce un limite non percepisce una verità della vita prima di percepire la sua schiavitù. Diceva Bonatti: quando la montagna dice “no”, l’uomo è meno di niente. Capite subito da questa frase che è dal mio limite che so della mia non libertà. Ma non è il limite che rende schiavi, ma il rapporto che noi abbiamo con questo limite. Un uomo innamorato della sua donna è molto limitato (non può portarne a letto un altro), ma se è innamorato saprà davvero di essere libero quando è con lei.

Questa pagina offre un criterio di quella verità alla quale dobbiamo legarci per essere liberi. Dice: “io non vengo da me”… “io non cerco la mia gloria…”. C’è una verità che non è un padrone migliore degli altri. Non si tratta di cambiare padrone, ma solo Lui non è un padrone, non ha nulla da difendere per sé. Non cerca di convincerti.

Saper rinunciare serve a questo. Non a dire che non si è legati a nessuno, ma che non si cerca nulla per sé. Che non si ha un dominio da esercitare. Anche la Chiesa deve essere questo, anche noi: altrimenti diventiamo distributori di servizi, venditori di cose del sacro.

Leggete Siddharta. Cosa sai fare Siddharta: so pensare, aspettare e digiunare.
Era un uomo più libero di noi.