II Domenica di Avvento

Letture

LETTURA Is 19, 18-24
Lettura del profeta Isaia

Così dice il Signore Dio: «In quel giorno ci saranno cinque città nell’Egitto che parleranno la lingua di Canaan e giureranno per il Signore degli eserciti; una di esse si chiamerà Città del Sole. In quel giorno ci sarà un altare dedicato al Signore in mezzo alla terra d’Egitto e una stele in onore del Signore presso la sua frontiera: sarà un segno e una testimonianza per il Signore degli eserciti nella terra d’Egitto. Quando, di fronte agli avversari, invocheranno il Signore, allora egli manderà loro un salvatore che li difenderà e li libererà. Il Signore si farà conoscere agli Egiziani e gli Egiziani riconosceranno in quel giorno il Signore, lo serviranno con sacrifici e offerte, faranno voti al Signore e li adempiranno. Il Signore percuoterà ancora gli Egiziani, ma, una volta colpiti, li risanerà. Essi faranno ritorno al Signore ed egli si placherà e li risanerà. In quel giorno ci sarà una strada dall’Egitto verso l’Assiria; l’Assiro andrà in Egitto e l’Egiziano in Assiria, e gli Egiziani renderanno culto insieme con gli Assiri. In quel giorno Israele sarà il terzo con l’Egitto e l’Assiria, una benedizione in mezzo alla terra».

SALMO Sal 86 (87)

Popoli tutti, lodate il Signore!

Sui monti santi egli l’ha fondata;
il Signore ama le porte di Sion
più di tutte le dimore di Giacobbe.
Di te si dicono cose gloriose, città di Dio! R

Iscriverò Raab e Babilonia fra quelli che mi riconoscono;
ecco Filistea, Tiro ed Etiopia: là costui è nato.
Si dirà di Sion: «L’uno e l’altro in essa sono nati
e lui, l’Altissimo, la mantiene salda». R

Il Signore registrerà nel libro dei popoli:
«Là costui è nato».
E danzando canteranno:
«Sono in te tutte le mie sorgenti». R

EPISTOLA Ef 3, 8-13
Lettera di san Paolo apostolo agli Efesini

Fratelli, a me, che sono l’ultimo fra tutti i santi, è stata concessa questa grazia: annunciare alle genti le impenetrabili ricchezze di Cristo e illuminare tutti sulla attuazione del mistero nascosto da secoli in Dio, creatore dell’universo, affinché, per mezzo della Chiesa, sia ora manifestata ai Principati e alle Potenze dei cieli la multiforme sapienza di Dio, secondo il progetto eterno che egli ha attuato in Cristo Gesù nostro Signore, nel quale abbiamo la libertà di accedere a Dio in piena fiducia mediante la fede in lui. Vi prego quindi di non perdervi d’animo a causa delle mie tribolazioni per voi: sono gloria vostra.

VANGELO Mc 1, 1-8
✠ Lettura del Vangelo secondo Marco

Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio. Come sta scritto nel profeta Isaia: «Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via. Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri», vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

Dobbiamo stare attenti al pericolo della retorica e a non rendere logori i temi di queste pagine. Quante volte in Avvento abbiamo meditato sull’attesa, sul futuro, sul desiderio, sulla speranza? E spesso non è cambiato nulla. Quanto volte! Ormai ho impressione che sappiamo tutto. Sappiamo perfettamente cosa aspettarci da un discorso su questi temi. E la nostra vita resta sempre la stessa. Avvento, desiderio, attesa, futuro, speranza… meglio il silenzio.

Provo a mettere in luce qualcosa di diverso. C’è uno strano filo rosso, un po’ nascosto, tra la prima lettura e il Vangelo. Questo filo rosso è il momento dell’Esodo, ma diviso in due movimenti opposti.

La profezia di Isaia richiama l’Egitto, la terra dalla quale Israele è scappato. Anche le piaghe d’Egitto vengono rievocate (“Il Signore percuoterà ancora gli Egiziani”), ma questa volta non per far uscire il suo popolo da quella terra, ma per farlo rientrare. Sei oracoli, anche se ne sono stati letti solo cinque, dicono come il Dio di Israele si farà presente proprio lì dove non c’era mai stato: quattro città egiziane saranno abitate dai Giudei. In Egitto si parlerà la lingua di Canaan, ovvero l’ebraico. Non solo: esisterà una pace sicura tra Egitto e Assiria, ovvero, tra i due maggiori nemici storici. Sarebbe come dire oggi: tra Cina e Usa vi sarà una pace stabile.

In sostanza: un contro-esodo, un ingresso nella vita di chi è ateo, di chi è lontano da Cristo o da Dio. Non più uscire da questo mondo, dalla terrà della schiavitù… ma tornarvi. Dio ritorna lì.

Dall’altra parte c’è il movimento opposto, quello appunto di un nuovo Esodo, di una uscita ed è narrata nel Vangelo. Giovanni vive nel deserto e chiede al popolo che lo segue di tornare ad attraversare il Giordano (come Israele quando entra nella terra promessa) uscendo dalle loro città. Bisogna andare nel deserto, bisogna abbandonare la nostra quotidiana routine per rinnovare la vita. Bisogna immergersi, andare a fondo delle problematiche del vivere, andare a fondo delle nostre domande, affondare fino quasi a morire: questa è la simbologia dell’immersione battesimale.

Uscire e andare nel deserto. Insieme, allo stesso tempo, sapere che si deve tornare nei luoghi apparentemente disabitati da Dio. Due movimenti opposti dei quali è fatta la vita spirituale. Allontanarsi, uscire, perché da troppo vicino si vedono male le cose, ma poi tornare, non scappare o fuggire chissà dove… Tornare anche dove ancora oggi c’è l’Egitto, ovvero dove nessuno conosce Dio.

Chi, per esempio, ha avuto il coraggio di andare in un Monastero per fare un tempo di silenzio o di esercizi spirituali, sa che questi due movimenti sono davvero importanti per la vita spirituale, sono come il respiro che è fatto in due tempi. Per respirare bisogna: inspirare aria e poi anche buttarla fuori.
Ti devi allontanare dalla quotidianità stressante e imparare ad andare nel deserto. Se non lo fai, rimani sempre lo stesso, non vedi nulla se non ciò che sei abituato a vedere. Non c’è cambiamento o “seconda chance” per chi rimane sempre dov’è. Se sulla tua automobile fori una gomma, è necessario scendere e vedere cosa è successo. Ma devi uscire e guardare da fuori la tua vettura.
Allo stesso tempo, questo “andartene”, questo “uscire”, questo tuo “cercarti uno spazio di silenzio e di solitudine”, non è fine a sé stesso, non può essere una fuga o un disimpegno dalla tua vita. La città che hai lasciato (insieme magari alla famiglia, al lavoro e ai figli) sono ancora lì. L’Esodo non è la fuga nel mondo dei sogni. Ma in quella città puoi tornare cambiato, puoi tornare avendo visto cose nuove, avendo provato un’esperienza nuova, se ti sei immerso per davvero. E allora forse il Regno potrai vederlo anche dove non c’è mai stato.