Gaudì e la Sagrada Familia

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In Spagna, paese che negli ultimi 30 anni ha accelerato moltissimo la sua secolarizzazione e l’apostasia verso la sua tradizione cattolica, il Papa non fa rimproveri e non perde tempo a rinfacciare il tradimento, ma indica persone e fatti la cui bellezza indicano una strada possibile. Non si esce dal male perché qualcuno te lo rimprovera. La vera correzione è il perdono che non è una sottolineatura del male, ma una indicazione del bene.

Dice, Gaudì, realizzò ciò che è uno dei compiti più importanti oggi: superare la scissione tra coscienza umana e cristiana… Il mondo di oggi è un mondo diviso dove la fede non c’entra più con la vita di tutti i giorni: alimenta la divisione tra un desiderio che diventa sempre più sogno e una realtà soffocante. Come se non si sentisse una possibilità di incontro tra desiderio e realtà. Non appare alternativa tra affermare la realtà fino al cinismo o il desiderio come follia. Gaudì visse unità: dare unità con un lavoro, un’opera. Noi siamo colpiti da una persona quando in qualche modo vediamo in questa opera l’esperienza di una unità tra desiderio e realtà, tra ideale e la vita. Questa divisione è la causa della nostra infelicità e infecondità si sana con accadere di una esperienza. Questo è ciò che ha detto il Papa. Qui ha inizio il vero dialogo con la modernità: segno invisibile del Dio invisibile. Se uomini che ci incontrano non incontrano questa bellezza umana non c’è dialogo possibile e dramma fede ragione resterà scisso.

 

Inizio dell’opera (19 marzo 1882).

Mi ha colpito come nasce la Sagrada. Barcellona 1866 un libraio (non un intellettuale né un prete) Hosé Vocabeia, fonda un gruppo di devoti a San Giuseppe che il Papa proclamerò patrono universale della Chiesa. Sono anni tremendi per la vita della Chiesa e del mondo. 1870 due eventi impressionti: a Roma cada lo stato pontificio e il Papa si proclama prigioniero dello stato. Per pochi mesi nello stesso anno nasce in occidente un regime comunista, la comune di Parigi. Il senso è di una incontrollata ed enorme apostasia: l’Europa sembra negare la fede dove è nata, travolta da ideologie che identificano nella tradizione cattolica il loro nemico. Barcellona non è risparmiata, più legata a Europa che alla Spranga. Conosce in quegli anni una prima e forte industrializzazione e aumento della popolazione tanto che nel 1888 ospita l’Expò. Si sviluppa accanto alla industrializzazione i movimenti politici e ideologici simili agli altri europei. C’è la data del 7 novembre 1893 dove fu teatro di uno dei primi grandi attentati terroristici della storia d’Europa, al teatro Eliseo un anarchico gettò delle bombe provocando 22 morti e altrettanti feriti gravi. Molti morti erano anche della famiglia di Pepita Moreo della quale Gaudì si era innamorato e che ricevette un no che segnò la sua vocazione celibe.

Immaginate un gruppo di persone che vive un tale trapasso d’epoca dove vede che c’è un dissolversi delle tradizioni. Un gruppetto di persone assolutamente insignificante, attorno a un libraio. Questo gruppetto difronte a questa tragedia dell’epoca, molto più drammatico di oggi… cosa fa? Comperare un pezzo di terra nella zona di nuova espansione e di costruire una Chiesa particolare, un tempio espiatorio. Una chiesa che nascerà solo con le offerte della gente che in questo modo vorrà espiare i peccati propri e del mondo. Il 19 marzo, festa di San Giuseppe, questo pugno di uomini pongono la prima pietra dell’ultima grande cattedrale d’Europa. Un tempio dedicato alla sacra famigli di Nazareth. Nel cartiglio che sta insieme alla prima pietra si vede la reazione umile della fede di questi uomini e dice lo scopo: “ridesti dalla loro tiepidezza i cuori addormentati… dia calore alla carità… pensi e pratichi le virtù…”

