Domenica che precede il Martirio di S. Giovanni il Precursore

1Mac 1,10.41-42;2,29-38; Sal 118; Ef 6,10-18; Mc 12, 13-17

La prima lettura meriterebbe un approfondimento di tipo storico che ora accenno solamente. Antioco IV, della dinastia (seleucide) che reggeva la parte orientale dell’antico regno di Alessandro Magno, fu preso in ostaggio a Roma ma riuscì a soggiornare anche ad Atene, prima di prendere il potere come re dopo la morte del fratello maggiore regnante. Probabilemnte ad Atene venne a conoscenza della religione ebraica che era vista da un lato come filosofia e dall’altro come antiche e supestiziose pratiche culuali (shabbat, divieti sulle carni, circoncisione). Antioco, diventato re, propose una riforma a Gerusalemme filo ellenistica contro le pratiche cultuali della religone (fine della circoncisione, delle carni, del sabato) contro la quel Maccabei guidarono una ribellione.
Sarebbe interessante chiedersi come mai questi libri sono stati accolti nel canone cristiano (in sé filo ellenistico e quindi paradossalmente antimaccabaico) e non in quello ebraico (in sé più conservatore)… La risposta starebbe nel fatto che la figura di Antioco fu in realtà rivista ben oltre il suo reale operato storico, soltanto come figura dei primi dittatori persecutori dei romani (Nerone, Domiziano, Traino ecc.)

Ci interessa invece il vangelo di oggi. Facciamo una considerazione.
Cosa è decisivo della risposta nuova di Gesù?
Bisogna dirlo: risposta su un problema che avrebbe incastrato ma anche svelato l’identià di Gesù. Come quando noi facciamo quelle domande per capire chi abbiamo di fronte, del tipo: “ma cosa ne pensi di tutti questi immgrati oggi?”. Cioé quelle domande che poi ci inquadrano agli occhi degli altri…
Bene, cosa è decisivo del pensiero di Gesù? Io direi: è decisivo il fatto che è una risposta che apre a una domanda più grande. Una risposta che non è solo una risposta ma apre a un appello più grande a un aut-aut più decisivo. Ti decidi o no a favore di Dio? Perché questo è infinitamente più importante delle tue questioni sulle tasse. Ti decidi a essere totalmente e per sempre affascinato da lui?
Così si muove Gesù: se tu hai percepito che il “Regno si è fatto vicino” – dice così lui – c’è una questione più radicale se pagare o no le tasse, c’è un problema più grande della salute e della scuola di inglese dei figli. C’è un problema più grande della marca del cellulare migliore (perché i nostri ragazzi sono ridotti a queste problematiche – allora ci verrebbe da dire viva la crisi, che ci riporti tutti alla realtà della vita!).

Se uno percepisce che i tuoi giorni sono decisivi e abitati da una presenza – abitati da Dio – se percepisce che il suo oggi è un oggi unico c’è un problema più grande se devo fare “questo oppure no”, se pagare o no Roma. E questo problema più grande (più grande dei compiti delle vacanze e più grande del lavoro che ricomincia sempre uguale ogni anno) è che io mi decida per questa Presenza, che io mi decida. Che io alzi il telefono e chiami questi miei amici perché mi chiedono fedeltà… che io scelga di aprire questo libro perché scopro chi sono… Che io mi decida, meglio: che io ongi giorno mi decida; che decida ogni azione, che io ogni giorno mi decida a favore o contro questo vangelo che mi chiama. E mi chiama sempre a decidermi di predere del mio e restituirlo. A prendere del mio e a restituirlo. Non a tenermelo. Che mi decida ogni giorno per questo!

E guardate la finezza del vangelo. Senza la percezione di un appello più radicale che muove la vita – riflettavamo settimana scorsa su quanto viene visto in modo sospetto questo “appello totale” – senza questa percezione si è falsi. Si è sempre falsi. Guardate la finezza della sceneggiatura evangelica: sono sempre lì a farti i sorrisini ammiccati e a stringerti la mano (lei, dottore che parla con verità…) quelli che vorrebbero venderti il loro prodotto, tirarti nel loro partito (protasse contro, non importa). Ma sono sempre falsi. Del resto devono esserlo, perché non hanno veramente nulla di convincente da offrirci, nulla di vero da dirci. Chiedetevi cosa hanno quelli che riempiono i nostri giornali di vero da dirci. “Di vero”, che resista almeno il tempo di una moda (non dico dei secoli). Nulla, vendono un prodotto ma non sono convincenti. Devono sembrarlo facendo i sorrisini. Perché cosa mi convince veramente – il cuore umano lo sa – è solo un appello che mi parli di Dio e che corrisponda al mio desiderio infinito. Il resto dura quello che dura.