I domenica di Avvento

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Vorrei fare un commento letterale al Vangelo perché penso sia di difficile comprensione. Di cosa sta parlando Gesù?

Il discorso è strutturato in modo non casuale. Esso si colloca subito prima della Passione e Gesù sta per essere arrestato. La prima affermazione è che il Tempio di Gerusalemme, dopo la sua morte e risurrezione, sarà distrutto. Non è soltanto l’edificio del tempio che crollerà, ma una certa religione e istituzione politica che era diventata come un veleno nella società. C’è una totale rottura di Gesù con l’istituzione religiosa ormai inutile a parlare di Dio, più volte predicata anche tramite diverse parabole, e quindi destinata a non avere futuro. Non è escluso che Gesù capisse che gli artefici di questa distruzione sarebbero state le milizie romane, anche se il riferimento è implicito, quello che è certo è che esiste una cattiva religiosità, una religione che diventa un veleno per gli uomini, che il cristianesimo sempre deve far cadere.

C’è poi un secondo discorso di Gesù, introdotto da una domanda dei discepoli che chiedono il quando e il segno di tale avvenimento. Attenzione: questo segno non è per loro soltanto un segnale di avviso, ma un segno che proteggesse Israele dalla sua fine segnando l’inizio di un tempo messianico, libero dal giogo politico degli oppressori. Per questo Gesù risponde in sostanza dicendo “io non tornerò come Messia Glorioso per salvare Israele dai romani” e non ci sarà nessun segno, mentre anche Israele sarà toccato dalla distruzione. Queste guerre sono storicamente le “guerre giudaiche”, ovvero tre interventi militare dei romani dal 66 al 135. Su queste guerre, i cui segnali erano già ben presenti al tempo di Gesù, Gesù dice che non devono suscitare l’entusiasmo (“non eccitatevi”) dei discepoli perché non sarà “la fine”, ovvero l’instaurazione di un tempo definitivo dell’umanità. Invece, perché il Regno avvenga, dice Gesù, serve che il Vangelo venga predicato, serve la testimonianza dei discepoli… lo sappiamo anche noi: in una famiglia i figli non crescono da soli, serve che li educhiamo. Il Vangelo non avviene se non convertendo i cuori delle persone, Dio non si mostra “calandosi dall’alto” ma convertendo ciascuno di noi alla buona notizia… facendo sorgere comunità di amici. La salvezza definitiva avverrà nella perseveranza alla personale conversione di ciascuno, fino a quando il Vangelo non sarà più utile ad alcuno perché ormai “annunciato” a tutti…

Gesù precisa: tale distruzione sarà totale, senza risparmiare Israele e avverrà a causa dell’invasione dell’esercito romano. Ma non è una punizione divina: la devastazione è là dove Dio non vorrebbe (la traduzione dice “dove non è lecito”). Essa, infatti è conseguenza storica dell’infedeltà dei dirigenti giudaici e del popolo che li segue. Marco vuole dire anche: non indugiate! qualsiasi ritardo a scappare, aspettando di vedere qualche Messia, può essere per voi fatale! C’è un monito concreto a non cadere in spiritualismi o attese di prodigi, ma a essere concreti di fronte a un esercito che arriva per distruggere. Il disastro non ha avuto e non avrà uguali; traccerà una linea divisoria nella storia umana, che segnerà «l’inizio dei dolori»; la sua gravità non è dovuta solo alla crudeltà, ma soprattutto al valore di ciò che viene distrutto; viene abbattuto un passato, una storia che avrebbe dovuto essere una speranza per l’umanità intera; l’infedeltà definitiva d’Israele fa fallire il piano di salvezza universale che Dio intendeva realizzare tramite lui.

Gli eletti sono gli israeliti fedeli all’alleanza. Per loro Dio abbrevia i giorni del disastro, contrario al disegno divino. C’è un interstizio di speranza in mezzo alla tragedia, che Mc esprime usando un linguaggio tipico dell’AT. Così l’evangelista indica l’esistenza di due logiche contrapposte: quella del male e dell’ingiustizia verso l’uomo che porta al disastro e quella del bene e della giustizia che afferma la vita e la favorisce. Secondo il testo di Mc, la logica del bene frena in qualche modo quella del male; cioè, grazie al fatto che una parte del popolo è fedele a Dio, nell’inevitabile rovina della nazione ci saranno meno vittime umane e il disastro sarà meno crudele. In altre parole, se tutta la nazione si lasciasse trascinare dal fanatismo nazionalista, lo sterminio sarebbe totale, ma la presenza di alcuni con sentimenti di umanità, contrari a esasperare la situazione e a spingerla alle estreme conseguenze, lo eviterà. In una situazione senza via d’uscita Dio desidera che le conseguenze siano il meno gravi possibile e questo desiderio di Dio sarà realizzato nella misura in cui ci saranno persone che, al di là delle ideologie, sono interessate al bene e alla vita degli esseri umani.

