Assunzione di Maria

Ap 11,19; 12,1-6.10; Sal 44; 1Cor 15,20-26; Lc 1,39-56

Forse merita che ci proviamo – se siamo venuti qui anche oggi, visto che ieri era domenica, se non abbiamo già la testa altrove, alle grigliate o al tacchino del pranzo. Ci proviamo a mettere il nostro sguardo in questa festa e a lasciarci ricordare quello che questa festa ha da dirci – che sono sempre cose che a fatica ci ricordiamo e che a fatica riconosciamo (distratti come siamo).

C’è una convinzione sulla quale noi stiamo fermi e non cambiamo. Su questa convinzione non dobbiamo fare un passo indietro – e anche Maria nella festa di oggi ci deve parlare di questo (non tanto del folclore mariano, ma di questo!). Una festa in mezzo all’estate perché con tutto quello che succede noi rischiamo di dimenticarcelo.
Con tutto quello che succede:
Con tutti i tradimenti che riceviamo, e quelli che se ne vanno, i genitori che lasciano i figli che si lasciano tra di loro….
Con tutta la rassegnazione che ci ammala invisibilmente… “don non mi scandalizzo ormai più di nulla”.
Con tutta la rabbia per le implacabili moritificazioni della vita… “non appena pensavamo di aver raggiunto il nostro equilibiro – aggiungerei adesso anche la crisi economica e la tassa per la solidarietà…
Con tutto che sia­mo più pochi, e nemmeno tutti i mi­gliori. Con il fatto che non sappiamo neppure bene che cosa inventarci, per farvi volare alto: almeno voi, per­ché noi ci siamo impegnati anche per i pulcini con le ali spezzate.
Con la sensazione di spenderci all’osso per l’essenziale e di essere poi comprati come per un atto di beneficenza – almeno una volta all’anno.
Con le lacrime a­gli occhi per tutti i figli che chiedono pane e ricevono rospi.. e ricevono rospi senza accorgersene. Permettete: quanti figli che chiederebbero legami e ricevono TV, chiederebbero dei NO e ricevono sempre SI’, e quanti figli persi…
Con il groppo della nostal­gia per le avventure che scoprono mondi e creano bellezza, quotidianamente sbeffeggiate dai vo­lenterosi carnefici del rendimento…

Bene, con tutto questo, noi non dobbiamo indietreggera su una cosa: sul fatto che il Singore è Risorto e da allora si porta su i sui – a cominciare da Maria. E dunque: non c’è niente che finisca in niente. Niente che finisca in niente. Da adesso il cielo è abitato non da angeli, ma da uomini e donne come noi. E tutte quelle cose che qui non tornarno lui le ha bruciate con il fuoco e invece quelle buone che lui ci ha insegnato a esidederare non finiranno mai.
Saremo riconosciuti se ci riconosceranno. E saremo protetti, se abbiamo protet­to.

Il mondo è cambiato, bisognerebbe aggiornarsi, l’annuncio non fa più effetto. A me non importa. Io resto fermo: per me niente finisce in niente. E anche la mia frustrazione di ogni giorno so che avrà un agolino dove verà buttata e tutti quelli che sono andati via… io spero ci sia posto anche per loro e tornino indietro.

Dio non torna indietro: noi siamo la sua compagnia destinata e a cominiciare da Maria, lui non può fare a meno di noi (questo è annuncio cristiano!). Di me come di te. Lui ha stretto un legame irrevocabile anche per un bicchiere d’acqua (capite: non a quelli per forza presenti a tutti gli incontri…) e ci ha preceduti, noi che in fondo a volte siamo capaci anche di svenarci per un figlio o per un uomo al quale vogliamo veramente bene. Dio ci ha anticipato e a fatto di meglio, e senza di noi non può stare. Da solo non se ne sta bene. Ha già portato su in paradiso suo madre Maria e tutti i suoi con i quali ha stretto legami.

Gli atomi e gli scienziati non sanno nulla? (li hanno interrogati ma sono rimasti muti su questo, del resto ognuno ha gli oracoli che si merita)
Il finale vi sembra fuori portata. A me non importa. Io vado avanti a pensare che nulla finisce in nulla e Dio – lo so – non può fare a meno di me.
Restassimo da soli, non importa. Sappiamo che saremmo già in buona compagnia e troveremmo anche Maria insime – speriamo – anche a molti di noi.