II domenica dopo il Martirio del Precursore

Is 11,10-16; Sal 131; 1Tm 1,12-17; Lc 9,18-22

Penso che rispondere alla domanda “chi è Gesù?” sia una questione vitale.
Non intendo solo la risposta dogmatica del catechismo. E anche su questa, mi sorprende sempre notare come – malgrado anni e anni di catechismo – quello che resta ai ragazzi è: Gesù è Dio. Espressione che detta così è anche falsa. Falsa. Bisognerebbe che i nostri ragazzi del catechismo escano avendo in mente che dire “Gesù è Dio” è una semplificazione tale che non fa parte del nostro credo, non c’è nel credo della Messa. La fede della chiesa cosa predica invece su Gesù? Sappiate che i ragazzi nostri non lo sanno e non gli interessa.

Allora, prima di cogliere cosa dice la fede della Chiesa su Gesù, vorrei far capire perché – invece – ci interessa. Vorrei far notare cosa c’è in gioco quando noi – consapevolmente o inconsapevolmente – diamo la nostra risposta all’identità di Gesù. Perché anzitutto la questione ci riguarda.
Ecco alcune semplici implicazioni:
1) Si continua a venire a Messa solo se si da una risposta adeguata a questa domanda. Altrimenti, dopo un po’ ci si stufa.
2) Si vive una famiglia unica, una moglie unica, solo se si è trovata in Gesù la risposta alla domanda: ma perché devo fare questa fatica per sopportarla ancora?
3) Si continua a gustare della nostra amicizia, e non del fatto che in Oratorio ho le comodità che mi servono (ho il pallone), solo come persone che hanno trovato nella loro vita una certezza che gli permette di credere che vale la pena avere incontrato te.
4) Si vive la scuola di fronte a dei ragazzi, volendogli bene nonostante tutto (nonostante tutto!), senza chiamarli “gli utenti” (perché accade così nelle scuole pubbliche), solo se si ha un’ideologia (passatemi il termine) abbastanza forte e matura che mi permetta di credere ancora. Come uno che ha incontrato una persona che è la sua salvezza. Solo se si è risposta alla domanda: è Gesù la mia salvezza.

Perché, dico sempre ai ragazzi, non c’è alcun motivo che ci viene dalla carne, dalla pancia, dall’economia, per dire a un marito “ti perdono”, per dire a una ragazza “ti amo”, per dire a uno studente “leggi” (e si farà anche fatica).
Rispondere alla domanda “chi è Gesù” è avere trovato per sempre la ragiona per farlo!
Per chi non gli risponde: una cosa vale l’altra, le amicizie durano una stagione, e sarà la vita a portarlo in giro. Ecco perché rispondere mi riguarda: si vede dalla motivazione che hai quando sorridi e potresti piangere.

Vorrei aggiungere una seconda considerazione.
Solo la fede della chiesa su Gesù custodisce il vero Gesù storico, rispetta il senso totale della pretesa di Gesù.
Per gli altri, per chi non ha la fede di Gesù che riceve (non inventa lui), Gesù sarà sempre una giustificazione al loro pensiero, una faccia.
Allora per uno che è stato un po’ comunista “Gesù è quello dei poveri”, ma non si capisce perché avesse una tunica così costosa, una cassa, e andasse da persone ricche a mangiare.
Per uno che mette il cristianesimo come una tra le tante religioni “Gesù è un rabbino tra i rabbini”, un filosofo cinico del tempo. Ma non si capisce perché alla fine lo hanno ammazzato. Se fosse stato un incidente di percorso perché lui ne parlava tanto?
E potremmo fare mille esempi. Invece chi riceve e accetta la fede della Chiesa, “Gesù è il Cristo in quanto il Figlio di Dio tra noi”, non riduce la sua pretesa.