Domenica che precede il martirio di S. Giovanni

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Credo che il vangelo di oggi sia forse molto noto ma vada spiegato perché si è spesso perso il suo senso originale. La condizione dei bambini posti ad esempio da Gesù è molto lontana da quella di oggi. I bambini del tempo non sono i ragazzi figli unici e coccolati dai genitori, ma sono al contrario persone prive di diritti che crescono in famiglie numerose (anche 20 figli) e che vengono spesso usate per i lavori più umili e più bassi… come ancora oggi avviene nei paesi del terzo mondo. Non a caso, la parola bambino o “ragazzino” usata dal testo ha anche il significato di “schiavo” o forse per noi meglio “garzone”.

Quello che Gesù dunque afferma non è un’innocenza idilliaca dei bambini, quanto il loro essere “servi”, “bassi”, senza diritti, senza una reputazione o onore. L’opposto delle persone importanti o realizzate. Si capisce che Gesù esprime un pensiero detto molte altre volte: “chi vuole essere il primo sia l’ultimo”, “se io ho lavato i piedi a voi, anche voi fatelo agli altri…” ecc.
Gesù esprime ancora questa rivoluzione: non c’è alcun successo (lavorativo o economico), alcun titolo onorifico che nella vita vada cercato come un valore. L’unico valore autentico è il voler bene che si esprime sempre come un “dare” senza sperare di ricevere nulla in cambio.

Io credo che abbiamo conosciuto nella nostra vita persone così. Persone che magari hanno fatto lavori molto umili, ma con tutta la dignità di chi non cerca nulla per sé, non ha un potere o un ruolo da difendere, non ha un successo da cercare. Sono persone affascinanti ma che vivono all’opposto di quello che oggi insegna il mondo. Oggi siamo impregnati da un “dover avere successo” a tutti i costi: il lavoro migliore, la ragazza più bella, la vita più appagante, la vacanza più strepitosa… siamo in concorrenza gli uni con gli altri per dimostrare che “ce l’abbiamo fatta” e che “valiamo qualcosa”.

Per questo Gesù dice: è inevitabile che avvengano gli scandali. Anche questa frase è da tradurre nel nostro linguaggio: gli scandali sono le “trappole” che ingannano i credenti. Io tradurrei “scandalo” con la parola “distrazioni”. Parafrasando il vangelo: “è inevitabile che il mondo ti distragga, che voglia insegnarti altri valori, ma la vita di chi ti distrae dal Vangelo è una vita alla fine maledetta (guai!)”. Non so cosa ci aspetterà dopo la morte (lo sa solo il Padre eterno) ma quello che vedo è che in questa rincorsa ad avere successo a tutti i costi, a dimostrare a sé e agli altri che “ci siamo realizzati” si “brucia” come nel fuoco, perché in fondo non si è mai arrivati. Il mondo risucchia le persone nel vortice di una promessa di realizzazione che non avrà mai fine, lasciandole solo molto inappagate. Non c’è pace per chi rincorre qualcosa per sé.

La mano, il piede e l’occhio sono tre immagini del linguaggio semitico che usa Gesù. Traduciamo: la mano ovvero l’agire (direi oggi “il lavoro”), il piede ovvero la direzione che si prende della vita (direi “lo stato di vita”) e “l’occhio” ovvero “il desiderio” (gli affetti). Come mi diceva un ragazzo che lavora in una banca a Milano: al lavoro i valori sono altri perché ciò di cui si parla alla fine è “lo stipendio del capo o di quello che è passato di grado”, il posto dove fare vacanze più fighe, e la ragazza più bella con la quale si è messo l’amico… ecco, se il lavoro “ti distrae”, se il lavoro ti insegna questi valori e ti porta lontano dal tuo “voler bene” come Gesù o come il “servo-garzone”, ovvero lontano dal Vangelo… non pensare potrai entrare in un compromesso con quel mondo, perché è solo all’opposto. Non si può mediare con esso. Senza disprezzare chi “brucia” in quel mondo alla fine sempre frustrante, tuttavia trova per te un’altra strada. Tieni per te altri esempi.

La via del Vangelo è davvero opposta a quella del mondo. Avere il coraggio di tagliare da tutte queste distrazioni (che alla fine ci fanno “bruciare”) sembra una cosa per pochi santi, ma non è così. Imparare da chi magari a cinquant’anni ha capito che “non c’è nulla da portare via per sé”, “nulla da dimostrare agli altri”, ma solo il tentativo di imparare a voler bene in modo incondizionato… imparare da chi ha finito di porsi la domanda “cosa ci guadagno io?”… e guardare come a queste persone non manchi proprio nulla di ciò che le rende davvero felici. Per fortuna abbiamo molti esempi, abbiamo ancora molti adulti-bambini tra noi.

Propongo questa parafrasi / attualizzazione:

Si avvicinarono i discepoli a Gesù e gli chiesero: “spiegaci chi sarà il più grande nel Regno?” Gesù chiamò a sé uno schivo-bambino, lo pose in mezzo e disse: “Se non cambiate modo di pensare e non fate come questi ragazzetti che sono come servi senza ricompensa, non realizzerete la volontà di Dio. Come ho detto molte altre volte: chiunque impari a voler bene rendendosi servo degli altri, come sono umili questi ragazzi, allora sarà il più grande. E chi aiuta queste persone umili nel peso della loro vita come gli ho insegnato io, allora accoglie me.
Chi invece distrae chi crede in me dal compito di voler voler bene gratuitamente e senza ricevere nulla in cambio, insegnando la via del successo personale e del riconoscimento o degli onori… allora gli conviene buttarsi in mare con una macina al collo perché avrà una vita grama. E’ inevitabile che il mondo vi distragga con altri valori, insegnandovi a sgomitare l’uno contro l’altro, ma è una vita grama e maledetta quella di chi seguirà quella strada, perché non sarà mai appagato, ma si brucia di un fuoco e di un’ansia che non si estinguono.
Se il tuo lavoro o il tuo stato di vita ti distrae dal Vangelo e dal poter voler bene agli altri come io vi ho insegnato, non pensate di poter trovare un compromesso. Se il vostro desiderio vi distrae dal Vangelo non cercate una via di mezzo. Se nella vita si annida la domanda: “cosa ci sto guadagnando in questo mio voler bene?” oppure “cosa ci ricavo io?”, non pensate di poter cercare una qualche riposta di compromesso, ma dovete buttare via la domanda stessa. Meglio per voi aver rinunciato a qualcosa che perdervi del tutto. Non disprezzate chi nella vita non segue la regola del successo, perché è di questi che Dio si compiace.