III domenica di Quaresima

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Il duro scontro tra Gesù e i Giudei nasce da una frase: “la verità vi farà liberi”. A partire da questa provocazione sorge uno scontro verbale molto acceso che porta fino alla piena rivelazione di Gesù “io Sono”.
Mi domando se la frase “la verità vi farà liberi” ci inquieta, ci interpella, magari ci irrita, oppure ci lascia del tutto indifferenti. Provo a esprime qualche riflessione su questo.

Sono convito che viviamo spesso un grosso fraintendimento: confondere la libertà con la solitudine. Talvolta, presi dal peso delle responsabilità e dei doveri pensiamo che se non avessimo il marito o i figli o i parenti a cui badare… allora saremmo più liberi. Spesso pensiamo che le relazioni che viviamo o il lavoro che facciamo ci legano, ci vincolano… e se non li avessimo, allora potremmo respirare. E’ un sogno che hanno in tanti e ho visto anche qualche matrimonio spezzarsi o qualche coppia non nascere mai perché si voleva “rimanere liberi”. Tuttavia, sono convito che quella non sia libertà ma solitudine. Se si rimane soli si può fare ciò che si vuole eppure, dopo un po’, manca il motivo per fare qualsiasi cosa.

Ho chiesto una volta ai ragazzi che valore avesse il denaro per loro. Molti mi hanno risposto che il valore del denaro sta nella libertà: se ho il denaro posso non lavorare, posso fare ciò che mi piace. Tuttavia, tutti sappiamo che senza un lavoro, non sappiamo bene cosa valiamo. Sappiamo che senza “qualcuno”, senza un “legame”, senza un impegno dopo un po’ non sappiamo cosa vogliamo perché perdiamo ogni motivazione a fare qualcosa. Nella natura umana il senso di ciò che facciamo non può ridursi a un “per me”. Serve un “per qualcuno” o “per qualcosa”… ecco allora che quella libertà si rivela per quello che era: semplice solitudine. Ci credevamo finalmente liberi e ci siamo ritrovati semplicemente soli. La liberà senza legami è semplicemente solitudine.

Allora chi ho conosciuto nella vita che mi è sembrato una persona davvero libera? Tutti quelli che mi hanno dato questa impressione erano sempre quelli che si erano spesi per qualcosa di vero e di bello. “La verità rendere liberi” è qualcosa che si vede sulla faccia di chi nella vita si è speso per qualcosa di vero. Ho in mente una coppia dove lei ha accudito il marito in una dura malattia, dove il suo affetto non è stato vinto da nessuna malattia. Ho in mente un padre comboniano che si è adoperato nella vita per sistemare il suo ospedale in Uganda. Ho in mente un professore di musica che ha passato la vita ad insegnare alle medie con infinita passione, non per i riconoscimenti del lavoro ma solo per passione… Ne ho incontrati tanti che si sono spesi per qualcosa di bello e di vero e penso che queste siano le persone libere. La libertà si incontra quanto incontri una verità perché allora non c’è “altro” più importante che devi fare e non sei più schiavo nel fare qualcosa che non vorresti fare.

C’è però una altro aspetto che mette in luce il Vangelo. Non solo per essere liberi bisogna aver incontrato qualcosa di vero e di autentico. Per essere liberi bisogna fare tale opera con lo spirito dei figli. Bisogna essere veri “figli” come dice il Vangelo. E’ interessante questa immagini: per me, essere figli significa non solo non essere schiavi, ma sopratutto non essere noi i genitori o i padroni. Essere figli significa poter contare su dei genitori, su un Padre che sai che c’è. Questo è estremamente importante per poter essere liberi. Perché se nel fare la nostra opera buona ci si pensa come i “padroni”, il peso di ciò che facciamo (educare i figli, fare il nostro lavoro…) sarà insopportabile. Io sarò sempre schiacciato da una perfezione che non otterrò mai. C’è invece una libertà interiore di chi sa che arriverà fino a un certo punto, ma poi l’opera è del Signore. Chi possiede questo spirito vive una grande liberazione: non deve dimostrare a nessuno che vale (sei già figlio), non deve salvare gli altri o il mondo, non deve far vedere che ha fatto grandi cose… sa invece che esiste una provvidenza sulla quale contare, se l’opera è del Vangelo..

Ci manca molto oggi questa leggerezza che viene dal sentirci figli e non padroni. Saper dire: “Signore, se questo che sto facendo è una cosa buona e del Vangelo, alla fine è una cosa tua…” Ci sono coppie di fidanzati che stanno imparando a volersi bene e fanno una cosa bella, magari un domani faranno famiglia. Bisogna fare tante cose assieme, ma bisogna anche saper dire: “Signore, se è una cosa buona quello che sto facendo anche tu ci penserai a portarla avanti”. Poter confidare su questo rende liberi. Non sentirsi i padroni è qualcosa di molto liberate.