Domenica nell’ottava del Natale

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Pensiamo spesso a Gesù come a un maestro di vita e al cristianesimo come una scuola di valori. E’ più facile parlare di religione parlando di una morale, di ciò che è bene e male per la convivenza comune e l’essere uomini. Il catechismo della chiesa cattolica, del resto, ha per indice dei suoi argomenti le virtù e i vizi morali. Questa visione del cristianesimo come custode dei migliori valori umani ha dato molti frutti importanti nel nostro passato.

Tuttavia, questa idea morale della fede non è la prospettiva di Giovanni quando scrive la sua prima pagina di Vangelo. Cristo non è visto anzitutto come il custode di alcuni valori o come l’iniziatore di una morale. Per Giovanni, quell’uomo parla invece del mistero di Dio, della storia e del cosmo. Tra gli uomini adulti è più difficile recuperare questa prospettiva perché appaiono ormai più cinici nei confronti dello stupore della vita e del mistero di Dio. Nei ragazzi e negli adolescenti, forse perché per la prima volta si pongono alcune domande di senso, è più presente la ricerca di una risposta al mistero della vita. Noi adulti facciamo finta di sapere già o di non poter sapere ed è raro trovare un adulto che rimanga ancora incuriosito da una domanda sul mistero di Dio, sul senso della propria origine e destinazione. Noi grandi siamo presi dagli impegni, dalle cose da fare, dal lavoro… ci sembrano a volte pensieri astratti.

Raramente si risveglia in noi una domanda sulla nostra origine. Eppure, penso ci sia vitale. Ieri ero in aereo di sera e verso l’atterraggio si vedevano dall’alto le lucine delle case e delle macchine. Non so cosa passa a voi nella mente quando vedete da un aereo le città degli uomini, ma penso non si possa non essere percorsi da un brivido, da una domanda sul senso di tutto quell’affannarsi che si fede dal finestrino. Ci sono migliaia di luci, di macchine, di uomini che vanno a casa o al lavoro o… che si affannano ma dall’aereo appaiono in una luce diversa. Chissà che vale il nostro affannarci, chissà da dove veniamo nella nostra unicità e piccolezza paragonati a quell’immensità di cielo e di spazio che si intravede dal finestrino.

Giovanni, in fondo, parla di questo: “in principio era il Verbo/Parola”, “tutto è stato fatto per mezzo di Lui”… ha la pretesa di non lasciare quella domanda nel vuoto o nel non senso, ma di collegarla a quell’uomo che ha conosciuto, alla relazione che ha visto tra Gesù e il Padre. In principio, all’origine del nostro essere, del nostro essere autenticamente uomini, c’è una relazione. Non solo noi siamo ciò che siamo solo per una relazione, non solo la legge del nostro essere al mondo è la qualità della nostra relazione con gli altri, ma Giovanni dice: anche all’origine del mondo fisico, delle realtà tutte, c’è la stessa relazione di Gesù con il Padre.

Permettetemi una parentesi. Quando studiavo fisica ero affascinato dalla coincidenza di questo versetto con le scoperte della scienza moderna quasi che le intuizioni della fede fossero la descrizioni di un’altro lato della stessa medaglia che anche la fisica moderna intravedeva. Giovanni dice, come la Genesi: “in principio”, non veniamo dal nulla ed esiste un inizio che ci ha generato. Non possono non ricordarmi che per anni uno scienziato cattolico e sacerdote gesuita, George Lemetre, ha voluto vedere nelle moderne teoria di Einstein la stessa affermazione. Per molti anni fu preso in giro per la sua ipotesi di un’origine del mondo (tanto che l’espressione “big-bang” è nata in senso dispregiativo)… fino a quando non gli si dovette dare ragione. Non solo, se l’idea cristiana è che Dio è una relazione, “in principio era il Verbo/Parola”, in fondo la grande scoperta della fisica degli ultimi cinquant’anni è proprio molto simile: la realtà non esiste in sé stessa, ma la realtà è quello che è e che ci appare solo grazie a delle “interazioni”, solo in forza di relazioni la realtà è così. Forse soltanto suggestioni di un Dio che lascia la sua firma trinitaria in tanti mondi nel mondo?

In ogni caso, possiamo limitarci a vedere il cristianesimo come un serie di precetti morali, eppure chi ha conosciuto Gesù ha visto ben oltre. Forse noi non ne saremo capaci, ma spero che nutriremo almeno il desiderio e il fascino che il brivido che ci prende nel vedere dall’alto tutto il nostro affannarci abbia a che fare con quel Verbo/Parola che sta all’origine e che si è fatto carne in Gesù Cristo.