Domenica della Palme

Is 52, 13-53,12; Sal 87; Eb 12,1b-3; Gv 11,55-12,11

Inizia la Settimana Santa e vorrei che oggi ci ponessimo la domanda: in questa Quaresima, quale consapevolezza abbiamo maturato della presenza di Dio tra noi? In queste settimane, Gesù Cristo è stato una persona viva e incontrata, un fatto accaduto, oppure è solamente un nome del passato? Cosa abbiamo vissuto realmente in questo tempo?

Non devo chiedermi se in questa Quaresima sono stato bravo a rispettare tutti i miei impegni, se sono stato all’altezza, ma se ho incontrato Gesù Cristo. Solo se ho maturato la consapevolezza di essere stato amato dal Signore, di averlo incontrato e di avere voglia di seguirlo, allora anche i miei fioretti sono serviti.

Il mondo ci presenta i fatti con una banalità inquietante. Il cambio di papa è stato presentato come si presenta il cambio di una moda o di uno stile: si parla del fatto che non si metta più i mocassini rossi e che non usi più una croce dorata. Sembra sia questo, ovvero il gossip, a fare la verità degli eventi vissuti!
Ma cosa diciamo noi? Cosa abbiamo vissuto realmente? Siamo spettatori di un vaticano che cambia look oppure di un uomo, Bergoglio, che ha una umanità straordinaria e un sorriso bellissimo che gli vengono dalla sua amicizia con Dio? Abbiamo vissuto uno show nuovo e più accattivante oppure il segno di un miracolo che ci ricorda che la Chiesa vive ancora di questi segni che spiazzano tutti (credenti e non)?

Il mondo ci presenza i dati di settimane di crisi di governo e di povertà come se si parlasse solo di numeri e di analisi di mercato. Ma cosa stiamo vivendo realmente? Anche qui, è solo il pendolo di un’altalena che alterna momenti di povertà con momenti di ricchezza, oppure il dramma di un capitalismo egoista che ha dimenticato il Vangelo e che quindi presenta necessariamente il conto? Assistiamo a uno spettacolo solo economico oppure scorgiamo le tracce di un mondo che, come racconta Luca, continua a “mangiare” i suoi piccoli su ordine di Erode. Il senso della storia è ancora il mio incontro con Dio, oppure sono solo una pedina in mano ai potenti del mondo?

Noi celebriamo ogni anno gli eventi della passione del Signore perché i nostri giorni tornino ad avere un senso, una direzione, uno “sfondo” più grande dove collocarsi, fino a collocarsi nel mistero e nella cura di Dio. Fino a poterci conformare con Gesù, a pensarla come lui, ad accorgerci di vivere nella sua stessa logica. Il dono di sé, il consumarsi nei giorni, i fatti che ci capitano, non sono l’ultima parola, ma il segno più grande dell’unica relazione che ci tiene in vita. Il mio essere uomo davvero è solamente copiare quel gesto di Gesù che si fa prendere da solo per proteggere i suoi dalla furia dei sacerdoti e dei farisei.

Dicevo a un ragazzo: tu lo sai che in questi anni ti abbiamo voluto bene, è per te una realtà innegabile questa! Ma hai capito cosa sia davvero questo fatto? Hai capito che questo bene è il segno per te di una amicizia più grande? Perché o per te diventa questo (ovvero il segno di una amicizia più grande) oppure –per quanto bello– resta un “non senso”. L’alternativa a Gesù Cristo è affidare il senso e il significato di ciò che viviamo “al mondo”, ovvero alla logica del gossip e del calcolo.

Ecco allora la bellezza del racconto di questo vangelo: ieri come oggi, la questione è quale coscienza abbiamo dei gesti che ci accadono. Ieri come oggi c’è un Giuda che nel gesto del profumo vede un inutile spreco, c’è una donna che lo compie come gesto d’amore, c’è Gesù che vede il segno di quello che gli sta per accadere.

Quanti fraintendimenti vedremo in questa settimana! La folla che lo acclama come liberatore politico, i discepoli che fanno domande assurde nell’ultima cena, che lo rinnegano… in fondo, questi sono tutti i nostri fraintendimenti che ci impediscono di affermare “Gesù Cristo” come il centro della mia vita, come il mio unico desiderio, come ciò che fa la verità di ciò che vivo davvero.