III domenica di Avvento

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La questione di questo Vangelo penso sia la credibilità di Gesù: in base a cosa il messaggio di Gesù è credibile? Gesù rimprovera gli interlocutori di avere ascoltato Giovanni solo fin tanto che volevano, ma di non averlo preso sul serio. Secondo me, è ciò che accade oggi con questo papa: molti dicono che è una persona affascinate, carismatica, che dice delle cose giuste per la Chiesa che si deve rinnovare… ma ho impressione che pochi approfondiscano quello che dice, pochi prendano sul serio il suo appello. Al contrario si seleziona molto ciò che dice in base ai nostri gusti; tanto rimane a livello di slogan che ci affascina per un momento, senza costruire vite nuove: “solo per poco avete voluto rischiaravi alla sua luce” — dice Gesù.

Ma Gesù non si ferma a questo rimprovero e aggiunge che la vera testimonianza, la credibilità di sé, viene non tanto da alcune parole su di lui (quelle del Battista), quanto da un’opera che accade e che il Padre fa accadere. Si riferisci qui alla guarigione di un uomo da anni inchiodato su un lettino e in generale a tutto il suo agire. Anche oggi il cristianesimo è appeso alla testimonianza che avviene attraverso opere che accadono più che a discorsi o spiegazioni che si danno. Le parole che spiegano il cristianesimo, con tutto il suo linguaggio secolare, sono oggi in crisi. Chiunque insegni religione o faccia il catechista conosce bene la fatica di spiegare a parole il cristianesimo; a volte sembra non ci si capisca, pare quasi manchino i vocaboli base. Eppure, resta la testimonianza di un cristianesimo che non si spiega, ma accade e continua ad accadere. Faccio qualche esempio che riguarda solo questa settimana.

Ieri, fuori dai supermercati, avrete trovato dei ragazzi, con giubbino di plastica a chiedere alimenti per il banco alimentare. Non è solo la raccolta di cibo per chi non ce l’ha, ma, molto di più, è l’esperienza di “dover chiedere” per un altro. I ragazzi o gli adulti che vi partecipano, capiscono senza alcuna spiegazione, cosa significhi dover chiedere, mendicare aiuto, cosa sia l’indifferenza della gente o la sua generosità. Non c’è bisogno di dire molto, questa è un’opera che avviene e che accade; se la vivi, allora dopo ti domandi, ma tutto parte da qualcosa del cristianesimo che devi vivere o che devi incontrare perché questo è “l’opera che dà testimonianza”.

Un ragazzo di venticinque anno che si lascia con la sua morosa e va in crisi. E’ molto frequento oggi che i 20-3oenni vadano in crisi, per il lavoro o per gli affetti. Come ciascuno di noi può fare, si cerca di consolarli. Ma questo non cambia la situazione. Quando invece questo ragazzo torna a casa a trova a cena, invece dei soliti genitori, tredici ragazzi di una associazione di recupero di tossico dipendenti e parla con una ragazza che si drogava dai sedi anni… ecco, accade che poi mi chiama e dice: “ho capito quanto mi piango addosso nella vita e come sono concentrato a guardare il mio ombelico”. E aggiunge: sono contento che i miei genitori vivano così, amici di queste persone, e sempre aperti agli altri come io non sono ancora capace…

In tutte queste esperienza viene meno la grande ideologia che davanti ad ogni esperienza ci fa sempre chiedere: “io cosa ci guadagno?”. Il cristianesimo è fare esperienza che questa frase è una menzogna, un inganno che rovina la vita, mentre dobbiamo chiederci: “io cosa posso dare?”. Perché se non si cambia questa domanda ogni testimonianza che si riceve risulterà vana. Ma per cambiarla bisogna guardare alle opere che accadono, alla realtà più che alle parole e ai discorsi.

Io proporrei di fare il corso fidanzati così: un solo incontro, anche per quelli lontani dal cristianesimo, ma poi un numero di telefono di una donna anziana che vive qui in zona e che non riesce a pulire la casa, non capisce nulla delle bollette, fa fatica a uscire per fare la spesa, ecc. Chiederei ai fidanzati: andate a trovarla tutti i sabati per un mese e quando questa anziana mi telefona e mi dice: “don, sono venuti due giovani che si vogliono così bene e che mi hanno messo a posto le carte e la spesa e la banca…”. Allora io li sposo e suono anche l’organo! Perché il cristianesimo inizia quando lo facciamo accadere e lo testimoniamo così a chi non l’ha mai incontrato. Se invece ci fermiamo a spiegarlo a parole, avremo la sensazione di non essere mai capiti. E noi, come i nostri interlocutori, dei bei discorsi, teniamo solo per un attimo quello che vogliamo ascoltare.