Vi ho predetto tutto, l’ultima frase è tragica: la predizione è stata completa, questo e nient’altro che questo accadrà; non ci sarà segno di salvezza, come speravano i discepoli, solo rovina. Ma il disastro non è un castigo divino; la sua causa è l’infedeltà d’Israele che scatena un processo storico irreversibile. Il processo liberatore iniziato con la distruzione di Gerusalemme, ma proseguirà nella storia (“dopo quei giorni“). La predicazione del messaggio evangelico screditerà i sistemi religiosi pagani che legittimano e divinizzano i poteri oppressori. Ogni crollo di un sistema oppressore rappresenterà un trionfo dell’umano sul disumano. I profeti descrivevano la caduta di un impero o nazione utilizzando immagini cosmiche. Alla luce dei testi profetici, il significato di queste immagini può essere presentato così: nell’AT, gli astri appaiono come oggetto di culto idolatrico, il sole e la luna rappresentano i falsi dei; il cataclisma cosmico colpisce il mondo pagano. L’oscuramento degli astri maggiori significa l’eclissi di quegli dei; i valori da essi rappresentati ora vengono ritenuti inaccettabili. La caduta di quei poteri viene descritta, quindi, come un fenomeno che si realizzerà durante tutta l’epoca successiva alla distruzione della nazione giudaica. In sostanza, il sistema ideologico religioso perderà credito (oscuramento di sole e luna), e questo provocherà la caduta progressiva dei regimi da esso legittimati. Ma poiché la caduta delle stelle/poteri non indica un fatto unico, ma successivo nella storia, anche la seconda venuta non sarà unica, ma ripetuta; ogni caduta di un potere oppressore («stelle e potenze») sarà un trionfo dell’Uomo, trionfo percepito dagli stessi oppressori.

La dignità del Figlio dell’uomo (l’Uomo nella sua pienezza, compresa la condizione divina) viene spiegata con vari simboli: tra nubi, segno che circonda la sua figura, indica la sua vera condizione divina, in opposizione a quella usurpata dai poteri: la venuta equivale a quella di Dio stesso; la potenza è la forza che dà vita; la gloria, la regalità, che è quella del Padre. Con queste immagini Mc afferma che, a partire dalla caduta di Gerusalemme, nella storia del mondo si verificherà un trionfo progressivo dell’umano (il Figlio dell’Uomo) sull’inumano (i regimi oppressori dell’umanità).

Come il cataclisma cosmico non annuncia un giudizio, così nemmeno l’arrivo del Figlio dell’uomo presenta alcun tratto di violenza o di castigo; suo scopo è quello di riunire gli eletti. Invierà gli angeli, modo per indicare i suoi seguaci che sono arrivati alla meta: la riunione degli eletti è l’ultima missione dei seguaci di Gesù; quelli che lo aiutarono a realizzare la sua opera lo aiutano a raccogliere il frutto. Come l’arrivo del Figlio dell’uomo, anche questa riunione avrà luogo ogni volta che si verificherà «la caduta delle stelle». Così Marco schematizza la dinamica della salvezza nella storia; non si realizzerà attraverso un intervento divino portentoso, ma mediante la collaborazione degli uomini che, seguendo Gesù, proclamano la buona notizia senza tirarsi indietro di fronte alla persecuzione. La caduta dei poteri, che appare istantanea, è un processo storico che si sviluppa nel tempo; la cosa certa è che ciò che si oppone allo sviluppo e alla pienezza umana finirà per cadere.

In altre parole, il Signore viene costruendo comunità, unificando le vite singole e disperse degli uomini, creando legami buoni, umanizzando… Non dobbiamo cercarlo nella nostra “fortuna o sfortuna”, non dobbiamo pensarlo come “colui che ci manda qualche sciagura” o che ci “risparmia dalle prove della vita”, perché gli eletti –dice il testo– avranno diverse prova. Il Signore viene invece nella conversione dell’uomo, nella comunità di uomini che rigettano il proprio egoismo .

E’ il lavoro della Chiesa. La Chiesa come luogo di distribuzione di sacramenti, come offerta di servizi religiosi… non ha senso. Ha senso si si raduna una comunità e ciò non dipende solo dal prete. Il segno del figlio dell’uomo è che “gli angeli” radunano. E’ una bella immagine per questo avvento che comincia.