L’architetto è di una certa età e notorietà: Paolo Viliard , ma dopo un anno se ne va dal cantiere litigando con il libraio. Scelgono un noto architetto giovanissimo di 31 anni, già distinto per aver fatto alcune case molto belle di alcune famiglie note di Barcellona. Gaudì arriva nel 1883. Foto quando lui arriva alla Sagrada, ma non è particolarmente credente, la conquisterà costruendo la Sagrada “mentre il costruivo la Sagrada, la Sagrada costruiva me”. Si converte mentre la costruisce. Anche se lui ha avuto tutta la vita segnata da una malattia reumatica grave per cui fin da bambino doveva passare tanto tempo fermo senza poter correre o giocare come gli altri. Questo, dice Gaudì stesso, è stato il modo con cui Dio l’ha fatto diventare architetto. Inizio a osservare alberi, fiori…e osservando imparò dalla natura il senso dell’architettura. Arriva nel 1883 nel cantiere e da subito decide di ampliare enormemente il progetto di GAUDÌ e progettare una cattedrale che lui non vedrà. Frasi di Gaudì che sono degli operai che le ricordano (lui non ha scritto) e Maragal che è un grande poeta contemporaneo di Gaudì che fu il primo che si accorse del genio di Gaudì.

Gaudì sa che non vedrà perché è appesa (come cattedrali medievali) al finanziamento libero della gente. Gente che ha il cuore così pieno di un ideale che progetta qualcosa anche se sa che non la verdrà… così a Firenze la cupola del Brunelleschi perché quando nel 1296 di Cambio l’ha progettata nessuno la poteva costruire. Il desiderio cristiano non ha la forma del suo limite perché sa di appartenere a un popolo. L’uomo moderno invece è solo, perciò il suo desiderio ha la forma del suo limite. E non basteranno 30 anni per compire. Diceva ai suoi operai che la sagrada è affidata al popolo…

Il suo genio creativo dipendeva dalla immedesimazione con il committente (Dio): l’unico cliente che aveva trovato che non aveva fretta… poteva sopportare dei tempi che andassero anche al di là della vita di Gaudì.

Il progetto di Gaudì

Il papa quando l’ha consacrata in 3 righe ha sintetizzato il progetto come nessun libro. Gaudì ha costruito come una cattedrale al contrario. Di solito le cattedrali normalmente, nei portali, nella decorazione esterna ci sono forme floreali, animali… poi mano a mano che entri c’è il contenuto sacro, in spagna igrandi “retabli”… si passa dalla natura al soprannaturale, dalla realtà al mistero. All’esterno la forma è più vicina alla natura, poi dentro il mistero. Dice il papa: GAUDÌ ha rovesciato questo schema: ha portato all’esterno le scene sacre, mettendo nella piazza del mondo, in 3 grandi retabli, i 3 grandi misteri delal vita di cristo: la nascita, la passione e la resurrezione. Ha messo fuori quello che normalmente si metteva dentro. Inoltre, la forma esterna è tutta segnata dalle torri, che rappresentano i 12 apostili, i 4 evangelisti, Xsto e Maria. 18 torri, la più alta 170 metri (Gesù) un metro in meno del Mount Jouè, perché non voleva fare una cosa più alta di una cosa fatta da Dio. Per ciò l’esterno è il mistero di Xst e nelle torri il mistero della Xsa che da Xsta nasce. Dentro lo spazio è di un bosco, pieno di alberi, di fiori e di foglie, dentro c’è la realtà.

Cosa significa questa inversione: che Xsto è la porta che mi permette di abitare la realtà in modo diverso, mi permette di vedere meglio la realtà.

Papa dice: Gaudì introdusse…

Nelle tre facciate i misteri di Xst. La terza ancora non c’è (la resurrezione).

Torri ognuna dedicata a un apostolo dove c’è anche Paolo e Barnaba (perché 2 sono anche evangelisti). Su queste torre ci sono preghiere. E Gaudì diceva: “queste scritte…” la lettura del sanctus, sanctus lo porterò a volgere lo sguardo verso il cielo.

Iterneo come un bosco (nel 1891) che questo interno non lo ha visto per nulla. Spazio naturale abitato da realtà che diventa trasparenza del mistero. Porta la realtà dentro la Chiesa. Abitare la realtà nella sua originale profondità. Coloro che cercano le leggi della natura per conformare ad esse nuove realtà, collaborano alla creazione. Originalità…

Architettura tutta riempita dalla luce e dal canto. Progettò a metà altezza un enorme ballatoio per ospitare un coro di più di 1000 cantori. Luce e musica dovevano compiere opera dell’architettura. Dobbiamo insegnare al popolo i nostri canti.

Genialità del progetto di Gaudì, porre sulla piazza del mondo la bellezza di Cristo. Dirgli che la vita è una cosa bella, io non sono cristiana con i motivi di semplicità di mia nonna ma accorgermi che vivendo con Cristo la vita diventava molto più bella che senza.

