Anno B – I domenica dopo la Dedicazione

At 8,26-39 Sal 65 1Tm 2,1-5 Mc 16,14b-20

La pagina degli Atti che abbiamo ascoltato – il racconto di Filippo che incontra questo funzionario Etiope – è uno dei racconti più belli e audaci di prima evangelizzazione che noi dobbiamo tenere come icona contro quell’ansia di evangelizzazione che dicevamo la volta scorsa. L’ansia di chi si immagina l’evangelizzazione come una sorta di progressivo ingrandimento delle nostre fila, delle fila di noi credenti (che sembra non bastare mai, non finire mai). E invece vede un continuo assottigliamento del nostro peso specifico, nella società, nella cultura, nell’educazione dei figli. L’ansia di chi si immagina il comando di Gesù di “proclamare il Vangelo ad ogni creatura” – come l’abbiamo ascoltato nel Vangelo – come il potenziamento infinito dei credenti delle parrocchie, dei gruppi giovanili, del nostro peso sociale, dei valori cristiani che devono diventare valori universali ecc. E invece non è così. Il vangelo non sembra interessato a questo lavoro di ingrandimento, non ha questa preoccupazione.
In questo racconto degli Atti noi abbiamo di fronte un interesse diverso. E’ il primo catechismo fatto a uno straniero, a uno che è in viaggio, che conosce qualcosa di noi e della nostra cultura, ma che al tempo stesso ha anche tutta la sua e non è disposto (né può) cambiare tutti i suoi modi di pensare, i suoi costumi. Mostra un interesse, ma sa anche che non diventerà mai come gli altri e neanche potrebbe diventarlo (essendo eunuco).
Eppure, in poche battute accade tutto quello che deve accadere perché il Vangelo si compia. Si descrive tutto quello che accade quando si compie il vangelo. In poche battute e senza fronzoli.
Ora, voi immaginate tutto quello che noi penseremmo e faremmo se dovessimo battezzare, uno che è straniero, non ha fatto il catechismo, sa solo l’inglese, non conosce il papa ecc. Tutti i martedì sera, puntuale, in oratorio, con la suora… e questo che era in viaggio, e aveva le ferie per poco (perché era uno che doveva avere avuto anche delle responsabilità – si dice un funzionario e poi eunuco). Questo con noi sarebbe diventato cristiano in un’altra vita, oppure a costo che si licenziava.
E invece in un pomeriggio accade tutto quello che deve accadere, e non c’è da aspettarsi altro. Ecco il punto: loro non hanno la sensazione che manchi qualcosa, che “va beh, si è fatto di fretta perché c’era poco tempo”. Dice l’eunuco a un certo punto: c’è qui dell’acqua, cosa impedisce che io sia battezzato! E Filippo lo battezza.
E dopo, noi che ci aspetteremmo che adesso da battezzato assuma anche un bell’impegno cristiano, si occupi anche degli altri ecc. E dopo cosa accade? Semplicemente se ne andò per la sua strada contento. Ecco: gli è bastato questo. A lui e al Signore, per realizzarsi il cristianesimo è bastato questo: una domanda su Isaia e una pozza d’acqua quasi casuale. Non gli è servito altro. E questo se ne è andato con la certezza di essere stato toccato da Dio, senza più angosce per la vita. E ha saputo con certezza che sulla sua vita c’è tutta la protezione di Dio che serve e non è necessario mendicarla altrove perché la pagina quella pagina di Isaia che aveva letto si è avverata e non c’è evento terribile nella vita di un uomo che la possa annullare.
Non avrà saputo il secondo dogma mariano, ma pazienza, ha saputo quello che per lui era necessario sapere a proposito di Dio e di Gesù, e questo gli è bastato per capire quello che prima non capiva e forse lo terrorizzava anche un po’ – perché ogni cosa su Dio che non sai è sempre un po’ ambigua e terrorizzante. Come per la donna emorroissa che gli è bastato sfidare le sue leggi del catechismo che gli impedivano di toccare Gesù per essere salvata. E non è stato poi necessario che seguisse il Signore, che imparasse che la durezza della sequela ecc. Era in difficoltà e da qui, dal Signore, ha tratto il suo giovamento perenne: non è servito altro perché Dio si manifestasse con certezza.
Non sarebbe bastato agli apostoli. Non sarebbe bastato a Filippo che mai se ne sarebbe tornato a casa contento e infatti un angelo lo va a svegliare per fare quello che c’era bisogno di fare. E così a Pietro che doveva seguire il Signore e accorgersi della sua povertà. Ma al novanta per cento – nel vangelo – il cristianesimo avviene così: per persone a cui basta un gesto di benedizione di Dio sulla loro vita. E non chiedono altro. Già due gesti o tre incontri gli sembrerebbero un peso, hanno famiglia. Ma un gesto di Dio quando sono nel dubbio, per loro fa la differenza e mostra tutto il volto di Dio che serve.
La nostra società ha centinai di orfani che sono così e attendono solo dalla nostra parte un gesto benevolo di Dio. Un gesto di benedizione per la loro vita, perché almeno da noi arrivi qualche cosa che non sia subito un proclama di reclutamento. Se abbiamo bisogno di qualcuno per la raccolta della carta, non chiediamo a loro.
Questi – come questo Etiope – sono tanti (giovani, ragazzi, adulti) ma non frequentano i nostri luoghi. Sono dalla porta in là, ma molto imbarazzati a frequentare i nostri luoghi e le nostre abitudini. Ad abitare il nostro lessico fanno fatica (come questo Etiope che semplicemente non capisce il gergo biblico ecclesiastico). Il nostro gergo è bellissimo, pieno di “misteri pasquali”, “di miracolose forme della grazia”, ma loro non sono capaci di parlarlo. Non sono solo quelli che ti chiedono la giacca al banco della caritas, sono anche gente per bene – ricchi signori che hanno magari anche studiato – proprio come questo eunuco. Sono moltissimi e non accorgersi di loro è un attimo. Affannarsi per il già seminato mille volte e non accorgersi di loro è un attimo. Non sentirli non percepirli, non patire la loro orfanezza, che non sono di nessuno, ma devono anche vivere, lavorare, tirare su figli, parlare anche la lingua corrente… non possono venire dietro a tutte le nostre fisime, perché se no si ferma il mondo, non possono.
A noi il compito, come per Filippo, di accorgerci di loro e compiere semplicemente questo gesto di mettersi per un momento sul loro carretto, senza attenderci di acquistare cristiani. Il nostro gesto, come quello di Filippo, né risulterà più leggero, più umano, semplicemente miracoloso. Sarebbe semplicemente la testimonianza dell’amore di Dio. E anche il Signore ne sarà contento.