II domenica di Quaresima

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Omelia audio – per chi preferisce ascoltare che leggere

C’è un particolare del vangelo della Samaritana che non avevo mai notato finora. La donna, quando corre al villaggio per dire chi ha incontrato, dimentica la brocca al pozzo. Era venuta fin lì, nell’ora più calda del giorno, per fare una delle cose più importanti ed essenziali della vita come prendere acqua. Però, ora che ha incontrato Gesù, corre via totalmente dimentica di quello che stava facendo.

È un particolare carico di significato: ci sono momenti nei quali guardi in faccia ciò che è importante, ciò che è vitale e riesci a dimenticarti di tutto il resto. Tutto il resto passa in secondo piano: spesso non si tratta di qualcosa di secondario, ma di vitale come andare a prendere acqua. Ma la cosa più bella è che tutto ciò viene fatto di getto, quasi senza pensarci, senza fare un calcolo se sia più importante l’acqua o la persona che si è incontrata. Se la Samaritana avesse pensato razionalmente a cosa era più importante in quel momento, se era meglio prendere la brocca oppure no… beh, forse avrebbe risparmiato energie nel tornare al pozzo una seconda volta… ma tutto sarebbe stato diverso.

Sono i momenti più belli della vita che ci strappano dalla pesantezza di una routine alla fine senza senso: quando qualcosa ci appare davanti come così importante da farci dimenticare tutto il resto o da farci accorgere che c’erano mille cose che prima ci appesantivano e che ora possono felicemente passare in secondo piano.

Questo è anche in parte il tempo che stiamo vivendo: se c’è qualcosa di bello al quale teniamo, se capiamo –forse anche tramite una mancanza– cosa c’è di stupendo nella vita, per cosa vale la pena vivere, allora mille altre faccende passeranno in secondo piano e anche noi ci sentiremo alleggeriti dal peso della brocca, lasciata finalmente al pozzo. Se invece iniziamo a pensare a tutte le cose che ci mancano e che non possiamo portaci appresso… andare al pozzo sarà sempre uguale, sempre la stessa faticosa esperienza della vita.

Ci sono due righe nei Promessi Sposi che raccontano un’esperienza simile a quella della Sammaritana e forse alla nostra. Renzo, passati gli anni della peste, si rende conto anche lui di cosa ha incontrato realmente, di ciò che ti permette di alleggeriti dei pesi e di ritrovare –almeno in parte– quell’acqua che zampilla dentro di noi:
E dopo un’assenza di forse due anni, si trovarono a un tratto molto più amici di quello che avesser mai saputo d’essere nel tempo che si vedevano quasi ogni giorno; perché all’uno e all’altro, dice qui il manoscritto, eran toccate di quelle cose che fanno conoscere che balsamo sia all’animo la benevolenza; tanto quella che si sente, quanto quella che si trova negli altri.” (Manzoni, I promessi sposi, XXXIII)

Nella vita ho conosciuto persone che hanno vissuto così, come correndo –dimentichi anche dell’essenziale– carichi solo della gioia di chi hanno incontrato. Sinceramente ho sempre invidiato la forza di questo loro slancio, la determinazione di chi sa di avere davanti la cosa più bella, la perla preziosa per la quale il collezionista vende tutte le altre. Altre volte mi è mancato questo slancio perché il peso della sete o della brocca, la mia attenzione sulle cose da fare o quelle che mancano… prevaleva sulle persone che stavo incontrando. Talvolta sono ancora nell’ora faticosa del mezzogiorno, con la brocca vuota, in cammino verso il pozzo. Non so se accadrà, ma io desidero di tornare a casa non tanto “sano e salvo” con quel poco di acqua per tirare ancora a domani, ma correndo di gioia, sapendo in questa vita chi ho incontrato davvero.