Gv 3,31-36 – II Pasqua, giovedì

In quel tempo, Giovanni Battista disse ai suoi discepoli: “Colui che viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla della terra. Colui che viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza; chi però ne accetta la testimonianza, certifica che Dio è veritiero. Infatti colui che Dio ha mandato proferisce le parole di Dio e dà lo Spirito senza misura. Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio incombe su di lui”.

Gesù lascia Gerusalemme e va in Giudea dove battezza. Nasce allora la discussione sul battesimo di Giovanni e di Gesù. Questa è la seconda parte della risposta di Giovanni (anche se non c’è una vera domanda – se non che tutti accorrono da Gesù). La risposta di Gesù (oltre a lasciare la Giudea) si trova forse nel discorso dell’acqua viva alla Samaritana. Interessante: trova più fortuna da una Samaritana che dai Giudei. Come sempre, quelli che dovrebbero essere più attrezzati per comprendere polemizzano su chi fa più discepoli mentre chi è più sprovveduto va ad annunciare il messia: duemila anni e non è cambiato nulla.

C’è un secondo contrasto interessante: i discepoli di Giovanni vanno da lui per dirgli che "tutti accorrono da Gesù" che battezza. E invece Giovanni dice riferendosi a Gesù che "nessuno accetta la sua testimonianza". Ancora, la popolarità del Maestro non corrisponde alla conversione (alla obbedienza al Figlio), eppure Gesù li battezza comunque (ipotizziamo verosimilmente). Anche qui in duemila anni nulla è cambiato: non è la stesso contrasto tra le nostre folle di battezzati e quelli che hanno poi seguito il Signore?

Ma questo contrasto è sottile e forse Gesù non se ne va per il contrasto in sé, ma se ne va proprio per far cadere l’idea che tutti si debbano convertire e tutti debbano essere battezzati e tutti diventare discepoli affinché il Regno si compia. E il contrasto con la sola Samaritana che c’è alla pagina dopo è lampante. Se pensiamo al Regno o al cristianesimo dipendente dalla sua espansione (come una macchia che si allarga sul mappamondo o più grezzo – ma identico – cristiano perché siamo in di più) è la fine per la fede… Dunque Gesù non lega la salvezza alla conversione di tutti, ma il Regno c’è anche se le cose "vanno male" (come da lì a poco) e tutti se ne vanno e rimaniamo soli: basta non smettere di credere che il Regno è lì oggi e per noi, comunque e senza condizioni . Anche se a pelle ci piacerebbe, dobbiamo resistere alla tentazione di pensare il cristianesimo come l’azienda della diffusione del messaggio cristiano, della distribuzione del Signore. Lo avremmo già perduto.