Assunzione della Beata Vergine Maria

Ap 11,19-12,6a.10ab; Sal 44; 1Cor 15,20-26; Lc 1,39-55

“Beata te che hai creduto all’adempimento della parola di Dio”. Così dice Elisabetta a Maria ed è un tema di questa festa.

Dove sta la grandezza di un uomo? La mia impressione è che ci siamo dimenticati di cercare una risposta a questa domanda. Non i ragazzi, i quali cercano sempre modelli da seguire per vivere. Noi grandi ci siamo dimenticati di cercare una strada per fare della vita un capolavoro, per chiederci “dove sta la grandezza di un uomo?”.
Ci accontentiamo della routine, della opacità, della mediocrità. Vivere per vivere — si dice. Una specie di rassegnazione alla vita e alle sue circostanze. E’ una tiepidezza che ci fa fare le cose con il naso storto, come si torce un verme a camminare. Ci fa pensare al lavoro anche quando siamo in vacanza, incapaci di vivere del tempo così come esso ci è dato, di gustare della vita come dono. Come chi vive senza starci fino in fondo e così stufa sé e gli altri.

Dove sta la grandezza di un uomo? La grandezza dell’uomo –dice questo Vangelo– sta nella fede, ovvero nella capacità di sperare. “Sperare” come forma della fede e non come illusione alla vita, spesso così dura. Ma cosa è la fede in questo Vangelo? Il testo non lascia dubbi: riconoscere una grandezza e una Presenza nel nostro nulla. C’è nel racconto tutta la pochezza di una ragazza, l’umiltà di una cosa creata, di una fatto storico che finisce, di un paesino di provincia… ma c’è la certezza di una cosa grande, c’è la percezione della vita come un capolavoro al quale dobbiamo acconsentire, al quale dobbiamo credere e dire di sì.

Questa visione della vita contiene una cosa bellissima (così lontana da noi…): la capacità di commuoversi. Cosa manca a noi uomini occidentali così incapaci di sperare nel futuro e spesso così tristi? Ci manca la fede, non come “un sapere” delle cose, ma come un sentire, una capacità di commuoverci e quindi di “muoverci”, di “sperare”. Perché commuoversi? Cosa dice Maria nella speranza all’adempimento di questa parola? Questa donna dice che Dio si è commosso per il nostro niente e sempre si commuove per la nostra meschinità rozza. Questa è la scoperta della fede: che Dio sempre si commuove per il mio essere niente.
Maria ricorda questo ridestando in questo modo la nostra capacità di commuoverci per gli altri e di sperare, di “acconsentire alla battaglia della vita”, di “credere nell’adempimento di una promessa anche per noi”, e non solo per Maria.

Dove sta la grandezza di un uomo? Nella povertà che viene cantata in questo Magnificat “ha innalzato i poveri, ha rimandato i ricchi a mani vuote…”. Cos’è la povertà di cui si parla qui? E’ una certezza. E’ la certezza di alcune grandi cose. Se sei certo di alcune grandi cose allora sei davvero povero. Perché la certezza implica l’abbandono e il superamento di sé, implica che riconosciamo che la cosa vera è un’Altra. “Questa povertà rende pieni e liberi perché è la legge dell’uomo che è l’affermazione di un Altro come significato di sé”.
La gente che ha costruito il duomo di Monreale era più povera –nel senso di Maria– perché certa di alcune grandi cose, più grandi anche dell’opera che era stata in grado di realizzare. Solo il rapporto con questo “qualcosa d’altro” permette di costruire opere belle, di superare incessantemente se stessi e anche la bellezza di ciò che si crea.

Dove sta la grandezza dell’uomo? La grandezza dell’uomo sta nella sua fede che è una commozione e una povertà. Questa grandezza (e non altro) vince il timore della fine e della morte. Per questo Maria è assunta in cielo e non muore. Questo non è solo un fatto di cellule morte o vive, di vita biologica (ma cosa è in fondo la vita?). La riprova di questo sta nel fatto che molti sembrano in vita, ma sono così privi di quella speranza e di quella certezza di cui parla Maria che anche se hanno tre barche e quattro case, si trascinano in giro come morti…. Invece, c’è davvero una forma della vita, un modo grande di vivere che non muore e –solo in questo modo– esso è testimonianza di Cristo e della sua risurrezione.