III domenica di Pasqua

Letture

LETTURA At 19, 1b-7 Lettura degli Atti degli Apostoli In quei giorni Paolo, attraversate le regioni dell’altopiano, scese a Èfeso. Qui trovò alcuni discepoli e disse loro: «Avete ricevuto lo Spirito Santo quando siete venuti alla fede?». Gli risposero: «Non abbiamo nemmeno sentito dire che esista uno Spirito Santo». Ed egli disse: «Quale battesimo avete ricevuto?». «Il battesimo di Giovanni», risposero. Disse allora Paolo: «Giovanni battezzò con un battesimo di conversione, dicendo al popolo di credere in colui che sarebbe venuto dopo di lui, cioè in Gesù». Udito questo, si fecero battezzare nel nome del Signore Gesù e, non appena Paolo ebbe imposto loro le mani, discese su di loro lo Spirito Santo e si misero a parlare in lingue e a profetare. Erano in tutto circa dodici uomini. SALMO Sal 106 (107) Noi siamo suo popolo e gregge del suo pascolo. Rendete grazie al Signore perché è buono, perché il suo amore è per sempre. Lo dicano quelli che il Signore ha riscattato, che ha riscattato dalla mano dell’oppressore e ha radunato da terre diverse. R Ringrazino il Signore per il suo amore, per le sue meraviglie a favore degli uomini, perché ha saziato un animo assetato, un animo affamato ha ricolmato di bene. R Vedano i giusti e ne gioiscano, e ogni malvagio chiuda la bocca. Chi è saggio osservi queste cose e comprenderà l’amore del Signore. R EPISTOLA Eb 9, 11-15 Lettera agli Ebrei Fratelli, Cristo è venuto come sommo sacerdote dei beni futuri, attraverso una tenda più grande e più perfetta, non costruita da mano d’uomo, cioè non appartenente a questa creazione. Egli entrò una volta per sempre nel santuario, non mediante il sangue di capri e di vitelli, ma in virtù del proprio sangue, ottenendo così una redenzione eterna. Infatti, se il sangue dei capri e dei vitelli e la cenere di una giovenca, sparsa su quelli che sono contaminati, li santificano purificandoli nella carne, quanto più il sangue di Cristo – il quale, mosso dallo Spirito eterno, offrì se stesso senza macchia a Dio – purificherà la nostra coscienza dalle opere di morte, perché serviamo al Dio vivente? Per questo egli è mediatore di un’alleanza nuova, perché, essendo intervenuta la sua morte in riscatto delle trasgressioni commesse sotto la prima alleanza, coloro che sono stati chiamati ricevano l’eredità eterna che era stata promessa. VANGELO Gv 1, 29-34 ✠Lettura del vangelo secondo Giovanni In quel tempo. Giovanni, vedendo il Signore Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele». Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».

Le letture di oggi ci propongono due immagini differenti di battesimo: quello nell’acqua del Battista e quello nello Spirito di Gesù. Il Vangelo di Giovanni non racconta il battesimo di Gesù, come fanno i sinottici, ma al suo posto narra di Cristo che, andando incontro (come nelle apparizioni del Risolto) a Giovanni Battista, viene visto sotto lo Spirito/Colomba.

Come possiamo interpretare oggi queste due immagini? Credo che possano indicarci due possibilità che si ripetono anche nella nostra vita a distanza di millenni. Da una parte il tentativo umano di migliorarci, di cambiare i nostri difetti, di imporci un’etica e una morale di vita a partire dalle nostre forze e dalle capacità, dal nostro DNA.
È il battesimo di Giovanni che chiedeva un cambiamento di vita a partire da uno sforzo morale personale, magari aiutato dal supporto di una comunità (non dico affatto solo), ma pur sempre basato sulle proprie energie, sui meccanismi personali.
È talvolta anche un cambiamento efficace perché l’uomo –per certi periodi di tempo– è capace di autosuggestionarsi, di motivarsi da solo verso una vita migliore e più bella, anche se è difficile che alla lunga funzioni.

