III domenica di Quaresima

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Non posso non fermarmi sulla prima frase di Gesù che dà avvio a tutta la polemica. Gesù dice all’inizio di questo acceso dialogo “se rimarrete nella mia parola, siete davvero miei discepoli, conoscerete la verità e la verità vi farà liberi”.
Siamo in momento dove il tema della libertà sembra essere sentito da tutti, non più come tema astratto, ma come reale e sofferto. Non siamo liberi di uscire, di fare ciò che vogliamo, di proseguire il nostro lavoro, le nostre abitudini… e più in profondità non siamo liberi di determinare il nostro futuro, non conosciamo il nostro futuro, cosa ci accadrà domani né tanto meno la verità.

I Giudei che ascoltano Gesù si sentono accusati da questa sua affermazione e si irritano perché invece si sentono liberi–forse come ci sentivamo noi fino a qualche settimana fa– e dicono “noi non siamo schiavi di nessuno”.
Abbiamo passato tanto tempo a sentirci liberi, a sentire che non avevamo bisogno di un Dio che ci liberasse da nulla e ora improvvisamente ci sentiamo prigionieri tra le nostre mura, prigionieri del fato, impotenti davanti a tutto quello che accade; senza saper controllare una natura molto più grande e anche cattiva di noi.

Sappiamo che ce la faremo –e continuiamo a ripeterci che “tutto andrà bene” per rincuorarci– ma io sento che questo slogan non basta. C’è qualcosa che non mi posso dare da solo in questi momenti, c’è qualcosa che spero di trovare dentro di me e grazie ad altro da me (un avvenimento, una parola, un fatto) che venga da fuori a toccarmi e a salvarmi per mostrarmi la strada.
Sto scoprendo sempre più che il cuore dell’uomo è fatto così: il cuore dell’uomo riposa soltanto quando si sorprende che qualcosa o qualcuno lo abbraccia, ma che non viene da lui. Non ci si può abbracciare da soli, così oggi non possiamo salvarci da soli.

Per questo mi sembra attuale questo Vangelo che dice: conoscerete la verità e vi farà liberi. Mi viene da dire “sì, Signore, ho bisogno di imparare cosa è la vera libertà”. Oggi più che mai, ho bisogno di impararlo qui nel “carcere” della mia casa, in questa strana condizione dove ci troviamo… ho bisogno di imparare cosa è la vera liberà, anche nei momenti più difficili, che per me personalmente non sono poi ancora arrivati.

In questa esperienza che stiamo vivendo, sento che un velo si è squarciato o si sta pian piano squarciando, anzitutto dentro di me.

Imparo sempre più che quella di prima forse non era vera libertà… che vivevo distratto, schiavo di tante cose assolutamente non necessarie e anzi che appesantivano la viva, senza saper vedere e gustare quello che invece la vita la rende bella per sempre: quell’intuizione che scopri anche nella cosa più semplice, nello sguardo o nella voce di uno che ti vuol bene e ti chiama, che lì c’è tutto il Signore per te e nulla di meno.
Vorrei citare un breve passaggio del diario di una grande donna spirituale, Etty Hillesum, ebrei morta ad Auschwitz, che ha tenuto un diario spirituale tra il 41 e il 43. Sono parole che trovo molto attuali, nonostante certo tutta la diversità della situazione…  e parlano forse della stessa libertà di cui abbiamo bisogno anche noi. Scrive, in una notte del 1942:

Per umiliare qualcuno si dev’essere in due: colui che umilia e colui che è umiliato e soprattutto: che si lascia umiliare.
Se manca il secondo, e cioè se la parte passiva è immune da ogni umiliazione, questa evapora nell’aria. Restano solo delle disposizioni fastidiose che interferiscono nella vita di tutti i giorni, ma nessuna umiliazione e oppressione capace di angosciare l’anima.
Stamattina mi godevo l’ampio cielo ai margini della città, respiravo la fresca aria non razionata. Dappertutto c’erano cartelli che ci vietano di percorrere le strade verso la campagna.
Ma sopra quell’unico pezzo di strada che ci rimane c’è pur sempre il cielo, tutto quanto. Non possono farci niente, non possono veramente farci niente. Possono renderci la vita un po’ spiacevole, possono privarci di qualche bene materiale o di un po’ di libertà di movimento, ma a privarci delle nostre forze migliori, col nostro atteggiamento sbagliato, siamo noi stessi: col nostro sentirci perseguitati, umiliati e oppressi, col nostro odio e la millanteria che maschera la paura.
Certo, ogni tanto si può essere tristi e abbattuti, è umano e comprensibile che sia così. E tuttavia: a derubarci da soli siamo soprattutto noi stessi. Trovo bella la vita, e mi sento libera. I cieli si stendono dentro di me come sopra di me. Credo in Dio e negli uomini e oso dirlo senza falso pudore. … Una pace futura potrà essere veramente tale solo se prima sarà stata trovata da ognuno in sé stesso – se ogni uomo si sarà liberato dell’odio contro il prossimo, di qualunque razza o popolo; se avrà superato quest’odio e l’avrà trasformato in qualcosa di diverso.

Nel mio cammino di essere discepolo del Signore Gesù, nel mio dimorare nella tua parola, attendo il tuo Spirito che mi faccia capace di ciò che io stesso, da solo, non sono capace di darmi: quella libertà che mi rende Figlio e mi farà sempre vedere il cielo, tutto intero, sopra di me.