Facciata della natività

Unica interamente progettata e costruita da Gaudì una cosa che mi ha davvero colpito e tra tutte quelle che mi porterei a casa. Nel 1891 Gaudì descrisse la sagrada come noi oggi la vediamo, fino nei particolari. Decise una cosa stranissima per un archietetto: non procedere a tirare su il tempio uniformemente dalla fondandamente ma decise di finire un particolare: la facciata della natività. Perché fece questa scelta? Perché usò il metodo di Dio: l’uomo non può vivere in un cantiere che non avrà mai fine se non vede un pezzo già compiuto. E’ il pezzo già compiuto che sostiene il dramma della costruzione che tu non vedrai. Come fa Dio a salvare il mondo? Ha fatto un pezzo di mondo dove c’è già quello che vedi: la Santità. Guardando il pezzo già compiuto puoi sostenere il dramma del cantiere di tutti i giorni.

Infatti quando muore Gaudì, la sagrada famiglia è così nel 1926. Una facciata totalmente compiuta dietro la quale non c’è nulla. Abbiamo edificato una facciata completa perché la sua bellezza renda impossibile abbandonare l’opera. Nella vita abbiamo bisogno di questo: la vita è una cosa drammatica dove tante cose non si risolvono, ma per sostenere occorre fissare tutti i giorni un particolare finito.

Maragal scrive nel 1900: “fissando questa facciata…”. Tra l’altro a Gaudì avevano detto che avrebbe dovuto cominciare dalla facciata della passione perché era quella verso il centro di Barcellona e lui disse no: se gli uomini guardano la passione non tireranno mai su la cattedrale.

Questa facciata ha tre porte per le tre virtù teologali. Centro: carità, destra fede e sinistra speranza. Al centro la carità. La porta della carità comincia con una colonna che ha poggia su un serpente con la mela. Su questo serpente si alza questa colonna: la storia dell’uomo nasce dal peccato originale. La prima parte della colonna è chiusa da una parte di ferro (l’uomo è incatenato) ma si disegnano poi tutti i nomi che culminano sul nome di Gesù e sopra c’è la natività, fatta dall’amico scultore di Gaudì (Matamala): una delle più belle. La carità è questa misericorda di Dio che si curva sull’uomo e diventa uomo. Sopra in verticale la stella e gli angeli che cantano e suonano. Tutta la facciata, come diceva Gaudì è come se partisse da quel bambino che è come il grande big bang della storia che si espande e crea la facciata. Un angelo fatto da Zutù (scultore giapponese convertito lavorando) con arpa a cui mancano le corde perché musica si compie in noi che guardiamo. Sopra l’incoronazione di Maria e sopra parte come una grotta che culmina in un pellicano che alla base di un grande cipresso (albero sempre verde simbolo eterna giovinezza) trovano rifugio uccelli del cielo (noi) .

Porta della fede intorno a Gesù ritrovato al tempio. Sotto Zaccaria e Elisabetta. Sopra Simeone: sono i tre inni con cui la chiesa educa nella liturgia delle ore, la fede. Vedi il particolare di Gesù nella bottega: Frase di GAUDÌ che diceva ai suoi operai per i figli dei quali Gaudì volle fare una scuola perché permetteva ai figli di pranzare con i genitori: come faranno i miei operai a costruire una cattedrale sulla famiglia se non pranzano con i figli?

La porta della speranza insiste su san Giuseppe al centro della porta mentre guarda Gesù. S. Giuseppe è l’uomo della speranza. Perché un uomo non spera? Perché per sperare bisogna accettare che Dio distrugga le nostre immagini. P.e. uno si sposa e ha una certa idea della famiglia e normalmente Dio la distrugge. Resta perché il valore di quello che avviene nel matrimonio non è nell’immagine che avevo. E per sperare bisogna accettare che Dio distrugga nostre immagine e come si superano le prove e si rompono le immagini? Guardando Cristo, come fa Giuseppe.

Portale del rosario

Ha dedicato alla sagrada 40 anni. Ultimi 15 anni solo alla sagra. Ultimo anno è morto totalmente povero dentro alla sagrada in uno stanzino.

Era un grande devoto del Rosario e volle, oltre alla facciata terminare prima di morire questa piccola porta che quando la Sagrada sarà compiuta, (per il portale della gloria dovrebbero tirare già un edificio difronte, attorno corre un chiostro con 4 edifici nei quattro angoli.. porta del rosario vuole finirla. MI ha colpito per 3 particolari:
1) tutta la superficie scolpita. E sono incise tutte le frasi dell’avemaria. Madonna del Rosario tra S. Domenico e S. Caterina da Siena. Italia e spagna hanno un compito comune. Domenica è grande santo della Spagna e S. Caterina dell’Italia.

