Anno A – I domenica di Quaresima

Is 58,4b-12a Sal 102 2Cor 5,18-6,2 Mt 4,1-11

Siamo all’inizio del cammino della Quaresima e vogliamo non sciupare questo tempo propizio. Vorremmo fare realmente un cammino, di domenica in domenica, per lasciarci provocare dall’attualità di questa Parola. E mi verrebbe da aggiungere: per meno di così, se soltanto ci accontentassimo di noi stessi, sarebbe tempo perso.

Oggi meditiamo le tentazioni di Gesù. E’ già interessante osservare: queste tentazioni – che sono il prototipo di tutte le vere tentazioni – non hanno nulla a che vedere con quelle che siamo soliti pensare essere una “tentazione”. Non sono le tentazioni del sesso, delle parolacce, dei pensieri cattivi, del “rubare”…
Perché tutti sanno che “non bisogna rubare”, che bisogna “essere fedeli ai propri doveri”, “fare i bravi: mariti, mogli, figli … Sono cose che si vedono, uno lo sa quando sbaglia lì.

Queste invece, a bene vedere, non sono tentazioni che puzzano di zolfo, ma sembrano cose belle. Non sono vere tentazioni quelle dove si vede o si sà che sono cose brutte, che sono povertà! La tentazione invece contiene sempre una parte che è vera e che è giusta. Quelle dove si sa che è una cosa brutta, lontana da Dio, che Dio non vuole, quelle non sono vere tentazioni e non sono cose poi così pericolose. Perché si vede! Se si vede, poi magari ci caschiamo lo stesso, ma in fondo lo sappiamo e questo ci porterà a chiedere scusa davanti al Signore.
Scrive S. Weil nel suo diario:
“Fra due uomini che non hanno l’esperienza di Dio, colui che lo nega gli è forse più vicino. Perché è il falso Dio che impedisce per sempre di accedere al vero”.

Vorrei dire: noi sentiamo: “Gesù, Gesù”, e possiamo farci incantare. A noi pare di vedere la forma della preghiera, la forma dell’obbedienza, la forma dell’entusiasmo spirituale, la forma della difesa dei principi, e possiamo farci ingannare.

Prendiamo la prima tentazione.
Dov’è il male di trasformare delle pietre in pane per uno che ha fame? Lo porta via a qualcuno quel pane? No! Deve prendere delle pietre e trasformarle in pane: non ruba un pezzo di pane a nessuno.
Sapete come si chiama oggi questa tentazione? Ha un nome altrettanto suadente che si è insinuato nel cristianesimo (nel catechismo) innoquo – che contiene una sua verità – ma che è una vera tentazione. E’ quella idea che infondiamo nei ragazzi che bisogna realizzarsi. L’autorealizzazione. Sembra una cosa bella! Essere felici. Che male c’è. E invece è proprio come un pane che si vuole moltiplicare per sé. E’ come la manna che si vuole tenere per sé. Assominglia al pane moltiplicato di Gesù, ma è proprio diverso.
Perché se lo sfondo è REALIZZAZIONE di SE’ (e gli altri – i ragazzi dicono – FALLITI… sei un fallito, brutto, ma glielo abbiamo insegnato noi con REALIZZAZIONE: chi non si realizza è un fallito…) non ci sarà mai spazio per gli altri. Non c’è spazio per un legame vero che minaccia sempre la nostra realizzazione.
Non vedete che fatica che si fa a tenere uniti i ragazzi… perché se l’altro mi chiede io mi realizzo un po’ meno.
NOn vedete come crescono fragili e insicuri: perché l’UOMO NON E’ FATTO per realizzarsi. Non sarà mai abbastanza realizzato e di pane per gli altri non ne avanzerà MAI. Avrà sempre un naso un po’ storto, un muscolo non ancora perfetto. E prima di iniziare a legarsi a un altro, a dare a un altro, non sarà mai abbastanza pronto, abbastanza felice. Rimanderà a sposarsi, ad andare a lavorare…
E invece: insegnamo ai ragazzi a studiare, a leggere (coltivare e custodire) senza pensare a nascondere o a tappare le proprie nudità (commentavamo a catechismo con i ragazzi) ma sperando che un giorno troveremo un altro e con le due cose che ho male imparato potrò fargli venire un sorriso. Mi darà più soddisfazione di tutti i corsi dove speravo di realizzarmi.
ES: io ho fatto fisica….

