I Domenica di Avvento

Letture

LETTURA Is 13, 4-11
Lettura del profeta Isaia

In quei giorni. Isaia disse: «Frastuono di folla sui monti, simile a quello di un popolo immenso. Frastuono fragoroso di regni, di nazioni radunate. Il Signore degli eserciti passa in rassegna un esercito di guerra. Vengono da una terra lontana, dall’estremo orizzonte, il Signore e le armi della sua collera, per devastare tutta la terra. Urlate, perché è vicino il giorno del Signore; esso viene come una devastazione da parte dell’Onnipotente. Perciò tutte le mani sono fiacche, ogni cuore d’uomo viene meno. Sono costernati. Spasimi e dolori li prendono, si contorcono come una partoriente. Ognuno osserva sgomento il suo vicino: i loro volti sono volti di fiamma. Ecco, il giorno del Signore arriva implacabile, con sdegno, ira e furore, per fare della terra un deserto, per sterminarne i peccatori. Poiché le stelle del cielo e le loro costellazioni non daranno più la loro luce; il sole si oscurerà al suo sorgere e la luna non diffonderà la sua luce. Io punirò nel mondo la malvagità e negli empi la loro iniquità. Farò cessare la superbia dei protervi e umilierò l’orgoglio dei tiranni».

SALMO Sal 67 (68)

Sorgi, o Dio, e vieni a salvare il tuo popolo.

Sorga Dio e siano dispersi i suoi nemici
e fuggano davanti a lui quelli che lo odiano.
Come si dissolve il fumo, tu li dissolvi;
come si scioglie la cera di fronte al fuoco,
periscono i malvagi davanti a Dio. R

I giusti invece si rallegrano,
esultano davanti a Dio e cantano di gioia.
Cantate a Dio, inneggiate al suo nome,
appianate la strada a colui che cavalca le nubi:
Signore è il suo nome, esultate davanti a lui. R

Padre degli orfani e difensore delle vedove
è Dio nella sua santa dimora.
A chi è solo, Dio fa abitare una casa,
fa uscire con gioia i prigionieri.
Solo i ribelli dimorano in arida terra. R

EPISTOLA Ef 5, 1-11a
Lettera di san Paolo apostolo agli Efesini

Fratelli, fatevi imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminate nella carità, nel modo in cui anche Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore. Di fornicazione e di ogni specie di impurità o di cupidigia neppure si parli fra voi – come deve essere tra santi – né di volgarità, insulsaggini, trivialità, che sono cose sconvenienti. Piuttosto rendete grazie! Perché, sappiatelo bene, nessun fornicatore, o impuro, o avaro – cioè nessun idolatra – ha in eredità il regno di Cristo e di Dio. Nessuno vi inganni con parole vuote: per queste cose infatti l’ira di Dio viene sopra coloro che gli disobbediscono. Non abbiate quindi niente in comune con loro. Un tempo infatti eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce; ora il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità. Cercate di capire ciò che è gradito al Signore. Non partecipate alle opere delle tenebre, che non danno frutto.

VANGELO Lc 21, 5-28
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo. Mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, il Signore Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta». Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine». Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo. Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita. [Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che la sua devastazione è vicina. Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano verso i monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli che stanno in campagna non tornino in città; quelli infatti saranno giorni di vendetta, affinché tutto ciò che è stato scritto si compia. In quei giorni guai alle donne che sono incinte e a quelle che allattano, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo. Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri in tutte le nazioni; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti.] Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina».

Ci sono tanti modi per commentare queste letture. Io scelgo una prospettiva sintetica, forse anche per la necessità di non lasciarsi travolgere dalla loro lunghezza e complessità, con il rischio di non cogliere alcun frutto.
Quello che credo contengano tutte queste letture è questo aspetto: la fine non è semplicemente il termine di qualcosa che poi non c’è più, ma la fine contiene un giudizio. La fine della vita, del mondo, delle ideologie, delle relazioni, del proprio lavoro… non sono momenti dove soltanto smette di accadere qualcosa, ma sono sempre momenti dove emerge ciò che era buono o cattivo, ciò che era bene o male. La fine contiene un giudizio, la fine chiede una valutazione e una verità.

Le letture svolgono questa idea sul piano della storia, parlano infatti della fine del regno di Babilonia (Isaia) o della fine del tempio di Gerusalemme e della setta dei Sadducei, della morte dei discepoli condannati nelle sinagoghe e traditi dagli amici, come anche della fine del mondo (Vangelo). Sono tutti eventi che contengono due elementi intrecciati, dei quali si compone ogni giudizio: da una parte sono una liberazione (“alzate il capo”) dall’altra sono la distruzione di qualcosa.

Questi due elementi costitutivi di ogni giudizio, la distruzione e la liberazione, sono stati presenti cronologicamente nel pensiero di Israele: il giudizio sulla malvagità del Faraone, porta alla fine alla liberazione di Israele. A partire dal profeta Amos in avanti, la società corrotta di Israele porta a pensare al giudizio come alla distruzione di una società malvagia (per questo la pagina di Isaia è così violenta). Dopo l’Esilio Babilonese, torna invece l’idea che il giudizio finale porti alla liberazione dal giogo di chi opprime. L’apocalittica giudaica del primo secolo torna al tema del giudizio finale come lotta e distruzione (l’Armagheddon).

Sono come due fini intrecciati che noi possiamo comprendere meglio non solo sul piano della storia, quanto anche su quello personale. Sul piano della storia, basta ricordare le grandi ideologie del Novecento. Tutte, nel momento della loro fine, si sono rivelate per quello che erano, per il male che contenevano e questo è significato sia una liberazione sia una distruzione (una lotta).

Ma è sul piano personale che questa idea (la fine contiene un giudizio) si fa più evidente oggi. La fine di una storia affettiva, la fine di una amicizia o di un lavoro, la fine di una vita… non chiedo infatti sempre una valutazione di cosa è stato? Non pongono sempre la domanda: cosa rimane? Cosa resta di buono?
Il Vangelo dice che questo giudizio non sarà diverso da quello che si vede sulla Croce e per questo i Cristiani hanno smesso di aspettare la fine del mondo. Perché già guardando la Croce hanno capito quale giudizio emergerà nella storia e come solo ciò che è stato “dedizione” e “agape” rimarrà salvato dalla sua “fine”. Per tutto il resto si rimane solo a mani vuote.

Ricordo la scenda di un film che mi ha fatto capire quanto l’dea che la fine contenga un giudizio possa essere importante. In “Alla luce del sole”, film su don Pino Puglisi, di fronte a un ragazzo molto violento che assumeva atteggiamenti mafiosi, il prete gli dice: “E alla fine? Cosa ci avrai guadagnato?“. Ecco: chiedersi, ma alla fine? Alla fine cosa rimane? Alla fine cosa ci avrò guadagnato?
Per esempio, oggi si lavora moltissimo, anche trascurando amici e figli. Credo sia importante chiedersi: ma alla fine di tutto questo mio tempo speso lavorando, cosa rimarrà? Che giudizio ne avrò? Cosa sarà in grado di superare il logorio del tempo?

L’Avvento sarà occasione anche per questo.