Domenica dopo la dedicazione

At 10,34-48a; Sal 95; 1Cor 1,17b-24; Lc 24,44-49a

Vorrei meditare su questa frase di Paolo che tradurrei così: “Mentre i giudei chiedono i miracoli e i greci cercano la cultura, noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo (l’opposto del miracoloso) per i giudei e ignoranza per i greci”.

Due cose mi colpiscono di questa frase. La prima è che essa afferma con grande franchezza che la fede cristiana non nasce come corrispondenza ai propri desideri. Noi vorremmo tante cose da Dio, ma la fede cristiana non le corrisponde tutte. Nel Vangelo Gesù sta anche in silenzio e fa fare un cammino perché i suoi discepoli cambino pensiero, cambino richieste, cambino i propri desideri. Per questo nel Vangelo non c’è scritto tutto quello che vorremmo sapere e non si soddisfa ogni desiderio umano.
Un ragazzo mi ha chiesto una volta: se divento cristiano guarisce mia nonna? se credo in Gesù pensi che andrò meglio a scuola? Semplicemente “no”. Colui che corrisponde ai nostri desideri è il “genio della lampada” e non il Dio cristiano. Mentre colui che converte i nostri desideri è il Dio incontrato nel cammino di sequela di Gesù Cristo.

Quanto volte nel Vangelo si scontrano il pensiero degli uomini e il pensiero di Dio? Quante volte Gesù dovrà ripetere di non farsi ingannare dal lievito dei farisei, dai giochi di potere, dall’inganno di volersi sistemare la vita. Quante volte dice che non è la salute o la “perfezione della vita”, perché neanche il figlio dell’uomo ha dove posare il capo. Quante volte deve ricordare che non è la morte che deve farci paura e che ci sono persone sane e forti e in salute che sono come cadaveri, perché morte dentro. E che la vedova sola che dona la sua monetina è più grande del ricco che si vanta del superfluo. E che la donna adultera è più grande dell’uomo che non sa perdonare? Quante volte continuerà a ripetere di essere poveri, ricercatori della giustizia e della verità, per rimanere sempre, ogni giorno, persone che si affidano, che sperano… e di guardare a lui, perché è su questa ricchezza di desiderio convertito da Lui che si misura il cuore dell’uomo?

Tornare a Gesù, oltre ogni pensiero politicamente corretto del tempo (la cultura dei greci) e oltre ogni superstizione scaramantica (i miracoli dei giudei), è l’unica strada che la fede cristiana propone.
Ci saranno momenti che si capirà di smettere di chiedere miracoli e anche che la propria cultura (o l’inglese o l’università o il proprio ideale di famiglia…) non era ciò che desideravamo davvero, non era ciò che ci chiedeva Dio, non era la questione vera della vita — se eravamo onesti con noi stessi. E capiamo allora che l’unica vita autentica, l’unico maestro interiore, lo intravediamo solo nella memoria viva dell’uomo Gesù.