Vediamo la seconda tentazione.
Che cosa c’è di male a esercitare il potere ricevuto da Dio per fare una cosa certamente buona? E allo scopo di attirare l’attenzione sul Vangelo!
Non facciamo anche noi – talora – cose anche più clamorose che buttarci dal pinnacolo del tempio (a fin di bene)? Che cosa c’è di vergognoso? Non gli ha mica chiesto di buttar giù qualcun altro! Gli ha chiesto di buttarsi lui perché gli angeli, poi, si sa che lo sostengono. Non è una prova di fede? Dunque, bene per il Vangelo, bene per la fede.

Avete in mete il vociare che si sente e tutte le nostre preoccupazioni di essere un bell’oratorio? Tutte a fin di bene e in buona fede ovviamente. Avente in mente quando si dice “eh… la Regina Pacis… che bella parrocchia, guarda quanta gente, l’oratorio è sempre aperto… il Bar? Pieno, Chierichetti quanti? 52… bene, si migliora (e uno si immagina che il regno di Dio si allarga)”…. Beh, vorrei dire, tutto questo che profuma di incenso, può essere una bella tentazione!

Che la Chiesa ogni tanto faccia miracoli, e qui si riempie, non è ancora segno che viene dal Signore. Può essere in fondo un bell’atto di esibizionismo (per noi che lo vediamo e in nome di Dio che non si vede). E puo’ essere che invece in una parrocchietta senza Bar, con 3 gatti e ½ chierichetto, ci sia lo stile del vangelo.

Perché la differenza è questa: un conto è adoperare il potere della religione per dare il pane a chi non ce l’ha. E un altro conto è per fare vedere che siamo bravi a tirar fuori il pane anche dai sassi, se vogliamo, e sappiamo riempire i gruppi e le feste dove non c’era nulla. Ma – in realtà con l’intento non di darlo a qualcuno. Tant’è che se qualcuno si prende cura ma si vede poco, diremmo: fai pubblicità… vogliamo vedere un bel gruppo, un bell’oratorio…

Non usate la parola ATTIRA. Non quando ci sono vicino io. E’ del mercato, non è cristiana. Bisogna attirare…. contiene una verità, ma è questa tentazione. La verità è che il cristianesimo è una cosa per la vita… ma detto così è una tentazione…

Per me questo fa diventare la religione subito terribile, anche se intorno a questo prodigio ci fosse incenso e canti e celebrazioni piene e sguardi molto spirituali, sarebbe terribile. Se fossimo preoccupati di mantenere il cadreghino, la reputazione, la struttura… fosse anche quella di Dio, noi sbaglieremmo. Periché mai – insenga il vangelo – si deve essere preoccupati del nostro onore, della nostra “immagine” (dice qualcuno: che immagine diamo quando uno entra… ma tu preoccupati di quello che dici!), preoccupati di tenere alto l’onore, fosse anche quello di Dio (e ci sembra una cosa buona). Ricordate: hanno messo in croce Gesù non gli atei, i libertini, i ragazzi che fumano… ma quelli che volevano tenere alto l’onore e la reputazione del loro tempio! Questo era e sarà sempre così, ed è anche scomodo ricordarcelo!

Io sento odore e una preoccupazione eccessiva per questo tra noi. Lo dico ai ragazzi: neanche ti deve sfiorare il sospetto che ci tengo che tu ci sia perché così riempio la sala ed è bello essere in tanti e ci sembra che Dio sia contento! Per questo non c’è mezzo pane da dare che tu possa leggere come ricatto per la tua presenza. Guarda che bello il gesto di Gesù che dice: vuoi andartene anche tu? Perché nessuno sia sfiorato dal pensiero che la tua presenza faccia onore a lui.
Rileggetivi il dialogo del Grande Inquisitore….

Guardate che è scomodo scovare queste tentazioni tra noi e si prendono anche insulti a volte. Ma sono convinto sia il compito sacerdotale questo. Noi non abbiamo famiglia per proteggere questa gratuità del Vangelo che quando si dice genera sempre un po’ di risentimenti (perché ci sembrava tanto una cosa bella fatta in onore di Dio). Ma chi ha da contestare su questo lo dica a me. Sono qui apposta. Non faccia circolare tra di noi il pettegolezzo, risparmi le famiglie che hanno figlie e tante cose.
Io prego tanto che ogni prete, me compreso, abbia le spalle abbastanza grosse (visto che non ha famiglia) per poter sostenere la durezza che c’è nel svelare veramente ogni tentazione che abita tra noi.