Ma da cosa oggi un battesimo dovrebbe salvarci e farci rinascere? Quale cambiamento dovremmo operare, quale conversione?
Io personalmente non penso a qualche peccato particolare, o condotte di vita immorali –che pure esistono anche oggi e sempre ci coinvolgono. Penso invece a qualcosa di molto più radicale che è per me il vero rischio della vita, quello per il quale uno smette anche di pentirsi o smette anche di immaginare qualcosa di meglio per lui.
Parlo di iniziare a percepirne un cinismo nella vita (tanto non cambia nulla), un certo non-senso, lo sforzo inutile di sé e del mondo stesso. Il sottile vento gelido di una vocina interiore che inizia a insinuare che è tutto un gioco della natura, che siamo solo strutture biologiche molto sofisticate vive per poco (solo biologicamente vive), che non c’è anima, che non c’è Dio… Esseri coscienti di noi stessi solo per un inganno.
Da questo nulla di senso, profondo e invisibile spesso agli occhi degli altri (perché non si parla quasi mai di queste cose) nasce un senso della nostra inutilità profonda, la mancanza di uno scopo vero e sicuro.

Ma da qui non ci si salva da soli. O ci si distrae o da soli non se ne esce. Il battesimo di Giovanni sarà sempre insufficiente a strapparci dal dubbio che veniamo dal nulla e al nulla siamo destini. Serve che un Altro ci aiuti. Cristo non è Risorto, ma è stato fatto risorgere dal Padre. Serve che una certezza non venga da noi o dai nostri sforzi, ma venga chiaramente e sicuramente da fuori di noi. Qualcuno da fuori di me mi deve venire a Salvare.

Me lo ricorda l’esperienza di vita di Kiko Arguello, il fondatore del movimento neocatecumenale. Leggendo la sua autobiografia, Kiko, pittore di successo e amico di Picasso, passa un periodo di assoluto nichilismo. Cinico su tutto della vita ha però il coraggio di capire fin dove lo porta il credere nella sola materia, il credere che siamo un puro scherzo della natura. Passa un profondo momento di depressione dove nulla acquista davvero soddisfazione perché tutto è disintegrato dalla morte, non quella biologica, ma quella di senso.
Chiede profondamente che qualcuno lo venga a salvare, che se esiste Dio esiste possa chiaramente manifestarsi a lui, possa averne interiormente la certezza. Lo chiede intensamente e improvvisamente, inaspettatamente a sé stesso, ottiene la sua illuminazione, riceve il dono di uno Spirito nuovo.

Un cambiamento è possibile, ma se è vero, se ci salva, non possiamo darcelo da soli e neanche possono essere gli amici. Per questo Giovanni dice: io non lo conoscevo, come dire: “non viene da me”. Serve lo Spirito. Più che mai ora e per ciascuno di noi.

Un grande biologo Jacque Monod, negli anni ’70, ha scritto un bellissimo libro dal titolo “il caso e la necessità”. In esso lo scienziato esprime in modo lucido e agghiacciante la possibilità che siamo soltanto frutto di una straodinaria selezione naturale biologica, che veniamo non da Dio ma solo dal “caso e dalla necessità”. Ma alla fine di questo libro scrive:
compiendo una analisi oggettiva siamo costretti a scorgere un’illusione in questo apparente dualismo dell’essere (tra spirito e materia – tra atomi e anima). Illusione tuttavia così intimamente connessa all’essere stesso che sarebbe vano sperare di dissolverla per sempre e vivere affettivamente e moralmente senza di essa. E del resto perché si dovrebbe?

Anche oggi abbiamo davanti due battesimi, due rinascite, magari a partire dal 4 maggio che ci attende.
La prima sarà la nostra stessa solita vita, magari rinnovata solo per poco dallo stupore di poterci di nuovo rivendere, ma destinata sempre al nulla della nostra routine.
L’altra potrà essere o una domanda, la speranza che il Signore ci venga incontro donandoci il suo Spirito ancora e ancora, oppure la consapevolezza di essere già stati amati, di avere già (e magari tante volte senza accorgercene) ricevuto uno Spirito nuovo, che la vita (che non sapevamo vedere) è davvero capace di rinnovarci dentro e parlarci.
La consapevole autentica e vera che c’era un bene profondo che abbiamo ricevuto non a caso, ma che era proprio per noi come figli amatissimi da Dio.