Domenica dell’Incarnazione

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Mi fermo a riflettere sul due versetti dell’annunciazione che abbiamo ascoltato. L’angelo, dopo aver ascoltato la domanda di Maria: “come è possibile?” risponde con una frase “nulla è impossibile a Dio” o, più letteralmente “nessuna cosa detta (da Dio) è impossibile a Dio”. A sostegno di questa frase, l’Angelo aveva anche ricordato un esempio: Elisabetta che -noi diremmo- era rimasta incinta dopo la menopausa.

Dunque, “nulla delle cose che Dio dice sono a lui impossibili” ed è anche quello che diciamo nel Credo con l’espressione: “Dio onnipotente”. Ma quest’ultima è una frase che ci ha lasciato spesso tante domande: “sei sei onnipotente perché non fai… non aiuti…”. Mentre è interessante che nei racconti biblici l’onnipotenza di Dio non è mai un fatto generico –come se Dio potesse fare qualunque cosa e in particolare quello che vorremmo noi– ma qualcosa legato sempre a una sua promessa.

Per esempio, in Abramo. Ad Abramo Dio promette due cose: una discendenza numerosa più delle stelle del cielo e una terra fertile e grande. E Abramo -misteriosamente- lo sa. Lo sa come si sa la bontà di un desiderio giusto che non viene da noi. Ma sembrano due promesse irraggiungibili: la moglie Sara non riesce ad avere figli e Abramo è costretto a pagare a carissimo prezzo un pezzettino minuscolo di terra per seppellire la moglie alla sua morte. Sembrava impossibile, però c’era una promessa di Dio che Abramo conosceva benissimo. Per questo ciò che è impossibile si è realizzato e ora, possiamo dire, a millenni di distanza, guardando il popolo degli Ebrei: davvero non è stato impossibile a Dio.

Ma anche per Gesù “nulla è impossibile di ciò che Dio promette”. Lo sa bene al Getsemani dove dice a Pietro: “credi forse che se pregassi Dio, Dio non mi saprebbe liberare da queste guardie”. E lo dice ogni volta che dice di credere nell’efficacia della preghiera. Ma dice anche esplicitamente in un’altra occasione. Dopo aver ammonito che gli uomini con grandi ricchezze non entreranno nel regno dei cieli e aver aggiunto “più facile che un cammello entri per la cruna di un ago”, subito dopo all’obbiezione di ciò che ci sembra impossibile, ricorda: “impossibile presso gli uomini ma possibile a Dio”. Come dire: il miracolo più grande che Dio deve compiere resta quello di convertire il cuore dell’uomo, sopratutto dell’uomo attratto dalla ricchezza. Ma non è un miracolo impossibile.

Mi sono chiesto: ma noi ci crediamo ancora? crediamo ancora che “nulla è impossibile a Dio” o che -per dirlo con una bella espressione- “la potenza di Dio è più forte della prepotenza del male”?
Il Natale che viene ce lo chiede con forza: hai forse smesso di credere che, nella tua vita, la potenza di Dio è più forte della prepotenza del male?

Mi sono chiesto cosa sarebbe la vita se smettesi di credere nell’impossibile di Dio? Cosa accadrebbe se dovessimo appiattire il nostro desiderio a ciò che soltanto siamo certi possa accadere grazie alle nostre forze? Quanto poco potremmo desiderare per noi e per gli altri, se tutto ciò che soltanto siamo capaci di sperare è il frutto del nostro sforzo o della nostra bravura? Io, conoscendomi, certamente, potrei desiderare pochissimo.

Oggi, mi chiedo, è possibile andare avanti in un matrimonio, continuare ad amare o a rispettarsi, se non si credesse già in qualcosa che pare ai nostri occhi quasi “impossibile”? Oggi, è possibile educare i figli solo con l’aiuto dei manuali di psicologia, o non dobbiamo per forza credere –se vogliamo desiderare qualcosa di vero– che qualcosa di “impossibile” alle nostre forze e alle nostre conoscenze pure deve accadere?

Infine, come l’Angelo Gabriele, dovremmo ricordarci che ciò che era a noi impossibile è già capitato mille volte davanti ai nostri occhi, nella nostra vita o nella vita dei nostri amici. Basterebbe ascoltare le parole di una mamma con un figlio alcolizzato che trova dentro di sé una forza e una vicinanza inaudita, dove ci sarebbe solo da dire “è tutto un fallimento”, e invece… Da dove gli viene questa energia? Non è forse già qualcosa di umanamente a noi impossibile? Oppure, basterebbe guardare con quale forza ancora oggi molti ragazzi si rifiutano di accettare le logiche del potere e del successo e -anche se non gli conviene- si battono per chi magari non ha nulla. Da dove viene questa forza? Da dove gli viene il desiderio di qualcosa che può apparire umanamente sempre come una sconfitta o una semplice perdita?

Potremmo ovviamente sempre rispondere che Dio non c’entra e che i miracoli non esistono. Potremmo anche davanti ai casi più eclatanti, anche davanti a una donna incinta in menopausa, dire che “non è Dio”. E tutto questo perché siamo liberi. E così Maria è stata libera di dire il suo sì o il suo no.
Ma siamo sicuri che nella nostra vita ce la possiamo fare da soli? Siamo sicuri di poter calcolare tutto nella vita? Siamo sicuri di non aver bisogno ogni anno di un miracolo che ci strappi dal nulla di noi stessi?