2) timpano poggia su due mensole che hanno sotto due personaggi che sono due scene che Gaudì ha visto passeggiando per la sua città. La prima scena era la bomba dell’anarchico. Sull’altro capitello c’è un’altra scena: vede una bambina prostituta. E a questa bambina che fa sull’altro capitello dove si vede tutta avvolta dal demonio che gli passa una borsa di soldi. Lesse in questi due episodi i due grandi mali del suo tempo: una borghesia che per il denaro è disposto a tutto e un proletariato che come risposta ha solo la violenza. Eppure sia uno che l’altro guardano a Maria. Da questa umanità ferita che si leva la preghiera alla madonna.

3) Ultimo particolare della porta del rosario è il più commovente. Era vecchio e doveva dare al suo sculture indicazione sull’ultima frase dell’Ave Maria. Ma su questa frase nessuno di noi ha esperienza diretta allora non sapeva come scolpire questa frase (a Matamala), a B c’era lo ospizio di Santa Croce e c’erano queste suore che aiutavano i barboni a morire, gli accudivano negli ultimo giorni della vita. Gaudì chiese alle suore di poter andare all’agonia di un loro barbone. Un giorno viene chiamato e Gaudì con Matamala andarono ad assistere. Insieme alle suore si misere in ginocchio a dire il rosario. Quando Gaudì uscì dopo questa morte disse a Matamala: ma non ti è sembrato che nell’istante che stava per morire sorridesse e poi aggiunse: io voglio morir qui all’ospizio della santa croce. Voglio morire circondato da persone che mi aiuteranno a capire che c’è qualcuno che mi accoglie. E Matamale gli disse: mi dispiace, tu sei Gaudì e non morirai allo ospizio della santa croce. E lui disse ho fatto voto alla madonna che mi faccia morire qui. Il 27 giugno del 26 mentre tornava dalla messa a cui partecipava quotidianamente e che era claudicante fu investito da due tram. Fu scambiato per un barbone e nessuno lo riconobbe e lo portò allo ospizio della santa croce. Allora Matamala scolpì “in ora mortis nostrae” e la sagrada che viene a prenderlo.

Conclisione

Dopo Gaudì la Sagrada ha attraversato i tempi tremendi della storia di Spagna. Già nella vita c’è stata la spagnola e poi la prima guerra, quando non c’erano più offerte e Gaudì si fece mendicante all’uscita dei teatri e delle chiese per non mandare a casa gli operai. Ma dopo la morte la storia di spagna ebbe pagine tremende nel 1936 la guerra civile spagnola. Quando solo a Barcellona furono uccisi 930 preti e suore (nel luglio del 36) Si darà a fuoco la sagrada dagli anarchici. L’incendio provocò la perdita dei disegni e dei modelli e il danno di molte parti ricostruite. Poi la II guerra mondiale. Lavori ripresero negli anni 50 ma nel 68 i più grandi architetti d’Europa firmarono un manifesto per non proseguire (gli illuminiati sono i più miopi) per fortuna non gli diedero retta. La sagrada quando i cristiani non diedero una lira in quegli anni fu salvata dai più improbabili (Dalì, o dai soldi dei giapponesi che sentirono come sentirono espressa la loro religiosità…)…

Quando ero ni spagna nel 2011 sul El Pais è uscito un articolo intitolato “mea culpa” come abbiamo potuto sbagliarci tanto, di uno di questi grandi architetti… con parole che mi hanno commosso: “all’inizio degli anni 60 fui uno dei… dice: sono andato a vederla e dice: ho cambiato idea… certo non mi piace tutto… e dice: trovare nel mondo un artista contemporaneo capace di affrontare il tema della resurrezione… capacità di esprimere la resurrezione è oggi estinta (non è vero)… il più bel edificio religioso degli ultimi due secoli…”.

Credo che nei momenti difficili diventa più evidente quello che è vero sempre: la fatica svela il fondo del problema (uomo nella prosperità non comprende). Problema della fatica pone il problema dell’ideale. Esempio… Il problema della vita non è la fatica ma lo scopo. La fatica ti ammazza quando non ami lo scopo. Quello che scrisse Maragal quando nella I guerra non aveva soldi:

“Spesso mi sento tanto orgoglioso… ciò significa che l’ideale viene mento tra noi.”