Epifania del Signore

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Il racconto dell’arrivo dei Magi non ha un valore storico. Esiste tra gli ebrei un modo di commentare dei fatti o dei testi creando apposta altri racconti più o meno inventati utili per il loro significato. Questo modo esegetico è detto midrash. I racconti dell’infanzia di Gesù in Matteo, compreso il racconto dei Magi, non sono racconti storici ma dei midrash della vicenda di Cristo. Questo non significa che essi non partano da alcuni dati storici reali. Ad esempio, Erode era certamente un uomo assetato di potere e violento e conosciamo diverse stragi di parenti e amici per mantenere questo potere. Ugualmente è possibile fossero arrivate a Gerusalemme delegazioni particolari proprio dall’est o che ci fossero state particolari congiunture astronomiche in quegli anni. Ma le stragi di Erode non sono quelle raccontante in Matteo per cercare Gesù, né la cometa un evento preciso a localizzare la stalla. Non era probabilmente il bambino di Betlemme che Erode cercava, ma avversari politici o parenti usurpatori del trono. Tuttavia, attraverso questi midrash è come se Matteo dicesse: ecco chi Erode avrebbe dovuto temere, ecco chi si opporrà alla regalità politica, ecco chi riconosceranno tutti gli abitanti della terra come un re…

Il valore di questi racconti risiede dunque nel loro significato più che nella descrizione storica. Del racconto dei Magi vorrei metterne in luce questa immagine: gli uomini che seguono la stella. I Magi fanno un lungo cammino seguendo la stella che li porterà a Gesù. Percorrono chilometri seguendo questo astro con il desiderio di incontrare qualcosa scritto nel cielo.
Dalla parola stella o stelle deriva la nostra parola “desiderio”. De-sidera, significa “di fronte alle stelle”. Giulio Cesare aveva inventato questa parola nei “de-siderante” del suo de Bello Gallico, sentinelle che passavano la notte davanti alle stelle nell’attesa di quei soldati che mancavano all’appello dopo la battaglia. I “desideranti” erano coloro che di fronte alle stello aspettavano chi mancava, il desiderio è l’attesa di una mancanza.

I Magi, nonostante le loro ricchezze, erano mancanti di qualcosa, erano desideranti e mossi da un desiderio e hanno seguito questo desiderio. Da cosa siamo mossi noi? Qual’è il nostro desiderio? Ho una impressione che fino ai venticinque anni circa si ha il desiderio di diventare adulti, si è mossi dalla voglia di finire gli studi, di trovare un lavoro e magari di fare una famiglia. Ma questo è sufficiente? Dopo? Cosa accade dopo, quando non c’è più il lavoro da trovare o la famiglia da fare? Quando magari i figli sono grandi? Cosa si desidera ancora? Cosa ci muove? La nostra stella è forse solo la voglia di sistemarci e di stare bene? Basta questo alla vita?

Ho impressione che ancora abbiamo molti desideri, ma sono tutti piccoli o di breve durata. Desideriamo un po’ di salute, di sistemare qualche faccenda, di toglierci qualche sfizio, di fare qualche viaggio… è tutto qui il nostro desiderio? Crediamo sia possibile un mondo migliore, un ideale che muova tutta la vita, un desiderio che sia in grado di metterci ogni giorno in cammino in una qualche direzione? Ho impressione che il nostro desiderio sia troppo spesso frammentato, rattrappito o è diventato molto autoreferenziale.

Il Vangelo di Gesù inizia con questo annuncio: il Regno dei cieli è vicino! Gesù lascia il compito aperto ai discepoli di cambiare loro stessi e il mondo nel quale vivono (seguendo Gesù e con la grazia di Dio). Noi abbiamo ancora questo desiderio? Oppure prevale il cinismo e la rassegnazione, il dire a noi stessi: “tanto non cambia mai nulla, anche questo Natale è passato e nulla è cambiato”? San Paolo scrive nella seconda lettura: vivete una vita retta e sana, ma nell’attesa della manifestazione del Signore! Vivete dentro un’attesa, una tensione e non una rassegnazione cinica sul mondo, sulla vita e su voi stessi.

Chiudo con un esempio. E’ come fare un viaggio da turisti o fare un pellegrinaggio da cristiani. Quando si fa un viaggio si fanno molte cose belle: si vedono città, musei, paesaggi… eppure si può girare all’infinito senza uno scopo e senza un perché. E talvolta non se ne coglie più il senso. Quando si fa un pellegrinaggio, per esempio si va a Roma o a Santiago, si attraversano magari gli stessi luoghi e le stesse città di un normale viaggio, ma si ha un obbiettivo, si segue una stella, si è mossi da un desiderio. E quando quella meta o città si avvicina, allora capita che si è felici davvero, che si ha il senso che la fatica non è stata vana.

Così hanno vissuto i Magi: mossi nella loro vita da un desiderio grande. Tutto questo, più che il loro valore storico, rende affascinante e attuale la loro figura.