II domenica di Quaresima

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Mi riconosco in alcuni tratti di questa donna e dei discepoli. Un po’ perché è sola al pozzo e capiamo presto che non si tratta solo di una solitudine occasionale. E’ sola come tanti di noi, magari con tanti mariti, tanti affetti, tante amicizie… eppure mai pienamente capiti, ascoltati. Uno dei mali più frequenti del nostro tempo.
Poi, ci sono due parole che mi identificano con questa donna. Qualcuno ha detto che oggi siamo tutti un po’ fragili e spavaldi. Non dico cattivi, malvagi o immorali… solamente un po’ più fragili e spavaldi.
Spavaldi come chi non ha bisogno di chiedere, “se tu conoscessi il dono di Dio… tu stessa gliene avresti chiesto...” dice Gesù alla donna. Come tanti di noi che fanno fatica a chiedere. “Ce la faccio da solo, senza gli altri e senza Dio” sembra un po’ lo slogan principale che circola oggi. Non ho bisogno della Chiesa, non ho bisogno di un Dio, non ho bisogno… Un po’ come questi discepoli che “spavaldi” non si accorgono che sono in un “campo non seminato da loro” e vivono una vita non in mano loro… spavaldi! Come in alcune classi di liceo dove hai l’impressione che ci sia una maschera di ferro davanti alla quale sembra sempre che tutto vada bene, mentre dietro si annidano drammi.
Al tempo stesso, dietro tutta questa falsa sicurezza, che non ha età, siamo un po’ più fragili. Fragili perché sappiamo di alimentarci a soddisfazioni che sono come acqua marcia: quello sfizio, quella fortuna, quella piccola gratificazione. Fragili come non mai nelle relazioni e negli affetti: un soffio e le famiglie come le amicizie si sfaldano… Fragili nel sopportare le fatiche dei figli, del lavoro… Come questa donna, profondamente assetata, profondamente stanca nel sopportare l’avanti e indietro che ogni giorno deve fare al pozzo.

Allora cosa cambia la vita? Cosa dà vero coraggio e ci toglie dal nostro orgoglio? Il fatto è che non basta un atto di volontà e dire: domani cambio. Non basta il “volli, volli, fortissimamente volli” di Alfieri che si fa legare alla sedia… Per noi, durerebbe troppo poco. Non basta neanche un evento eccezionale, magari in grado di dare una scossa. E non basta un “tempio” dove andare o qualche piccola sicurezza a basso prezzo… occorre incontrare Dio. Noi per questo siamo qui oggi. Ciascuno per sé ha la possibilità di farlo, di chiederlo, di domandare. Non occorre una mediazione, non occorre essere a posto e non occorre neanche essere “brave persone”. Io davvero non ho soluzioni o ricette, non ho stratagemmi a basso prezzo per la nostra sete. Capisco che la nostra fragilità e spavalderia non si curano con qualche rimedio psicoterapeutico o con qualche consiglio spirituale. Bisogna vedersela con Dio! Non c’è nulla nella vita fuori dallo Spirito di Cristo che sappia cambiarla davvero, perché o è questo incontro a farci sentire meno fragili e meno spavaldi, degni di domandare a Dio ciò che serve davvero, oppure andremo e torneremo cento volte in fondo sempre uguali al nostro pozzo della vita.

Diceva la grande poetessa americana Emily Dickinson

Udivo come non avessi orecchi. Ma una parola viva
fino a me venne dalla vita: compresi allora di udire.
Vedevo come se i miei occhi a un altro appartenessero, finché
venne qualcosa – e so che fu la luce, perché perfettamente li appagava.
Vivevo come se io non vi fossi, vi fosse solo il mio corpo,
finché una forza mi scoperse e rimise al suo posto la mia essenza.