Anno C – Festa di Cristo Re

Dn 7,9-10.13-14 Sal 109 (110) 1Cor 15,20-26.28 Mt 25,31-46

Cosa significa annunziare che “senza Gesù l’uomo non può fare nulla”? Oggi celebriamo la festa di cristo Re e vorremmo ricordarci di questo: che senza Gesù l’uomo non può fare nulla!
Io penso che anche quando ci crediamo a questa affermazione, la pronunciamo, la teniamo tra le nostre frasi vere, in realtà così spesso sappiamo di mentire a noi stessi. La consideriamo una frase vera solo perché abbiamo deciso di non verificarla, di non chiederci cosa significhi realmente. Perché l’impressione è che troppo alto sarebbe il rischio di trovarla falsa.
“Senza Gesù l’uomo non può fare nulla”. Sembra realmente un’affermazione falsa, che nega ogni nostra evidenza. Noi lo sappiamo e facendo finta di nulla, facciamo come se fosse vera, come se non dovessimo neanche metterla in dubbio.
Perché, come si può affermare che “senza Gesù non si può fare nulla” quando “tutto sembra farsi senza Gesù, addirittura senza Dio”?
Già, di Dio e di Gesù oggi sembra davvero non ci sia per nulla bisogno.
Quando vostro figlio entra in casa sbattendo la porta e dice: “mamma io non ci credo più – non credo più nella tua religione”, non sta facendo una grande riflessione. Semplicemente esprime il contesto nel quale ognuno di noi vive.
Dio nel contesto nel quale si vive non è necessario! Non è necessario credere in Dio per andare a scuola, non è necessario credere in Dio per lavorare, per guarire dalla malattia, per fare del bene, per vivere delle belle esperienza di gruppo, per amare. Per nulla Dio è necessario.
Oppure, vorremmo affermare che tutte quelle persone che si dichiarano atee, loro – quasi per punizione – non sanno amare, non possono guarire, non è giusto che lavorino, e in fondo non possono vivere come noi che tutte le domeniche andiamo a Messa?
Ma se è così perché affermare ancora “senza Gesù l’uomo non può fare nulla”?

Il Vangelo di oggi è la risposta più bella e più semplice che ho mai trovato a questa domanda. Questo Vangelo considera come possibilità reale il fatto che potremmo anche non accorgerci di Lui, negare la sua necessità, non vedere la sua presenza e non incontrarlo, al punto da chiedergli: «Signore, quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?».
Riconoscere la sua presenza, riconoscere la sua necessità, non è più l’ossessione degli uomini e di Dio. Dal canto suo Dio sa che la relazione con lui esiste anche quando non è riconosciuta, si realizza anche se viene negata. Perché sa che noi uomini non sopravvivremmo un giorno senza il sostegno continuo della sua grazia. Sa che neanche avremmo mai inventato nulla senza copiare da lui, neanche la colla (per dirne una a caso) senza aver visto cos’è una superficie che appiccicosa.
Ma non gli importa trarne un vanto, non vuole essere lodato per questo. Non vuole essere evidente per costringerci a celebrarlo, non vuole essere necessario per . E’ un’altra l’evidenza dentro la quale ha messo tutti gli uomi.
Lui sa, e così anche noi, che per tutti – religiosi e non, uomini e donne, bimbi o grandi – c’è un’evidenza universale più grande del suo riconoscimento:
– Quella di una insaziabile giustizia quando un altro viene ingiustamente maltrattato… preso in giro.
– Quella di un senso di felicità quando vediamo due persone felici volersi bene.
– E quella di sapere di non poter fare quasi nulla eppure di voler fare qualcosa (fosse anche un solo bicchiere d’acqua) quando un altro è su un letto malto, quando due genitori litigano, quando l’altro è messo peggio di noi.

Dio sa che questo è universale, è scritto nel cuore di ogni uomo. E questo è realmente il suo trono universale, la sua regalità, la sua necessità… ben oltre la grazia di chi sa di averlo anche incontrato.