Cristo Re dell’universo

Dn 7,9-10.13-14; Sal 109; 1Cor 15,20-26.28; Mt 25,31-46

Ciò che è straordinario in questo Vangelo è che Dio non dice “ti avevo detto di servire i deboli e tu mi hai disobbedito”… come spesso noi interpretiamo. Noi pensiamo che il senso di queste immagini sia quello di darci un compito: “devi fare le opere di misericordia”. Non c’è scritto questo e non è questo il punto. Qui Dio dice molto di più: “ogni volta che lo hai fatto o non lo hai fatto, non lo hai fatto a me“. Cioè, si crea una identità tra il servire Dio e gli uomini. Una identità! E non si capisce mai abbastanza la portata enorme di questa identità. Il cinese che non conosce la tradizione biblica e fa il bene, lo fa a Dio (non abbiamo dubbi su questo). Come non c’è bisogno che tu conosca il nome di Gesù. E per me la cosa più sorprendente del brano è l’obiezione dei buoni, loro dicono: “io non ti ho mai incontrato” e Dio risponde: “no, tu mi hai incontrato”.

La preoccupazione di Dio non è sé, ma è l’uomo. Se un ragazzo mi dicesse: “non vengo a Messa, ma faccio mezz’ora in più di bene per qualcuno” io gli direi “fallo!”. Peccato che non ho mai conosciuto uno che abbia smesso di andare a Messa e abbia aumentato anche solo di dieci minuti il bene che compie per qualcuno. In ogni caso, la preoccupazione della Chiesa non deve essere sé, ma deve essere l’uomo. Il problema non è che gli oratorio sono vuoti o che i ragazzi non vanno a Messa. Il problema è il nulla che li divora, il problema è quando ti scrivono “non so don se lei è felice, se ha degli amici veri che la vengono a trovare anche quando non hanno bisogno, ma se non li ha allora siamo un po’ simili”.
Questo è il problema! Il problema è che un ragazzo così, nel mondo tecnicizzato e burrocraticizzato che viviamo, non abbia trovato nessuno che riesca a fare qualcosa… Nella sua classe, tra venti ragazzi che saranno un domani venti cittadini, non si trova chi se ne accorge. Non per colpa loro. Gli abbiamo insegnato noi che anzitutto devono preoccuparsi di andare bene, di prendere bei voti e sono così attenti ai loro bei voti che a volte vedere un compagno in crisi e invitarlo a casa a studiare sembra impossibile. Ma, ripeto, è ciò che gli abbiamo insegnato noi.
Se noi patissimo un po’ di più per questo e un po’ meno perché i ragazzi non ci seguono a Messa o per i loro voti scolastici, sono convinto che anche il loro rapporto con Dio sarebbe diverso. Dico patire il loro senso di nulla, di perenne fragilità e insoddisfazione, il loro narcisismo cronico.
E il problema non è “fare la carità”, ma che noi stessi e loro, ci perdiamo se viviamo solo per noi. Sono convinto che la condanna del vangelo sia qui un’auto-condanna.

Siamo in un contesto dove ognuno si sente un numero, un nulla. Abbiamo un’idea della giustizia che è quella dell’essere tutti uguali, tutti con gli stessi diritti e doveri, e dunque tutti così ugualmente insignificanti –che non è l’idea cristiana della giustizia ma, come diceva Nietzsche “ciò che noi chiamiamo giustizia è in realtà vendetta”.
Nella scuola, ad esempio, in nome dell’uguaglianza e della garanzia dei diritti (dove anzitutto ti devi tutelare dalle possibili denunce), tutto è un codice e non si può guardare in faccia all’età, alla storia, alla persona… tutto è disciplinato da una norma, per tutto c’è una procedura… e c’è anche il sistema qualità che garantisce che lo svolgimento delle procedure… Ho scoperto che c’è un regolamento anche per essere seppelliti in un cimitero piuttosto che in un altro e se sei una famiglia che si è appena trasferita e gli muore un figlio, “non puoi, c’è la procedura”…
Io penso che in questo contesto noi cristiani abbiamo una carta da giocare. Non preoccupiamoci per un attimo di convincere nessuno e facciamo come gli antichi cristiani saltando di pari passo tutta la burocrazia. Sono convito che bisogna saltarla perché non c’è dialogo con essa.
Un’azzardo, un’opera di creatività, senza aspettarsi che le istruzioni vengano dal prete o dal parroco. Hai 70 e non sai fare nulla ma sai fare le torne (dico per dire)? Mettiamoci a fare le torte e regalare così 100 mattoni per la ricostruzione di qualche casa ai terremotati… Invento, ma dico: vuoi mettere il nipote che va non va a Messa e tu gli dici “questa torta è per quelli lì che non hanno la casa”. E anche se mi fa male la schiena è giusto farla… E non dite “è per amore” dite “è giusto così”, perché quello non è un sentimento pietistico ma è semplicemente il modo giusto di vivere. Penso a una cosa così, che non aspetta la direttiva dall’alto, che non aspetta la norma o la procedura o il foglietto della raccolta della parrocchia, altrimenti siamo da capo: è sempre un obbedire a un compito…

Se passa questo, il mondo non cambia, però come dice il libro di Daniele della prima lettura i vari “mostri della storia” non vengono sconfitti da un mostro più grande e più forte del precedente, ma da qualcosa di completamente diverso: da un umano, da un “figlio d’uomo”, da ciò che è l’opposto del “mostruoso”.
La conversione, anche per i più giovani, passa da qui. Come nella conversione dell’Innominato, lui che era potente non viene messo in crisi da uno più potente di lui, ma da uno che è l’opposto della potenza, una donnicciola piagnucolante. Nel mondo dove tutti cercano di vendere il loro prodotto, non mettiamoci a urlare anche noi per vendere il nostro prodotto religioso: Dio non è interessato ad avere tanti o pochi adoratori. Senza aspettarci che qualcuno ci dica cosa fare, bisogna tornare a guardare alla povertà degli uomini. Forse banalmente, che lo riconosciamo o meno, lì c’è Dio.